Fausto abbraccia Sciavi «Sono io il tuo Dylan Dog»

Fausto abbraccia Sciavi «Sono io il tuo Dylan Dog» IL CASO POLITICA E COSTUME Fausto abbraccia Sciavi «Sono io il tuo Dylan Dog» MILANO. Davanti allo sguardo goloso di Fausto Bertinotti, d'improvviso, appare tra le zanzare. Applauso. Bombardamento di flash: «Tiziano!» «Guarda qua!». «Fermo così!». Voraci i fotografi incamerano la sua faccia sconosciuta. Eccolo qua il mitico Tiziano Sciavi, scrittore di culto, autore di «Dylan Dog», e di una sua personalissima biografia declinata in perpetua sparizione. Si siede. E' a disagio: «Volevo ringraziarvi dell'invito, io di solito non accetto». Ma: «Non potevo dire di no a Bertinotti. Ci lega una amicizia di pelle...». E poi: «A me non piace parlare in pubblico. Divento afasico. Sudo, balbetto. Un disastro». Applauso. Tutti se lo rimirano. Faccia liscia. Bel sorriso, occhi chiari, capelli corti. Abbigliamento del tutto fuori stagione: pantaloni pesanti, camicione, sahariana, Clark beige ai piedi con stringhe rosse. Perché rosse? Quando il grande Carlo Lucarelli (coordinatore dell'incontro qui alla festa di Ritondazione comunista) gliene chiederà ragione, lui dirà: «Me lo domandano spesso. Non lo so. Di solito rispondo: 'e stringa rossa la trionferà'». Fausto Bertinotti, appeso al suo toscanello spento, lo guarda facendo danzare il sorriso. Un po' di mesi fa dichiarò: «Per me Sciavi è uno dei pochi scrittori che portano dentro il segno dei tempi». In una successiva occasione: «Se c'è uno scrittore che io consiglio è Tiziano Sciavi». E poi ancora: «Mi piacerebbe essere come Dylan Dog, il magnifico personaggio di Tiziano Sciavi». Stavolta lo accoglie così: «Prima di tutto un ringraziamento affettuosissimo per essere qui... Io lo ammiro - dice il segretario davanti a non meno di 300 persone accalcate perché il suo codice è il nostro tempo. E' un testimone, sa coniugare l'implacabilità di chi ha visto l'orrore, con la tenerezza di chi non ha perso le speranze della rivolta». Scalvi resta amichevolmente imperturbabile. Ascolta chi snocciala i suoi primati: le 350 mila copie mensili di «Dylan Dog», il successo dei libri («Celiamone Dellamore», «L'etichetta delle camicie», «Non è successo niente») l'eccellenza della sua riservatezza in un mondo dove «tutti sgomitano per apparire», la sua «genialità di genio». Parla pacato, smorza le iperboli: «La parola genio la lascerei perdere...». Dice: «Non è che faccio fatica a essere riserva to... La verità è che non mi piace uscire di casa, quando sono sul pianerottolo sento già la no stalgia. Non mi piace viaggiare. Non prendo un treno da trent'anni. Non leggo i giornali, non guardo la tv. Sono fatto così e basta». Dice cose di molto buon senso: «Non chiedetemi il significato di quello che scrivo. Mi viene così. Non scrivo per pia cere al pubblico. Ho in mente un lettore e ho in mente le cose che piacciono a me. Non sono uno scrittore horror, non sono come qualcuno dice lo Stephen King italiano, anche perché non ho ancora chiamato Stephen King per chiedergli se si sente il Tiziano Sciavi americano». Dice (pure) di non occuparsi di politica. Di avere ammirato Berlinguer. Di detestare Berlu sconi. Di pensare «che dietro a ogni grande ricchezza, ci sia sempre un grande crimine». Si riconosce «uomo di sinistra» perché «gli ideali sono lì» e a destra «non c'è proprio niente» Ride parlando degli intellettua li: «Mi sembra che abbiano po co da dire, ma lo dicono moltis simo». A fine chiacchierata, ac cetta strette di mano, altre foto, distribuisce dediche. E stavolta sorride, anche se è già pronto a sparire dentro alla sua ombra Ir. m.] Prima uscita pubblica dello scrittore alla festa del prc «Sono di sinistra e vivo nell'ombra» A sinistra Dytan Dog il personaggio inventato da Sciavi (nella foto qui sopra)

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