«Sarà solo fiducia critica» di Antonella Rampino

«Sarà solo fiducia critica» Mondazione: all'assemblea dei delegati prevale la linea del leader, ma nascono tre «correnti» «Sarà solo fiducia critica» Bertinotti: scontro rinviato all'autunno ROMA. O Rifondazione, o Regressione comunista. Lo dice alla fine Fausto Bertinotti, poco prima dell'applauso, poco prima del voto che sancirà la fiducia critica del partito al governo Prodi, con 39 contrari, qualche astenuto, ma non si capisce bene quanti dei 330 delegati siano presenti. Lo dice abbracciando, in maniche di camicia azzurra, il podio dell'Ergife. Doveva essere il Comitato politico della conta interna, è stata l'assemblea in cui lo stesso segretario ha riconosciuto che «esistono almeno 3 alternative» dentro il partito. Alternative: così lui chiama le correnti che stanno nascendo dentro il piccolo partito comunista italiano. Un partito che è nato come Rifondazione comunista e che, dice il segretario, rischia di diventare «regressione comunista» se non si pone, ma sul serio, il problema di cosa sia fare opposizione, e del «chi siamo?». Perché quanto al «che fare?», domanda di antico lignaggio nella storia dei marxisti, quello è già deciso: Bertinotti prima illustra i risultati che al governo ha strappato la sua segreteria, poi nella conclusione spiega che «staremmo peggio se scegliessimo oggi la rottura, ma staremo peggio se scegliessimo domani una propensione migliorista». Ovvero, ribadisce che l'opposizione è nel Dna del partito. Ersilia Salvato gli rimprovererà, poi, che quella che lui chiama «fiducia critica» è solo un modo di chiamare diversamente quella che nella Prima Repubblica era «fiducia balneare», Marco Rizzo stigmatizzerà «l'inutile dibattito sugli aggettivi, che rischia di farci cadere nella trappola tesa da Prodi chiedendo la fiducia piena» perché, dice, «il vero problema per noi è mettere a valore i risultati seppur parziali che abbiamo raggiunto». E, mentre Cossutta tace, Diliberto punta il dito: è dal ruolo che Rifondazione può giocare nella maggioranza che dipende il «chi siamo?», la natura e l'identità della Rifondazione che si va costruendo. Dunque, la fiducia sia pur critica al governo Prodi è assicurata. Ma se questo risultato è scontato, non così la vita del governo fino al termine della legislatura. E il perché Bertinotti l'ha spiegato con chiarezza, sia pure tra le righe del suo linguaggio analitico: «Resta all'ordine del giorno che o c'è una svolta, o si va alla l'ottura. Daremo al governo fiducia critica proprio per cercare di realizzare poi quello che oggi non c'è». E se la legge sulle 35 ore «si può realizzare rapidamente», se c'è stato «un riconoscimento a Rifondazione nella politica economica, ovvero l'ammissione che la crescita da sola non porta aumento dell'occupazione», se «ci sono stati passi avanti sul terreno delle agenzie», restano inaccettabili le 500-600 mila lire al mese che offre il governo per chi è occupato nei lavori socialmente utili. Dunque, non bastano i pur riconosciuti «passi avanti nelle spese delle infrastrutture nel Mezzogiorno», né la carbon tax, né la pur apprezzatissima legge sulle rappresentanze sindacali: «Sono solo tessere di un mosaico che non è completo». Soprattutto, «siamo su un treno che punta verso destra, e mentre le destre prendono di mira il principio di legalità». Un treno che, invece, Rifondazione vorrebbe veder arrivare a una stazione di sinistra. Per ora, «non ci sono elementi per la fiducia piena». Ma, avverte il segretario e su questo riceve conferma al proprio mandato, da quel treno non si può scendere adesso, a metà corsa: «Un appuntamento di bilancio, la finanziaria d'autunno, non è cosa ordinaria, non è irrilevante quanti soldi si mettono sulla sanità, quanti sulla scuola, quanti sul Mezzogiorno; non è irrilevante quando e a quanto saranno assunti i lavoratori socialmente utili». Noi, dice orgogliosamente, siamo «un partito paziente», risponde alla Salvato che l'accusava di «essere prigio- niero della cultura dell'interdizione». Ma, avverte Bertinotti, «non è adesso il tempo conclusivo della partita». Ed è un po' come se dicesse: la partita si chiude in autunno. Ma allora, se davvero nel Dna di Rifondazione c'è l'opposizione, si dovrebbe vedere in una grande mobilitazione di massa, chiede Bertinotti. Già, ma quella del 10 luglio scorso è fallita, gli ricorda dal podio il responsàbile dell'organizzazione. Antonella Rampino «0 c'è una svolta, o si va alla rottura» Ma la minoranza vota contro il segretario Il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti

Luoghi citati: Roma