Guerra aperta in Kosovo

Guerra aperta in Kosovo E a Tirana il governo e l'opposizione chiedono insieme l'intervento armato della Nato Guerra aperta in Kosovo i/ Senato Usa: Milosevic criminale ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Mentre i combattimenti tra le truppe di Belgrado e l'esercito di liberazione del Kosovo si allargano in tutta la regione, il Senato americano ha proclamato ieri il Presidente jugoslavo Slobodan Milosevic criminale di guerra. In una risoluzione votata all'unanimità, ma che non impegna il governo, i senatori americani chiedono alla Casa Bianca di fare il possibile per portare Milosevic di fronte al Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini di guerra in ex Jugoslavia. D. leader serbo dev'essere processato per crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio, afferma il Senato, che invita il governo di Washington a fornire alla corte tutte le prove che esistono contro Milosevic, considerato il principale responsabile della guerra in ex Jugoslavia e dell'attuale conflitto del Kosovo. «E' lui la causa del problema», ha confermato il supermediatore Richard Hobrooke, neoeletto ambasciatore Usa presso l'Onu. Intanto le truppe di Milosevic hanno lanciato una violenta controffensiva contro i guerriglieri dell'Uck. Per il terzo giorno di seguito si combatte nella zona di Orahovac, la città del Kosovo sud-occidentale controllata dai separatisti albanesi. Le forze della polizia e dell'esercito jugoslavo avrebbero riconquistato alcuni villaggi alle porte di Orahovac e una parte della città stessa. Da ieri mattina l'artiglieria pesante serba martella senza tregua il paese di Drenovci. Ci sarebbero morti e feriti. Testimoni oculari parlano di massacri della popolazione civile, ma le notizie non sono state confermate dalle fonti ufficiali albanesi a Pristina. Da parte loro le autorità militari di Belgrado hanno annunciato che le guardie di confine jugoslave hanno impedito ad alcune centinaia di uomini armati e vestiti con le uniformi dell'Uck di entrare illegalmente nel Paese dalla vicina Albania. Tre gruppi, di circa 300 guerriglieri ognuno, sono stati bloccati nelle vicinanze di Decani. Almeno 30 albanesi sarebbero stati uccisi negli scontri; ma le agenzie di stampa occidentali parlano di 90 morti. Le autorità di Tirana hanno accusato Belgrado di aver violato l'integrità territoriale e la sovranità dell'Albania. Durante la battaglia lungo il confine alcune granate sono infatti cadute in territorio albanese. «Saremo pronti a rispondere ad ogni minaccia» ha dichiarato il primo ministro albanese, Patos Nano, richiedendo alla comunità internazionale di fermare l'aggressione delle truppe jugoslave contro la popolazione albanese del Kosovo. Il ministro degli Esteri di Tirana, Paskal Milo, ha detto senza esitazioni che «ormai la guerra è iniziata» ed anche lui ha chiesto «azioni radicali perché le ultime vicende hanno dimostrato ancora una volta l'accademismo della politica che viene chiama diplomazia preventiva». Toni duri anche dal presidente del parlamento, il socialdemocratico Skender Gjinushi: «L'unico modo per realizzare la pace - ha dichiarato - ormai è l'intervento multare, il solo che può costringere le due parti a sedere al tavolo delle trattative». Il repubblicano Fatmir Merliu (all'opposizione) ha aggiunto che «l'ultima opzione rimasta è l'immediato intervento della Nato nel Kosovo». Ieri un centinaio di profuglù kosovari sono riusciti a raggiungere Tropoje, nell'Albania settentrionale. Quasi tutti sono rimasti feriti dopo essere entrati in un campo di mine dell'esercito jugoslavo; una ventina di loro hanno ferite da arma da fuoco. «L'Uck vuole unificare tutti i territori albanesi del Kosovo, della Macedonia e del Montenegro», ha dichiarato il portavoce dell'esercito di liberazione del Kosovo, Jakup Krasniqi, in un'intervista alla televisione tedesca. «Questo si può realizzare soltanto con la costituzione di uno Stato indipendente» ha detto Krasniqi, aggiungendo che l'Uck ha fondato un braccio politico che verrà presentato tra breve con una dichiarazione di principi. Ingrìd Badili-ina Almeno 30 albanesi uccisi negli scontri Denunciati massacri tra la popolazione j Soldati serbi rastrellano armi prese agli albanesi nel Kosovo. A sinistra, Milosevic