Riina sedotto dai sequestri
Riina sedotto dai sequestri Nel mirino di Cosa Nostra anche esponenti delle istituzioni Riina sedotto dai sequestri Penso a f °<na «stagione di rapimenti» per finanziare le casse della mafia PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Cosa nostra voleva inaugurare una «stagione di sequestri». All'apice della strategia della tensione, prima ancora delle stragi di via D'Amelio e Capaci (estate 1992), i boss progettarono anche alcuni rapimenti «eccellenti». Totò Riina pensò di inaugurare ima nuova stagione di rapimenti per finanziare le casse di Cosa Nostra. Ma non solo. L'obiettivo, infatti, non erano soltanto riscatti miliardari, ma il ricatto e la terribile pressione morale da esercitare una volta che con i suoi fedelissimi avesse tenuto in ostaggio i parénti di ministri, sindaci e magistrati. Di questo piano ha parlato ieri il procuratore aggiunto di Palermo Guido Lo Forte dopo la riuscita operazione della Direzione investigativa antimafia che ha portato all'arresto di sette persone, quattro delle quali, secondo l'accusa, agivano senza essere inquadrate nei ranghi delle «famiglie» palermitane. Si tratterebbe in pratica di mafiosi «riservati», la cui piena disponibilità a compiere delitti sarebbe stata ignorata dalla stragrande maggioranza dei boss e dei gregari dei clan. Gli inquirenti hanno anche localizzato un bunker sotterraneo, in contrada Dingoli a Piana degli Albanesi, 25 chilometri da Palermo. Qui, se fosse scattato il piano sui rapimenti, avrebbe dovuto esser imprigionato il primo nell'elenco: il ricco esattore dei tributi Giuseppe Cambria, messinese, che fu socio dei cugini Nino e Ignazio Salvo nella gestione delle esattorie d'oro. Cambria inoltre era uno dei più intimi amici di Salvo Lima. Il nascondiglio era stato realiz zato in €n terreno di Nunzio Rac cuglia, un allevatore di 69 anni, una dei'quattro arrestati che la Dia considera personaggio «a disposizione» dei boss, sempre prótìtt'à'uBbidirtì m'Òòmàtìdi. Gli altri sei arrestati sono: Mario Biondo, 48 anni, imprenditore edile; Salvatore Vassallo, 69 an ni, pensionato del Banco di Sici li a; Giovani Battista Tusa, 56 an ni, pensionato delle Poste; Calogero Di Carlo, 43 anni, dipendente dell'Azienda regionale delle foreste; Calogero Todaro, 38 anni, agronomo e Luigi Palo, 46 anni, impiegato comunale. Proprio nei terreni di Baccaglia, padre di Domenico, latitante da tre anni, indicato da più pentiti come il reggente della «famiglia» mafiosa di Altofonte, paesone nella cintura palermitana, si sarebbero svolti vertici mafiosi. Gli stessi luoghi in cui più volte avrebbero ricevuto ottima ospitalità ricercati come Giovanni Brusca e Andrea Di Carlo. Sempre da quelle parti sarebbero sta¬ te nascoste armi, tra cui bazooka e mitragliatori kalashnikov, prima di essere trasferite nei due bunker fatti costruire da Giovanni Brusca nei dintorni del suo paese, San Giuseppe Jato, che dista soltanto pochi chilometri da Piana degli Albanesi. Il più fornito dei due arsenali fu localizzato due anni fa in contrada Giamascio. Fra i pentiti che hanno permesso alla Dia di arrestare i sette, c'è Gioacchino La Barbera, che confessò di avere fatto parte del commando assassino che agì nella strage di Capaci. La Barbera non ha esitato ad accusare suo cognato Calogero Di Carlo, sostenendo che fu proprio lui a seppellire sei o sette vittime della mafia. Giovan Battista Tusa è custode dell'agrumeto e della bellissima villa del conte Francesco Naselli in via Villa Grazia e avrebbe preso parte ai summit mafiosi che precedettero nel 1992 la strage di via D'Amelio in cui il 19 luglio furono uccisi il procuratore Paolo Boreellino e cinque dei sei poliziotti che lo scortavano. A Palermo fervono i preparativi per il sesto anniversario della strage e domenica in municipio sarà scoperta una lapide in ricordo anche della strage di Capaci. In un dibattito sul tema «Che fine ha fatto rantimafia», in vista dell'anniversario di via D'Amelio, ieri pomeriggio il neoconsigliere del Csm Gioacchino Natoli (uno dei pm nel processo ad Andreotti) ha lanciato un allarme affermando che la situazione attuale sembra preludere a nuove stragi. «Non voglio essere profeta di sciagure, ma questo clima sembra lo stesso del 1992» ha detto. Antonio Ravidà Il pentito La Barbera rivela: iboss volevano condizionare giudici e politici Il boss Totò Riina voleva inaugurare una «stagione di sequestri»
Luoghi citati: Altofonte, Capaci, Palermo, Piana Degli Albanesi, San Giuseppe Jato, Villa Del Conte
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