«Sono stato io a stuprare la bambina»

«Sono stato io a stuprare la bambina» Bergamo: è un muratore di 29 anni l'uomo che 13 giorni fa ha violentato una dodicenne «Sono stato io a stuprare la bambina» Confessa alla moglie: quando l'ho vista, ho perso la testa CALCIO (Bergamo) DAL NOSTRO INVIATO Questo è il diario di uno stupratore - Pietro Todaro, 29 anni, faccia schiacciata dal flash della foto segnaletica - la sua ultima pagina, la confessione, ora che gli incubi si sono fatti carcere, cella di isolamento, dopo il vuoto di tredici giorni passati a ricordare e uno (l'ultimo) in fuga. Senza sapere né dove, né come, ma solo il perché. Il perché lo ha spiegato ieri mattina all'alba alla moglie. E la moglie («che lacrimava di rabbia e spavento») ha chiamato i carabinieri: «E' stato lui». «Ho ascoltato un racconto terrificante» dice il tenente Benedetti, caserma di Bergamo, che ieri sera gli ha messo le manette e se lo è portato via. «Avevamo un po' di tracce. Avevamo i racconti della ragazzina. Sapevamo che girava con una Mercedes nera. Abbiamo battuto un paese dopo l'altro, i bar, i benzinai, i contadini, i vigili, ma non riuscivamo mai a dargli un'identità. Era una specie di fantasma: un mucchio di gente lo aveva intravisto, ricordava qualcosa, mai abbastanza». Il tenente cercava il fantasma di fango da sabato 4 luglio, ore 17 quando il telefono della caserma aveva squillato per il primo allarme: trovata una bambina di 12 anni, seminuda, violentata. Una donna le sta dando la prima assistenza. Sono in una cascina di Castel Gabbiano. Chiamate medici, un'ambulanza. Rintracciate la madre. La bambina viene portata in ospedale. Ha una emorragia. Piange e non riesce a parlare. La fanno dormire. Chiamano lo psicologo e un assistente sociale. Le caserme vengono allertate. La zona - tra la Bergamasca e crema- ^mra^'straarstatali, paesi, distributori, fiumiciattoli," canali e campi di granturco. Tutto arroventato dal sole e immobile come certe piazze che alle 4 del pomeriggio sembrano disabitate. E' alle 4 di quel sabato pomeriggio, mentre sta navigando lento con la sua Mercedes, lasciandosi alle spalle il nulla della piazza di Castel Gabbiano, che Pietro Todaro avvista la sua vittima. E' in bicicletta, ha i capelli raccolti e un vestitino rosso. La affianca. «Quando l'ho vista ho come perso la testa. Non so quello che mi è successo. Sapevo cosa avrei fatto e non sono più riuscito a fermarmi. Volevo farlo...». La abborda. «Le ho chiesto se conosceva l'indirizzo di una certa cascina». Lei dice sì, lo conosce. Lui le dice: accompagna- mi, poi ti riporto. Aspetta con il motore al minimo. Lei appoggia la bici contro il muro. Però esita. Lui apre la portiera, parla tranquillo, le tocca il braccio, le prende il polso: la tiene. E intanto sorride. Quando la ragazzina sale, lui fa scattare la serratura e riparte. Viaggia per mezzo chilometro, poi frena, gira stretto a destra, imboccando una sterrata che corre in mezzo ai campi coltivati a granturco e il granturco copre tutto, l'automobile, le grida e il seguito di questa storia. Dirà uno degli psicologi che assistono la ragazzina: «In una circostanza così la reazione di una bambina è l'immobilità totale. Essere d'improvviso considerata una donna e oggetto di quelle attenzioni, per di più da uno sconosciuto che si rivela una specie di orco, la fa precipitare nel terrore». Ancora: «E' come cadere in una voragine e la caduta toghe il fiato. Le parole non riescono più a uscire, si fermano in gola. In moltissimi casi lo choc è così forte che il cervello senza smettere di regi- strare gli avvenimenti e i dettagli, finisce per seppellirli, per nasconderli, come estrema via di fuga e di difesa». Ci sono volute cautele e mille attenzioni per andare a prendere quei