Setacciate le casseforti di Berlusconi

Setacciate le casseforti di Berlusconi 1 Agenti della Dia hanno perquisito e sequestrato libri contabili nelle 22 società del Cavaliere Setacciate le casseforti di Berlusconi Palermo, i giudici sospettano il riciclaggio di denaro PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli 007 della Dia, la Direzione investigativa antimafia, hanno sequestrato la documentazione contabile delle 22 holding che compongono l'impero Fininvest. Hanno agito simultaneamente gli agenti Dia di Palermo e Milano. Immediata la reazione di Berlusconi per questa che come si è affrettato a dire è la 364" perquisizione contro il suo gruppo. E in una nota la Fininvest ha rilevato che «l'indagine sembra allo sbando in babà di un gruppo di informatori e "pentiti" disposti a tutto. Si assiste in questa situazione a un sequestro all'impazzata di documenti che, non essendo mai state compiute operazioni illecite o irregolari, non presentano la minima rilevanza penale». La Fininvest parla di «assurdità delle accuse che non spaventa i pm, prontissimi a organizzare blitz tanto eccitanti per i mass-media quanto inutili da un punto di vista pratico». E Carlo Bernasconi dichiara di aver appreso dalle agenzie di stampa e dai telegiornali «di essere indagato per reati infamanti». Un'indagine clamorosa, con risvolti a dir poco complessi. E' la procura della Repubblica di Palermo a portarla avanti da tempo con il procuratore Gian Carlo Caselli che intende accertare se la mafia, negli inizi degli Anni 80 e forse prima e dopo, abbia riciclato i miliardi frutto del traffico di droga all'ombra delle società di Berlusconi. Le perquisizioni sono state eseguite in forza di un decreto della procura della Repubblica che nel gergo tecnico è definito «prowedimento autoritativo». Un decreto emesso nonostante l'opposizione dei legali di Berlusconi, gli avvocati Ennio Amodio e Giuseppe De Luca, secondo i quali dovrebbe essere il Parlamento ad autorizzare le perquisizioni e a rendere possibile il sequestro dei documenti contabili. «Nelle holding è concentrato il patrimonio di Berlusconi - è la tesi dei legali - ed esso è protetto dalla tutela costituzionale accordata a tutti i cittadini investiti da funzioni parlamentari». Il decreto della procura sarà impugnato da Amodio e De Luca. E quando quindici giorni fa il pentito abruzzese della romana banda della Magliana Antonio Mancini in aula (in. tribunale al processo per mafia in corso a Palermo con imputato Marcello Dell'Utri) disse che Berlusconi negli Anni 80 riciclò soldi sporchi della mafia con il suo amico Dell'Utri e il faccendiere Flavio Carboni in alcune operazioni immobiliari in Sardegna, Berlusconi insorse con un «sono tutte calunnie». E qualcuno tra i suoi fedelissimi andò oltre, insinuando che il pentito parlasse «a comando» per dare fiato e sostegno alla richiesta della procura per il sequestro degli atti costitutivi, dei libri-soci e libri-giornale delle holding di Berlusconi. In procura della Repubblica ieri nessun commento. CaseUi e i suoi collaboratori hanno preferito far «parlare» le carte, cioè il decreto stesso. La procura vi giudica infondate le motivazioni addotte nella loro opposizione dai legali di Berlusconi, basate sulle prerogative parlamentari. La procura si richiama alla natura giuridica dei soggetti destinatari della richiesta «tutte società di capitali aventi personalità giuridica di diritto privato assolutamente distinta dalla personalità giuridica degli eventuali soci». E il decreto suffraga l'urgenza di accedere ai conti di Berlusconi «con indefettibili necessità di indagine» e precisa che «le esigenze processuali sono determinate dalla sussistenza di gravi indizi in ordine ai reati ascritti a Marcello Dell'Utri». Ed è proprio dalle inchieste della magistratura palermitana sull'ex presidente di Publitalia e ora parla¬ mentare azzurro, appunto Dell'Utri, che si è arrivati al clamoroso sviluppo di ieri. Filippo Alberto Rapisarda, il finanziere d'assalto più volte inquisito, da anni ormai accusatore di Dell'Utri, e non soltanto il pentito Mancini, ha parlato di Berlusconi come di un riciclatore. E se capitali mafiosi confluirono nel nascente impero berlusconiano in quegli anni ormai lontani la procura palermitana vuol saperlo insieme a tante altre cose che intende accertare anche su Dell'Utri e sull'imprenditore Carlo Bernasconi, il dirigente della società Rea, Rete Emittenti Associate. In particolare 20 miliardi, stando a quanto racconta da tempo Rapisarda, sarebbero stati chiesti nel 1980 da Dell'Utri al capo della mafia di Palermo Stefano Boutade e al cognato di questo Mimmo Teresi per l'acquisto di film da far trasmettere nel nascente circuito televisivo berlusconiano. Teresi scomparve, vittima della lupara bianca, poco dopo l'uccisione di Bontade con numerose sventagliate di mitra davanti alla sua lussuosa villa. Bontade proprio quel giorno, il 23 aprile 1981, compiva 40 anni. Fu Totò Riina a volerlo morto per impadronirsi una volta per tutte di Palermo. E capitali illeciti, secondo la procura, confluirono in quantità ingenti specialmente nelle società collegate a Reteitalia Spa. L'attenzione della procura è rivolta non soltanto alle operazioni economiche riscontrabili nei documenti contabili, ma pure ai passaggi azionari. L'accusa parla di un «vorticoso giro» di azioni della Trinacria tv passate di mano sin dal 16 dicembre 1983 attraverso la Par.Ma.Fid. ad alcune holding di Berlusconi e infine acquisite daSa srl «Rete 10». Antonio Ravidà La Fininvest: un'indagine allo sbando In balia di un gruppo di pentiti e di informatori disposti a tutto La difesa: l'operazione doveva essere autorizzata dal Parlamento Toccato il patrimonio di un deputato GRUPPO FININVEST FININVEST SPA Altre \ Società Attivitàl Portecipote Medlolanum Spa (37^2^ Banca, Assicuralo^ e Prodotti Finente FindlmltcHa IP™1 Banco Medìolaaum 1 '■ÈMME «ed. 6est fondi | W 1 Nelle foto a destra nel grafico i figli di Silvio Berlusconi Marina e Piersilvio Nella foto qui sotto il procuratore della Repubblica di Palermo Giancarlo Caselli

Luoghi citati: Milano, Palermo, Sardegna