Ruppi: sì alla linea dura

Ruppi: sì alla linea dura Ruppi: sì alla linea dura FERMATE l'emergenza che non finisce mai, fermate i gommoni». Monsignor Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo di Lecce, invoca l'intervento del governo e della comunità internazionale per costringere le autorità albanesi a bloccare l'esodo dalle proprie coste. «La Chiesa e i volontari non possono farcela» dice «e le forze di polizia sono stremate». Poi suggerisce al governo di minacciare la sospensione degli aiuti se l'Albania non dovesse impedire la partenza di centinaia di clandestini ogni giorno. Monsignore, la linea dura è indispensàbile? «E' necessario che l'Albania blocchi in partenza i gommoni che portano in Italia centinaia di profughi. E' difficile per le forze dell'ordine bloccarli. Si rischia l'incolumità delle persone. Non si può sparare certo sulle imbarcazioni. E' necessario che il governo di Tirana prenda un impegno chiaro, preciso». Questo lei lo dice da anni. I clandestini però sono sempre qui. «Se Tirana non è in condizione di fermare l'esodo dalle proprie coste, allora chieda l'aiuto operativo al governo italiano. Poiché il nostro governo e le nostre forze di polizia non possono intervenire in un territorio straniero, l'Albania chieda aiuto alle nazioni affinché si stronchi questo traffico clandestino. In Puglia arrivano 300 profughi al giorno. E' come se approdasse nel Salente una nave ogni 45 giorni». A Lampedusa non va meglio. «Ma qui da noi la situazione è an- cora più drammatica. Gli arrivi si stanno intensificando perché c'è l'emergenza del Kossovo. Le forze di polizia compiono atti di eroismo. Garantiscono 24 ore di lavoro al giorno. L'unico centro di accoglienza è il Regina Paris, gestito dalla Chiesa. Con gli ultimi arrivi, i profughi sono saliti a 200. Una convenzione con il rninistero dell'Interno ci garantisce un sostegno finanziario, con una diaria di 30 mila lire al giorno per ciascun immigrato. La carità della gente ri permette di andare avanti. Ma tutto questo non basta. Ci vuole un intervento risolutivo per stroncare l'ignobile traffico di clandestini, fermare gli scafisti: lucrano milioni al giorno sulla pelle di povera gente che rischia la vita per arrivare in questa specie di America. I clandestini vogliono soprattutto lavoro, ma, qui non ce n'è neppure per gli italiani. Si illudono. Ma in Albania hanno mille volte meno di ciò che abbiamo noi». Come conciliare il rigore, fermando i clandestini, e aiutare per esempio i curdi e gli albanesi del Kossovo? «Sono due cose diverse, l'accoglienza è un dovere degù Stati e della Chiesa. Ma insieme all'accoglienza ci vuole la legalità. La solidarietà non esclude al legalità. Dobbiamo aiutare i profughi, ma devono arrivare legalmente. La legge prevede le quote. Non può venire chi vuole, altrimenti arriva di tutto, droga, malaffare e prostituzione». Se la sente di dare un consiglio alle autorità italiane? «Io direi al governo di Tirana: o voi vi mettete in regola oppure tutti gli aiuti che il governo italiano vi sta dando non possiamo più garantirveli. Bisognerebbe essere più energici. Ma non solo. Ormai è indispensabile coinvolgere in questa vicenda l'Unione Europea. Perché questo non è solo un problema dell'Albania o dell'Italia. E' un problema internazionale. Sono convinto che l'Albania vada aiutata ancora di più, ma a queste condizioni». Crede che anche gli investimenti imprenditoriali in Albania siano ancora un valido aiuto? «Dobbiamo aiutare questa nazione. Aiutarla a crescere chiedendole però di entrare nella legalità. Abbiamo un dovere cristiano e internazionale, ma dobbiamo reprimere questo traffico squallido. Dopotutto, se la polizia albanese vuole può sequestrare i gommoni». SandroTaraaitino ££ La polizia estremata E l'Albania chieda aiuto a tutti gli altri Paesi mm

Persone citate: Francesco Ruppi, Regina Paris