ricordi, intrappolarli, togliergli le spine, riportarli a galla. Per prima cosa la bambina si è ricordata delle scarpe che l'uomo indossava. Poi il colore dei pantaloni, poi di com'era fatta la camicia. Poi il portachiavi che aveva visto penzolare dal cruscotto di radica. Poi il tatuaggio, un numero, che l'uo¬ mo aveva sulla mano destra. Si è ricordata che era magro, grande, ma non vecchio. Che aveva i capelli e gli occhi neri, la pelle bianca, le sopracciglia sottili. Ha cominciato a guardare gli schizzi che i disegnatori della Scientifica le sottoponevano. Più naso, meno fronte, occhi più sottili, capelli più ondulati. Così per giorni, ma per pochi minuti ogni volta. E intanto: «Siamo finiti in un bar di Romano di Lombardia - racconta il tenente - in un posto che si chiama "Biberon" e lì ci hanno detto che quel sabato pomeriggio, più o meno un'ora prima che accadesse lo stupro, era arrivata proprio una Mercedes nera. Il guidatore aveva chiesto aiuto a un paio di ragazzi perché era rimasto senza gasolio. Quelli gli hanno spinto la macchina fino al distributore». Uno solo dei ragazzi si ricordava che la targa era «Bg», Bergamo, che l'uomo non era mai sceso, impossibile descriverlo, e pure il benzinaio non ricordava. «Abbiamo girato con la certezza che prima o poi qualcuno ci avrebbe dato una chiave. Eravamo sicuri che il nostro fantasma doveva abitare da queste parti». La telefonata dell'altra mattina è arrivata come una liberazione. Voce di donna piangente: «E' lui, me lo ha confessato. E' scappato, dovete prenderlo». I carabinieri filano nella palazzina di Calcio, 4 mila abitanti, paesone a una manciata di chilometri da quel campo di granturco. I carabinieri scoprono che l'uomo, secondo il racconto della moglie, «era diventato strano, irascibile, depresso...». Non usava più la Mercedes. «L'aveva comprata 4 mesi fa, ma voleva venderla». Trovano il portachiavi descritto dalla bambina. Trovano la camicia. Trovano i pantaloni. Chiedono del tatuaggio e lei dice: «Sì, mio marito ha la sua data di nascita tatuata sulla mano destra». Dal comando arriva via fax la fedina penale di Todaro: nessuna segnalazione, zero. Neanche un cattivo carattere, secondo la moglie. Un uomo normale, salvo un breve periodo di tossicodipendenza e il ricovero in una comunità quando era molto più giovane. Nessun trauma, nessun grande dolore, niente Aids. Fa il muratore, reddito medio, un problema di calcoli renali, in malattia da un mese. Dice la moglie: «Stamattina è crollato». Lei sospettava da una settimana e aveva paura. Sospettava da quando tutti in paese sapevano che il fantasma ricercato aveva ima Mercedes, era un trentenne, nero di capelli, corporatura media. «Gli ho detto di andare a costituirsi, ma lui ha preso la macchina, è sparito. Non so dove sia». Parte la grande caccia, ma è inutile. Alle sette di sera, dopo dieci ore di chilometri e vagabondaggi, il fantasma è pronto. Vede le auto dei carabinieri davanti a casa. Posteggia, scende, dice: «Sono stato io, non so perché l'ho fatto. Non riesco più a dormire. Ora vi racconto tutto». Pino Corrias «Sapevo cosa avrei fatto, ma non sono riuscito a fermarmi Ora non dormo più» E' stata la donna in lacrime a chiamare i carabinieri Lui è fuggito in auto Poi in serata si è costituito Il tenente: «Eravamo sulle sue tracce Il suo racconto è stato terrificante» Sotto, Pietro Todaro, 29 anni, il muratore che il 4 luglio scorso ha violentato nelle campagne, tra la Bergamasca e il Cremonese, una bambina di 12 anni, avvicinata con il pretesto di un'informazione mentre era in bicicletta. Nella foto accanto, la caserma dove è stato condotto il reo confesso

Persone citate: Benedetti, Pietro Todaro, Pino Corrias, Todaro

Luoghi citati: Bergamo, Castel Gabbiano, Romano Di Lombardia