Marini in soccorso di D'Alema di Alberto Rapisarda

Marini in soccorso di D'Alema Marini in soccorso di D'Alema «Il partito unico non si può fare, fuga in avanti» IL CASO IL FUTURO DELL'ULIVO FROMA BANCO Marini non ha lasciato D'Alema da solo nel canyon a fronteggiare le orde dei Sioux che galoppano in tondo lanciando urla di guerra e brandendo i fucili. Come nei più classici copioni dei film western, l'amico che si era temporaneamente allontanato torna indietro pistola in pugno ad affrontare lo stesso destino del compagno in pericolo. E dice che l'idea di ripotenziare l'Ulivo, lanciata dal sindaco di Napoli, Bassolino (e gradita a Prodi, Veltroni ecc.), non va. «Non è proponibile. Non si può fare» il partito unico dell'Ulivo. «E poi, cosa significa costituente dell'Ulivo? - si chiede il segretario del partito popolare, con tono di sfida -. Ci sembra che dietro lo slogan, dietro la suggestione della formula ci sia il vuoto. Ci sia una semplice fuga in avanti rispetto ai problemi». Il vuoto. Questa è la parola chiave sulla quale si fonda la reazione di Marini, assieme a quella (più cauta) di D'Alema, alla offensiva degli ulivisti irrequieti. Quanti voti avete a livello nazionale, di cosa siete i leaders, di quale partito? Queste sono le domande che Marini vorrebbe porre ai pretendenti a posti di comando nell'Ulivo, che lui vede nei drappelli di politici che o non hanno più un partito (Walter Veltroni, concorrente alla segreteria del suo, sconfìtto da D'Alema), o non lo hanno, di fatto, mai avuto (Rutelli, Enzo Bianco). Discorso a parte per Bassolino, il meglio piazzato, che ora cerca di attenuare l'allarme provocato dalla sua sortita, assicurando che «ora faccio il sindaco e quando sarà finito il mio mandato, si vedrà». E così, Marini e D'Alema si co prono le spalle a vicenda in difesa dei due più importanti partiti della alleanza di centro-sinistra, Perché hanno gli identici problemi: difendersi da pretendenti alla successione che non hanno nulla da perdere e tutto da guadagnare dallo sgretolamento delle due or ganizzazioni storiche del consen so che loro guidano. Una battaglia difensiva dall'e sito incerto, visto il numero degli assediami. E all'orizzonte non si vede neanche una nuvoletta di polvere che preannunzi il provvidenziale arrivo «dei nostri». Sia D'Alema che Marini puntavano sulla distensione con gli oppositori del Polo per consolidare la lo ro posizione di cacciatori di consensi moderati nel centro-sini- stra. Ma dal Polo arrivano solo pistolettate, malgrado le ripetute offerte di dialogare. Anche in questo Marini si è schierato accanto a D'Alema, col discorso al consiglio nazionale del suo partito che si è tenuto ieri all'Eur. «Il comitato dei cinque saggi, proposto da D'Alema, ben venga per svelenire il clima politico» dice il segretario dei popolari. Quindi, Marini considera i saggi come «passo preliminare per l'indagine volta a chiarire il contesto storico e politico che ha au¬ mentato il malaffare nella vita pubblica». Aggiunge, però, un'ulteriore limitazione per evitare che la commissione finisca coll'indagare sui magistrati di «Mani pulite» (come, ormai, è l'evidente intenzione del Polo, visto quel che sta combinando Berlusconi). «La rottura che Berlusconi propone non è accettabile. Bisogna trovare una via di pacificazione. Ci sarà pure un modo per trovare una intesa minima e riprendere il confronto e il dialogo» spera Marini. In realtà lui e D'Alema rischiano di ritrovarsi impotenti contro la voglia di guerra di Berlusconi, così come lo sono contro l'euforia da guerriglia di Bertinotti. A me¬ no che non scoppino rivolte all'interno delle tribù più bellicose. In attesa dei soccorsi, che non si vedono, Franco Marini decide di prendere di petto Romano Prodi che alle Camere ha detto che i metodi della Prima Repubblica non avrebbero portato l'Italia in Europa. «Se è una autocritica che ci coinvolge tutti, ma proprio tutti (cioè, anche il Prodi ministro dell'Industria di Andreotti e poi presidente dell'Iri, ndr), va bene dice Marini -. Se, invece, vuole essere un giudizio storico sulla democrazia cristiana, è sbagliato». Dire che i rapporti sono tesi con Palazzo Chigi è dire poco. Walter Veltroni prova a stempe¬ rare le polemiche interne ai ds spiegando che «non abbiamo mai parlato di un nuovo partito (l'Ulivo), ma di un soggetto politico». Ma non si capisce bene quale sia la differenza. Intanto, non si sa se sarà messa ai voti o no la proposta di commissione di inchiesta sulla corruzione, chiesta dal Polo. Un gruppo ristretto dovrebbe decidere oggi se si trova una qualche minima intesa. Il Polo è intenzionato a chiedere la messa in votazione giovedì prossimo alla Camera. Nella speranza di far passare la proposta con i voti di parte dell'Ulivo (i socialisti). Alberto Rapisarda Il leader dei popolari «No alla rottura che vuole il Cavaliere Sì alla pacificazione»

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