«Ci sono meno carabinieri» di Angelo Conti

«Ci sono meno carabinieri» «Ci sono meno carabinieri» «Sono stati dirottati in Puglia e Sicilia» TORINO. «Più poliziotti e più carabinieri di prima». Era stata la promessa dei politici, nei giorni del dopo-Ostensione, quando la forza che aveva controllato la città per quasi due mesi aveva iniziato a ritirarsi, per tornare ai reparti. Era una bugia: oggi nella Torino degli squatter e delle sparatone notturne c'è meno forza pubblica di ieri. Mancano cifre ufficiali, ma i carabinieri della Regione Piemonte sarebbero almeno cinquecento in meno, rispetto al medesimo periodo dello scorso. Il generale di brigata Franco Romano non conferma e non smentisce, però non nega che la sua forza debba far fronte anche alla necessità di altre regioni: «Ho miei carabinieri in Puglia e in Sicilia, dove sono impagliati per il controlli degli sbarchi dei clandestini. E ne ho anche in Campania, con compiti di ordine pubblico». Quindi meno carabinieri, proprio nel momento di maggior necessità? «Stiamo attraversando un momento difficile, e la forza non basta. Una volta, nemmeno tanto tempo fa, bastava la vista di una divisa per scoraggiare là delinquenza. Oggi occorrono mezzi, uomini, determinazione per ottenere gli stessi risultati». Perché questa Crisi a Torino? Perchè là violenza albanese, perchè le insofferenze degli squatter? «Il Piemonte, e soprattutto Torino, sono aree sensibili a determinati fenomeni. Il piemontese non accetta, per questioni legate alla mentalità ed alla educazione, talune situazioni che sono invece tollerate da altri. In più, in questi ultimi anni, -la regione deve fare i conti con un tasso di disoccupazione a cui non è abituata». Sale la richiesta di sicurezza. «Legittima. Ci sono frange del nostro territorio dove la legalità non esiste più, zone della città dove non tutti si possono avventurare, aree di servizio lungo le autostrade controllate dagli extracomunitari. Registriamo persino sparatorie in aree tradizionalmente tranquillissime, come il Cuneese. Nelle valli alpine ci sono frequenti razzie. Chi era abituato a lasciare la porta di casa aperta, ora la deve chiudere a chiave ed anche sprangare». E l'emergenza squatter? «E' una situazione con tanti rsponsabili. A Torino ci sono 14 centri sociali, 20 in tutto il Piemonte. Troppi per poterli controllare bene. Gli squatter sono poi abilissimi a colpire in tempi e circostanze inattese. Con loro la normale prevenzione non serve». In generale, quale può essere un primo passo per contrastare la violenza in tutte le sue forme? «Si potrebbe cominciare dall'accertamento rigido delle residenze. E' inaccettabile che in un certo stabile di corso Giulio Cesare abbiano la residenza centinaia di extracomunitari, molti pregiudicati, che invece delinquono in tutta Italia. Qui i comuni devono darci una mano, accertare con più rigore chi c'è e chi non c è. Altrimenti avremo sempre una quota importante di persone che, di fatto, vivono in stato di assoluta irreperibilità, pur risultando apparentemente regolari». Angelo Conti In città mancano cinquecento uomini Il generale Romano «Servono più mezzi e determinazione» Carabinieri controllano un gruppo di clandestini albanesi

Persone citate: Franco Romano