Pay-tv, Murdoch guarda all'Italia

Pay-tv, Murdoch guarda all'Italia Il sottosegretario Lauria: «Ma solo se rafforza la piattaforma digitale con Rai e Cecchi Goti» Pay-tv, Murdoch guarda all'Italia Telecom: potremmo farlo socio in Stream ROMA. Si chiama Stream, è una società posseduta al 100% da Telecom, si occupa di tv digitale - cioè via cavo e via satellite - e dal '94 è stata sempre in rosso (perché ha dovuto fare grossi investimenti, per oltre 600 miliardi) ma in prospettiva il suo business fa gola, tanto che il peso massimo internazionale delle comunicazioni Rupert Murdoch vorrebbe diventare socio. Lo hanno rivelato indiscrezioni di stampa e la società di Rossignolo ha in parte confermato, pur senza scendere nei dettagli. L'ipotesi era di un'acquisizione di Stream al 49%; fonti di Telecom Italia si sono limitate a dire che «si cerca un terzo partner per la piattaforma digitale e, in accordo con la Rai, abbiamo iniziato un'esplorazione a 360 gradi per verificare le disponibilità internazionali: contatti sono avvenuti anche con Murdoch, ma nulla di definitivo è ancora stato ancora deciso, e lo sarà solo in accordo con la Rai». Il riferimento alla piattaforma digitale e l'insistenza sull'intesa con la Rai meritano una spiegazione. Con il primo termine si intende un accordo per la tv digitale che metta insieme i vari operatori, così da usare un unico sistema di deco- difica - perché i programmi via cavo e via satellite sono di regola criptati, a meno che l'emittente non decida di trasmetterli in chiaro, e dunque gratuitamente, per esempio per crearsi in prospettiva un bacino di mercato. All'inizio si era pensato a una piattaforma a cui aderisse anche Telepiù di Berlusconi, ora quel programma sembra tramontato ma resta in piedi un accordo tra Telecom Italia e Rai. La necessità di preservarlo spiega le cautele di Telecom. Che però non sono state sufficienti a impedire un irritato comunicato della tv di Stato: che ha fatto sapere di non avere in corso «né direttamente né indirettamente trattative con Murdoch», aggiungendo che «nessuno è autorizzato a trattare per conto della Rai», la quale «non rilascia deleghe a negoziare per interposta persona». Il sottosegretario alle Comunicazioni Michele Lauria è intervenuto per precisare che la ricerca di nuovi partner nella piattaforma digita¬ le non deve compromettere l'intesa tra Telecom, Rai e Telemontecarlo di Cecchi Gori: «Eventuali partnership con gruppi stranieri, tutte da valutare, servirebbero solo a supportare i notevoli sforzi necessari per varare un adeguato piano economico. Perché una piattaforma digitale competitiva richiede investimenti complessivi non inferiori ai 1200-1400 miliardi». E questo è il punto dolente della piattaforma come si è sviluppata finora. Il relativo «business pian», si osservava ieri in Telecom, «ha dato risultati inferiori alle attese dal punto di vista del ritorno economico». Potrebbe dunque apparire utile un sostegno da parte di Murdoch. Il proprietario della Fox e del Times è anche il principale azionista di Bskyb, unico operatore britannico di pay-tv, e ha risorse finanziarie e tecnologiche adeguate a contribuire. Ma la Rai non sembra entusiasta, e il sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita ha paventato il rischio di una «colonizzazione» televisiva. Nella politica di accordi internazionali si inscrive quello firmato ieri da Telecom Italia con la società svizzera Fantastic Corporation (produzioni multimediali a larga banda). E ancora riguardo a Telecom, ieri l'Authority della concorrenza ha avviato un'istruttoria nei suoi confronti per presunto «abuso di posizione dominante nel mercato dei servizi Internet». Luigi Grassia Accordo di Rossignolo con un gruppo multimediale svizzero Gianmario Rossignolo (a fianco) e (sopra) Rupert Murdoch

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