Il puzzle dei bambini violati di Francesco Manacorda

Il puzzle dei bambini violati La scoperta di una rete internazionale di pedofìli, nelle immagini gli orrori di abusi sessuali Il puzzle dei bambini violati In 30 mila foto l'inferno via computer BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le immagini delle violenze - violenze atroci, su bambini talvolta di nemmeno due anni - partivano dalla cittadina olandese di Zandvoort e viaggiavano su Internet trasformate in inestricabili grovigli di segnali digitali, combinazioni di cifre che passavano indisturbate lungo le linee telefoniche. A migliaia di chilometri di distanza occhi anonimi ricomponevano sui loro computer l'orrendo puzzle di quei segnali e godevano delle sofferenze inflitte a quei bambini spezzati. I clienti erano in Europa ma anche in Russia, in Israele e negli Stati Uniti, la distanza non era un ostacolo per questo tipo di consegne a domicilio. Bastava un piccolo versamento mensile su un conto intestato al signor Gerrit Jan Ulrich per avere Ùbero accesso a un sito informatico chiamato «Apollo» e spalancare le porte dell'inferno via computer: trentamila foto - è la stima - di violenze su bambini, foto che, si limita a dire un portavoce della polizia, «mostrano gravi abusi sessuali». Dal Belgio alla Germania, dall'Olanda all'Austria, l'Europa torna a sentire il sapore amaro della pedofilia e scopre la paura di una grande rete internazionale che rapisca e utilizzi i bambini. Prima la scoperta della «centrale» olandese; venerdì la notizia di un dossier in mano alla polizia belga con 340 foto di bambini tratte da filmini porno; ieri addirittura l'appello del Cancelliere tedesco Helmut Kohl - preoccupato per le sorti dell'infanzia ma anche e soprattutto per l'esito delle prossime elezioni tedesche - a una maggiore cooperazione internazionale contro questi delitti. E in mezzo, tra dubbi, omissioni e troppe coincidenze, una trama vischiosa che, proprio come Internet, unisce da un capo all'altro del continente vittime, carnefici e colpevoli testimoni a pagamento. Per arrivare agli orrori di Zandvoort, infatti, bisogna viaggiare indietro di un mese esatto e spostarsi veso Sud di circa 1400 chilometri: il 19 giugno, su una strada secondaria di Pomarancio, in provincia di Pisa. Sono le due del pomeriggio quando un'automobilista vede una Honda 750 sul cigno della strada e due motociclisti, uno di loro a terra. Non si ferma, ma chiama i carabinieri per avvertirli di quello che pensa essere stato un incidente. I militari arrivano e trovano che l'uomo a terra, morto, è stato ucciso da un colpo di pistola alla gola. Si chiamava Gerrit Jan Ulrich, olandese di origine tedesca, 49 anni, abitante a Zandvoort, professione ufficiale gestore di un negozio di informatica nella vicina Haarlem. Fermo accanto a lui, la pistola ancora in vista, c'è il suo compagno di viaggio: Roger Van Der Plancken, belga, 22 anni, professione ufficiale commesso nel negozio di Ulrich. Van der Plancken non tenta nemmeno di negare. E' stato lui, dice, ad uccidere l'amico, ma per errore, mentre stavano sparando a dei barattoli. Il primo sospetto dei carabinieri che lo interrogano dopo averlo arrestato per porto abusivo d'armi è che in realtà si sia trattato di un suicidio assistito. Per Ulrich quella in Italia sarebbe stata comunque l'ultima vacanza: era malato di Aids e, scoprono gli investigatori, aveva fatto domanda di eutanasia in un ospedale di Zandvoort. Ma quando, come di prassi per un omicidio tra stranieri, avvertono l'Interpol, si apre il sipario su una storia ben più complessa e tragica. La cognata di Ulrich appena saputo della sua morte si rivolge alla polizia di Zandvoort per raccontare quello di cui sospetta, cioè che, anche grazie al suo lavoro, Ulrich gestisca traffici di pornografia infantile. I solerti poliziotti olandesi perquisiscono l'appartamento, ma pensando di trovarsi di fronte a un normale caso di pornografia, gettano un'occhiata e se ne vanno. Lo stesso accade una seconda volta, tanto che la donna decide di rivolgersi a un'associazione di Anversa che si occupa anche di diritti dei bambini. Si chiama Morkhoven, l'associazione, e