Muore in acqua il sogno di 8 clandestini

Muore in acqua il sogno di 8 clandestini Dramma a Pantelleria, gli africani erano stati costretti a tuffarsi dal capitano della nave Muore in acqua il sogno di 8 clandestini Annegati mentre cercano di raggiungere la riva PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Altri otto morti, tutti ragazzi della Sierra Leone, fra i 19 e i 25 anni: una nuova tragedia colora di sangue le ondate di clandestini che sbarcano in Sicilia. Ieri pomeriggio, a pochi metri dalla scogliera di contrada Nicà nell'isola di Pantelleria, gli otto clandestini non ce l'hanno fatta più a nuotare e sono annegati. I traghettatori li avevano spinti a tuffarsi a 500 metri dalla costa, in modo da accelerare le operazioni di sbarco degli altri che rimanevano a bordo. Sorte migliore hanno avuto i 45 che erano stati traghettati con loro, compresi due donne e tre bambini, per lo più tunisini e marocchini, che adesso sono ospitati nel centro di prima accoglienza nella caserma «Barone» dell'esercito. Tre di loro sono stati ricoverati d'urgenza nell'ospedale Nagar: erano disidratati e denutriti e con sintomi di asfissia da annegamento. Li stanno curando con fleboclisi a base di complessi vitaminici. Impietosito dal triste spettacolo, il sindaco Alberto Di Marzo è insorto: «I traghettatori dovrebbero essere accusati di strage. Viviamo in un perenne stato d'angoscia, vedendo morire questa gente sotto i nostri occhi». Già due anni fa, il 6 agosto, proprio in questa zona annegarono sei clandestini, sempre in vista di Nicà, dove si agitano forti correnti marine. E quel giorno (uno dei sei clandestini era cieco) vi furono anche quattro feriti gravi nell'urto dell'imbarcazione contro le rocce della costa. I superstiti furono 32. «E' ora di discutere sulle sanzioni da imporre alla Tunisia afferma il sindaco di Pantelleria -: visto che, oltretutto, i conducenti dei barconi violano ogni norma internazionale sulla sicurezza». Senza scrupoli, interessati soltanto a intascare da uno a due milioni di lire per cia- scun passeggero trasportato quasi sempre in condizioni inumane su vecchie carrette, gli uni sugli altri, senza cibo né acqua e sotto il sole che brucia o con la pioggia o il vento, i traghettatori sono ossessionati dalla possibilità di essere fermati, arrestati e di vedersi sequestrare il loro battello. Così, ogni volta vogliono sbrigarsi al massimo e cercano di convincere almeno i più giovani a tuffarsi: in questo modo han- no meno persone da far sbarcare e, quindi, riducono i tempi per poter fare dietrofront prima possibile, ripercorcorrendo il Canale di Sicilia, la prua puntata verso Sud-Ovest. Negli affannati resoconti dei superstiti c'è tutto il dramma di questi disperati viaggi degli immigrati, che in Italia sognano un lavoro che in patria non hanno. Gli abiti appesantiti dall'acqua, gli otto sono finiti nel vortice delle correnti. Uno si è sfracella- to sulla scogliera, gli altri sette sono scomparsi, rapidamente inghiottiti dai flutti. Cinque ore dopo la tragedia, i subacquei dei carabinieri e dei vigili del fuoco hanno ripescati i loro corpi in un fondale profondo circa tre. I cadaveri erano sparsi nel raggio di mezzo chilometro e quasi tutti erano vicinissimi alla riva che non sono mai riusciti a raggiungere, a non più di cinque-sei metri. Grande l'impressione nell'iso¬ la: molti turisti e villeggianti si sono affollati davanti all'ospedale e al cimitero, mentre il barcone «NA3914», è stato trainato nel porto di Scauri, nel versante occidentale di Pantelleria. I due uomini dell'equipaggio sono stati fermati e oggi quasi certamente scatterà l'incriminazione per la morte degli otto disperati. Sono incessanti, intanto, gli sbarchi a Lampedusa, l'altra isola siciliana nel Canale di Sicilia: ieri mattina, 75 clandestini sono stati rastrellati, proprio mentre il presidente della Regione, Giuseppe Drago, stava compiendo un sopralluogo. Altri 130 sono stati scortati in serata da due vedette della guardia costiera, che hanno intercettato al largo dell'isola le motobarche che li trasportavano. Il ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano, ha rivolto «un invito pressante alle autorità tunisine e marocchine» per combattere l'immigrazione clandestina: «Contiamo molto su accordi con i Paesi di provenienza per poter arginare e sconfiggere il fenomeno dell'immigrazione clandestina: le leggi, altrimenti, pur rigide, servono a poco». Napolitano ha poi sottolineato che «il governo sta attuando con decisione le nuove norme: respingimento immediato di coloro che vengono intercettati all'arrivo e, se necessario, espulsioni secondo le nuove procedure (trattenimento in centri di permanenza vigilata per un massimo di 20 o 30 giorni)». Antonio Ravidà Arrivavano dalla Sierra Leone Salvi i quarantacinque tunisini e marocchini che erano sulla barca Appello di Napolitano «E' fondamentale la collaborazione coi Paesi di provenienza» S!C!liA KILIBIA TWUi TUNISÌA % . • PANTELLERIA 551 MALTA TTUndi aprecdaMa Un gruppo di clandestini appena recuperati dalla Marina

Persone citate: Alberto Di Marzo, Antonio Ravidà, Giorgio Napolitano, Giuseppe Drago, Napolitano