Addio scambi in culla grazie al Dna di Gian Antonio Orighi

Addio scambi in culla grazie al Dna In Spagna Addio scambi in culla grazie al Dna n e i a ] MADRID. Dal prossimo ottobre, per la prima volta in Europa e con una spesa di solo 500 lire, le mamme basco-spagnole che partoriranno in ospedale non soffriranno più l'ancestrale timore di ritrovarsi tra le braccia un bebé scambiato accidentalmente con il loro. Il servizio sanitario regionale pubblico «Osakidetza», ottemperando una risoluzione approvata dal Parlamento di Vitoria nel febbraio scorso, identificherà, nei suoi sette nosocomi, il Dna dei piccini appena venuti al mondo. Con una goccia di sangue del cordone ombelicale. Il test genetico, con una affidabilità del 100 per cento se effettuato nelle prime 24 ore di vita del bebé, sarà effettuato nella stessa sala parto, alla presenza della partoriente prima che venga portata nella cameretta della Maternità. La goccia di sangue sarà incollata con uno speciale filtro adesivo alla cartella clinica del neonato. Poi sarà ricoperta, chiusa con un adesivo trasparente e firmata. Naturalmente, è necessaria la previa autorizzazione dei genitori. Il sangue ombelicale sarà conservato per tre anni nell'ospeda le e, per evitare che l'informazio ne genetica venga utilizzata per altri fini e per garantirne la pri vacy, sarà custodito in un archi vio ad hoc. L'unica precauzione è che il test non venga esposto ai raggi solari, che alterano il Dna. «In caso di dubbio dei genitori, basterà comparare il Dna archiviato con quello del bebé per avere l'assoluta sicurezza scientifica sull'identità del piccolo spiega l'assessore sanitario regionale Azcuna -. Conserveremo il sangue ombelicale solo per tre anni, visto che con questo sistema non è più necessario aspettare cinque o dieci anni per accorgersi che il proprio figlio è di un'altra». L'innovativo test genetico, sperimentato per un anno nell'ospedale di Cruces (Bilbao) su 3200 bebé, è stato ideato dal professor Justino Ro.dr'iguez Alarc'on. Solo tre genitori si sono opposti alla prova del Dna, un rifiuto che «Osakidezka» attribuisce alla mancanza di informazione ed al bassissimo livello culturale di mamma e papà. Il costo stimato per le casse basco-spagnole, in una regione in cui nascono 13 mila bambini all'anno, è di appena 7,2 milioni di b're. E non succederà più, come l'anno scorso avvenne nel nosocomio di Mendaro, che una mamma si porti a casa, per errore dei sanitari, il figlio di un'altra partoriente (il caso venne risolto con l'esame genetico del sangue dei quattro genitori e dei due bebé ma lo choc per le madri fu incancellabile). Nel resto della Spagna è obbligatorio, oltre alla consueta fascetta con i dati anagrafici del piccolo al polso, anche l'impronta di un piedino. Ma questo sistema non è affidabile come il test genetico e può, come già successo, causare indesiderabilissimi scambi. In Catalogna stanno studiando di adottare la tecnica basca registrando il Dna all'anagrafe. Gian Antonio Orighi

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