«Metà degli ospedali da pensionare»

«Metà degli ospedali da pensionare» Lo studio condotto dall'ex ministro della Sanità Elio Guzzanti: il degrado è destinato ad aumentare «Metà degli ospedali da pensionare» Un rapporto lancia l'allarme su strutture e macchinari ROMA. Se stiamo male, andiamo indietro di settant'anni. Il mondo avanza, gli ospedali italiani no. Basterebbe confrontare i dati all'anagrafe. Il Policlinico Umberto I e il Celio di Roma sono stati costruiti alla fine del secolo scorso. Il San Camillo e le Molinette di Torino negli Anni Trenta. Il San Matteo di Pavia nel '32. Il Niguarda di Milano nel '39. Sono strutture antiquate, spazi a volte angusti, macchinari al di là di ogni ragionevole soglia di efficienza. E poi, dice bene Elio Guzzanti: «Purtroppo, questi decenni rappresentano anni luce, tanti sono gli sviluppi della tecnica in questo lasso di tempo». Ospedali vecchi, macchinari superati. E pochi soldi in cassa. Anche per questo è una tragedia ammalarsi. A fotografare questa realtà giurassica è un rapporto dell'ex ministro della Sanità Elio Guzzanti, oggi direttore dell'Agen¬ zia per i servizi regionali sanitari, che dimostra, come nonostante gli sforzi finanziari, il degrado sia destinato ad aumentare. E a scorrere numeri, dati, situazioni, è difficile trovare un appiglio qualsiasi cui aggrapparsi. Il rapporto, confessa il professor Guzzanti, «è costato qualche mese di lavoro». Le condizioni generali della nostra Sanità sono espresse da questo quadro sconfortante: l'età media degli ospedali italiani è quella della pensione, visto che il 57 per cento delle strutture ha superato i settant'anni di vita, con punte di 110-140 in Umbria e Lazio. «Il tessuto complessivo è datato e impossibile da portare a livelli accettabili». Il fatto è che «questa età media», spiega ancora Guzzanti, «è tenuta bassa soprattutto dal Sud, perché la Cassa del Mezzogiorno ha creato strutture laddove non ce n'erano». Non sono però, questi noscomi, grandi esempi di efficienza e di modernismo. Inoltre, quando saranno esauriti i 22rnila miliardi a disposizione del governo per ristrutturare la rete ospedaliera, su 260mila posti letto complessivi, saranno 50mila quellin efficienti, 90mila ristrutturati, e almeno 11 Ornila quelli che non avranno ricevuto neanche un quattrino. Che fare, a questo punto? Sostiene Guzzanti che «su questa situazione bisogna operare con giudizio, garantendo soprattutto sicurezza. Non sarà facile invertire la tendenza, offrire in tempi brevi comfort, privacy, condizioni di benessere a strutture ospedaliere che avranno forti impedimenti a stare al passo». Non molto migliore è la situazione degli ospedali in via di realizzazione, destinati a nascere già vecchi, concepiti come i loro nonni, scarsamente innovativi sia dal punto di vista della struttura, sia da quello dell'organizzazione e delle tecnologie. Del resto, par di capire, i costi per i nuovi ospedali sono esorbitanti e le risorse pubbliche non bastano. Il costo di un posto letto è superiore ai 300 milioni di lire. In Francia è attorno ai 350 milioni, e al nuovissimo Georges Pompidou (857 letti) tocca i 690 milioni. Guzzanti porpone almeno 3 soluzioni: fare come in Francia, dove con una legge del '96 strutture pubbliche e private possono collaborare; oppure come in Inghilterra, dove l'immissione del capitale privato ha rilanciato la sanità, il cosiddetto «private finance iniziative»: una specie di patto fra il pubblico e il privato, che costruisce e gestisce alcuni servizi di supporto generali e alberghieri. Oppure, ancora, arrivare a una riduzione del numero di posti letto, utilizzando soprattutto il day hospital e l'attività chirurgica da effettuare nell'arco di ventiquattr'ore: e questo da solo può portare a una riduzione di 15-20mila unità. Una soluzione, quest'ultima, studiata proprio dalle Molinette di Torino. Conclusioni: «Io non sono Eessimista», dice Guzzanti. «Io o posto sul tappeto il problema, indicando opzioni e soluzioni. Ho tentato di indicare e proporre. Il dato di fatto, prur toppo, non mi sembra molto controvertibile». [r. cri.] Elio Guzzanti, medico ed ex ministro della Sanità