II nostro contributo a un mondo più civile

II nostro contributo a un mondo più civile INTERVENTO II nostro contributo a un mondo più civile LA Corte, nata nella cornice austera e suggestiva del Campidoglio, costituisce una straordinaria conquista. Una conquista sul cammino lungo ed accidentato di una sempre maggiore tutela dei diritti fondamentali, di più forti garanzie di pace e di giustizia. In oltre mezzo secolo di esistenza delle Nazioni Unite la nuova istituzione segna il punto più alto della loro evoluzione, in termini morali ancor prima che politici. Lo riassume con tutta evidenza la presenza a Roma del Segretario Generale Kofi Annan. La Corte corona un'antica aspirazione, già rappresentata in modo imperfetto e controverso dal tribunale di Norimberga, per racchiudere mvece esigenze di giustizia entro principi, regole, strumenti basati su un vasto consenso dei governi. Governi che si sono fatti interpreti delle attese della società civile, le cui organizzazioni hanno assecondato il negoziato diplomatico. Non è chi non percepisca il passo avanti compiuto a Roma in termini di legittimazione delle Nazioni Unite, della loro capacità di dettare ed imporre valori e norme di condotta commisurate alle sensibilità del nostro tempo, alle profonde trasformazioni di questi anni. La Conferenza di Roma si colloca . in ,una prospettiva lunga, investe le generazioni future. Perché esse possano veder tutelati i loro diritti ùidividuali e collettivi senza dover passare attraverso le tragiche prove imposte a quelle che in questo secolo le hanno precedute. La globalizzazione non investe solo le economie ma anche le coscienze. Difficile immagmare un miglior viatico per il secolo che sta per aprirsi. Il negoziato non è stato agevole. Non poteva esserlo, perché la Corte implica il superamento del limite storico delle sovranità legate agli Stati nazione, troppo spesso comodo schermo per sottrarre soprusi e violenze al giudizio della comunità internazionale. La ruota della storia, dopo la pace coatta della guerra fredda, ha ripreso un corso disseminato anche di nuove crisi, intolleranze, rivalità politiche, etniche, culturali, che almeno qui, nel cuore dell'Europa, pensavamo sepolte per sempre. Riemergono conflitti in forme aberranti. Conflitti che ignorano persino le regole delle guerre tradizionali e portano alla luce insospettate riserve di ferocia. In un negoziato con così larga I partecipazione e con una posta in gioco così elevata, sono stati inevitabili margini di compromesso. I Paesi più ambiziosi, tra questi certamente l'Italia, hanno dovuto comprendere le ragioni degli altri. Ma il risultato è senz'altro lusinghiero, direi persino straordinario, se consideriamo le previsioni iniziali ed i molti ostacoli sul cammino della Conferenza. La Corte ha i caratteri di indipendenza, autorevolezza, efficacia, universalità che abbiamo perseguito in cinque settimane di paziente lavoro. Lo confermano: l'ampiezza dei reati perseguiti; il rapporto tra le giurisdizioni nazionali e quella intemazionale; la collocazione del Consiglio di Sicurezza rispetto alla nuova istituzione; i poteri di iniziativa e di indagine del suo Procuratore. Solo un numero limitato di Stati, incluso purtroppo il nostro maggiore amico ed alleato, hanno ritenuto di non aderire allo Statuto della Corte. Possiamo anche comprenderne le ragioni. Ed aggiungere due ordini di considerazioni. Lo Statuto approvato a Roma nasce con il contributo di tutti, anche dei Paesi che oggi da esso prendono le distanze. Il nostro auspicio è che una più meditata valutazione del modo di operare della Corte induca questi ultimi, ad una scadenza non lontana, a ripensare il proprio atteggiamento. Saggezza e lungimiranza non potranno non prevalere nei Paesi che condividono i nostri stessi valori. Quale è stato il peso del governo e della società italiana nel far maturare una svolta così importante? Le organizzazioni non governative vi hanno riversato tutta la loro passione civile, giovandosi della determinazione di personalità come Emma Bonmo, mobilitando intorno a esse simili istituzioni di altri Paesi. Il governo ha voluto con forza questa Conferenza, come pochi altri, contribuendo a superare i molti scetticismi iniziali. Il suo svolgimento a Roma non è casuale. Con frequenti scambi di messaggi, del presidente del Consiglio e miei personali, abbiamo sollecitato al più alto livello consensi e disponibilità al compromesso, prospettato i rischi dì un fallimento. Abbiamo contribuito a orientare i lavori del negoziato verso il successo. Evidenza, se ancora fosse necessaria, della centralità che i diritti dell'uomo rivestono nella politica estera italiana. Lamberto Dini Ministro degli Esteri

Persone citate: Emma Bonmo, Kofi Annan, Lamberto Dini

Luoghi citati: Europa, Italia, Norimberga, Roma