uno dei suoi membri non è ancora chiaro come - entra verso fine giugno nell'appartamento di Zandvoort e ne esce con dischetti per computer e cd-rom che contengono «diverse migliaia» di foto con violenze su bambini. Dov'erano i dischetti sfuggiti a ben due perquisizioni della polizia? Sotto un tappeto in salotto, giura Morkhoven. Il 28 giugno i poliziotti olandesi tornano all'appartamento e que¬ sta volta anche loro riescono a trovare qualcosa, immagini «di bambini anche molto piccoli» è il laconico commento che fanno adesso. Ma è solo giovedì scorso, quando il programma televisivo Nova della tv pubblica olandese manda in onda un servizio sulla base delle indagini condotte da Morkhoven, che la bomba scoppia in Olanda. La polizia, bombardata di accuse per la sua inettitudine, prima rifiuta di commentare se ci sia un'inchiesta in corso e poi decide di aprire una linea telefonica per raccogliere notizie e destina quindici investigatori al caso. Ma le acque non si calmano: proprio ieri Morkhoven minaccia di non consegnare più - come ave¬ va promesso di fare lunedì prossimo - le foto che ha trovato nell'appartamento di Ulrich alla pohzia olandese. H motivo? La magistratura starebbe decidendo se procedere contro l'associazione per violazione di domicilio commessa durante il «raid» nel quale ha trovato i dischetti. Nelle stesse ore in cui l'Olanda fa i conti con le scoperte scioccanti di Zandvoort, a Bruxelles trapela una nuova notizia. Da giugno tutti i poliziotti belgi che indagano su sparizioni di bambini hanno ricevuto un omaggio e un incarico di cui avrebbero fatto volentieri a meno: un raccoglitore con le copie di foto che documentano violenze a 340 minori da confrontare con le immagini dei piccoli scomparsi in loro possesso. Non è materiale «fresco», è solo la selezione di una montagna di flmiini trovati nella casa di Norbert D., quarantanove anni, portiere di notte in un albergo della cittadina belga di Tamise, e girati presumibilmente utilizzando bambini dell'isola portoghese di Madera. Lo scorso anno Norbert D. viene arrestato, nel marzo di quest'anno è già un uomo libero. Ma nel caso belga tornano in scena molti protagonisti legati al caso olandese. C'è l'associazione Morkhoven, prima di tutto, che segue il caso di Norbert D. fin dal '92 e sospetta l'esistenza di una rete di pedofili attorno a Tamise, nelle Fiandre orientali. Quelli di Morkhoven si agitano (anche troppo visto che il loro presidente finisce in galera qualche settimana) ma il giudice istruttore che conduce l'inchiesta conclude che non c'è nessuna prova dell'esistenza di una rete di pedofìli. C'è un nome che ricorre: è quello di Manuel Schadwald, un ragazzino tedesco che aveva dodici anni quando nel 1993 fu rapito a Berlino. La polizia olandese ha smentito che il suo caso sia legato alle scoperte di Zandvoort, anche la gendarmeria belga raffredda le speranze dei genitori di Manuel che affermano di averlo riconosciuto tra le 340 foto - sostenendo che le immagini sono di pessima qualità e probabilmente sono state scattate prima del rapimento. Ma a Berlino c'è chi giura, come scrive il quotidiano Berliner Morgenpost che Van Der Plancken, l'assassino e dipendente di Ulrich, fosse di casa nella città tedesca e legato all'ambiente dei pedofili locali. Infine c'è un luogo, quella stessa cittadina di Tamise dove - secondo l'indagine olandese di Morkhoven - molti ragazzini sarebbero stati molestati prima di essere avviati alla prostituzione nei Paesi Bassi. E ancora - sono sempre quelli di Morkhoven a parlare «gli stessi nomi appaiono senza sosta in entrambi i dossier, quello belga come quello olandese». Molto meno di una certezza, insomma, ma qualcosa in più di una semplice serie di dubbi. Francesco Manacorda Un delitto a Pisa ha portato gli 007 sulle tracce dell'organizzazione Raccoglitori con le immagini dei ragazzini stuprati Sopra Marc Dutroux capo della organizzzione di pedofili scoperta in Belgio Accanto una marcia per commemorare le due bambine vittime del maniaco: Julie e Melissa

Persone citate: Gerrit Jan Ulrich, Helmut Kohl, Madera, Marc Dutroux, Norbert D., Roger Van Der Plancken, Van Der Plancken