An, niente spaccatura Fini: il Polo è strategico di Guido Tiberga

An, niente spaccatura Fini: il Polo è strategico An, niente spaccatura Fini: il Polo è strategico WBBm : " • ' ROMA DAL NOSTRO INVIATO «Questo sarebbe il giorno della resa dei conti? Ma vaaa...». Gianfranco Fini sorride, mentre scende dall'auto che lo scodella sul piazzale dell'hotel Ergife. E basta guardare quel sorriso per capire che, anche stavolta, le truppe di An non arriveranno allo scontro diretto. Le divergenze tra «autonomisti» e «berluscones» - tra la minoranza interna che rivendica una maggiore identità e la maggioranza che mette sopra a tutto l'alleanza con il Cavaliere - restano. Ma Fini, al termine dell'Assemblea nazionale di ieri, le definisce «sensibilità diverse»: sfumature che «si risolvono con un dibattito e che portano comunque a un documento unitario». Niente a che vedere - aggiunge soddisfatto il presidente di An - «con le divisioni degli altri, quelle tra sostenitori della Cosa due e ulivisti che nei Ds mettono a rischio la poltrona del segretario...». Il leader della destra sa bene - e lo ripete a una platea nutrita, ma attenta soltanto alle parole del capo che fuori dal Polo un partito come An non avrebbe senso. L'attacco del suo intervento è un modo diretto per rinsaldare i ranghi del partito: Fini, che riconosce di non aver mai risparmiato critiche ai suoi colonnelli, loda la dirigenza per non aver messo in dubbio l'alleanza dopo il voltafaccia di Berlusconi sulla Bicamerale: «Noi avevamo investito nella commissione in termini strategici. E invece prima c'è stato il danno pesante di uno stop imposto dai nostri alleati, e poi è arrivata pure la beffa delle anuninistrative, positive per il Polo ma deludenti per An». L'alleama non si è rotta allora continua Fini - e a maggior ragione non può essere messa in dubbio ora che «il momento difficile è passato». Uscire dal Polo, insiste, «ci porterebbe a fare il gioco del re di Prussia, il nemico dai molti volti: Prodi, perché un governo in grave difficoltà ha tutto da guadagnare quando l'opposizione si divide. Cossiga, perché lui lavora contro il bipolarismo. D'Alema, che ci ha sperato davvero: quando dice, col suo abituale sarcasmo, di essere deluso dalla destra, dimostra di essere stato l'unico a credere in un asse con me...». An non può sciogliere i legami con Berlusconi, ma Fini cerca una sua via per conservare un'identità al partito e soprattutto per conquista re consensi in vista delle Provinciali romane e del test europeo del '99, che grazie al sistema proporzionale potrà misurare con precisione i rapporti interni all'alleanza. Il leader insiste su «contenuti» e «iniziative», e poi butta lì le sue proposte per fare di An «il motore del Polo», la voce della protesta in vista del «prossimo, inarrestabile autunno esplosivo». I punti di forza, oltre alla necessità di insistere sull'elezione diretta del Presidente, «anche se non ci sono spiragli per riprendere il dialogo sulle riforme», sono tre: la campagna di tesseramento da settembre per raggiungere «centomila nuovi iscritti in tre mesi», che fa storcere il naso alle strutture locali del partito: «Basta con le griglie burocratiche - dice Fini - ai nostri elettori dobbiamo poter dire: iscriviti direttamente dà Fini». L'adesione alla destra gollista dell'«Unione per l'Europa», che sarà formalizzata il 9 settembre a Lisbona: «Una nuova, grande alternativa al gruppo dei socialisti che finirà per attrarre i conservatori britannici e i popolari francesi, "costretti" a schierarsi con il Ppe». La celebrazione di «una giornata dei valori», la scuola, la famiglia, il diritto alla vita, la feconda- zione. «Per dimostrare - dice Fini che non abbiamo complessi di infe riorità. Che non siamo da meno di chi sostiene gli stessi valori parten do dal centro». Ih novanta minuti di discorso a braccio, Fini tocca appena il tema caldo della giustizia. Poco più di un «flash», come lamenterà più tardi Alessandra Mussolini: dieci minuti scarsi per ribadire che contro Berlu scoili «continua l'accanimento giù diziario», che «altri imprenditori sono stati trattati in modo completamente diverso», che Prodi dice «menzogne colossali», che la com missione d'inchiesta su Tangente poh non era fatta per giudicare i giudici, ma per scoprire gli scheletri ne gli armadi della sinistra. «La nostra solidarietà a Berlusconi è parte di una grande campagna per la legalità e l'autonomia della magistratura attacca Fini -. Perché i primi a non dimostrarsi autonomi sono quei pochi magistrati che militano politica mente da una parte...». Troppo poco, forse, per convincere fino in fondo chi non ha osato chiedere la conta dei «berluscones». Guido Tiberga «Uscire dall'alleanza? Sarebbe fare il gioco del re di Prussia» li presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini

Persone citate: Alessandra Mussolini, Berlusconi, Cossiga, D'alema, Gianfranco Fini, Prodi

Luoghi citati: Lisbona, Prussia, Roma