Miracolo a Dublino

Miracolo a Dublino Manodopera specializzata e bassi salari: così la «tigre verde» è uscita da una secolare miseria Miracolo a Dublino / segreti del boom economico DUBLINO DAL NOSTRO INVIATO Partendo da Belfast mi raccontano una storiella istruttiva. Un ebreo irlandese viene fermato di notte da un paio di brutti ceffi che lo interrogano armi alla mano: «Che sei? Cattolico o protestante?». L'uomo risponde: «Ma, veramente io sono ebreo». E quelli, ancor più minacciosi: «Ma ebreo cattolico o ebreo protestante?». Fine della metafora: nessuno, come i piccoli fratelli Quinn, può sfuggire, da quella parte della barricata che si chiama Irlanda del Nord o Ulster, a una conta oscenamente spacciata per conta religiosa, che è la regola della mattanza. Dio poi, come è noto, riconoscerà i suoi. Lascio Belfast dopo aver visitato un muro del pianto che divide i due ghetti religiosi, un muro alto e bianco a blocchetti di cemento interamente coperto di graffiti che invitano alla pace, ma sporcato da un paio di bombe molotov che lo hanno annerito. Una pietra è sporca di sangue. Scritte giovanili, molte di americani, canadesi, australiani di origine irlandese, che implorano la pace, la fine della mattanza e dell'idiozia. Lì, senti che la vita è ancora dura, anche se il cammino della pace, lo dicono tutti, è irreversibile. . < Da Belfast a Dublino rivogliono un paio d'ore di treno. Due ore per attraversare un'Irlanda come te l'immagini: verde e molle nella pioggia estiva, verde e tenera sui languidi prati, verde e intrisa d'ac qua nei febei boschi, verde fin da dodicimila anni fa quando l'unico mquilino era un alce gigantesco estinto prima che i celti arrivassero armati di pietre: una tundra fre sca dell'ultima glaciazione in cui il verde si oppone all'azzurro del cielo tenuto sotto chiave dalle nubi I romani non presero mai sul serio l'idea di un'invasione. E altret tanto (non) fecero più tardi france si, olandesi e tedeschi. Soltanto gli inglesi, non meno acquatici e piovosi, la contesero per secoli ai cel ti. Fino agli ultimi accordi sull'Ulster promossi da Tony Blair, l'ultimo atto di una contesa i cui echi raggiungono soltanto di rimbalzo Dublino, eccezionalmente immer- sa nel sole. L'Irlanda turistica è nota, ma c'è, oltre i pub e i bar letterari, oltre le memorie di Joyce, Shaw e Wilde, qualcosa di recentissimo che vale la pena afferrare: una travolgente vitalità economica di questa nazione che da gennaio sarà l'unico Paese dell'europa monetaria a parlare inglese. L'hanno chiamata «la tigre verde», come le tigri asiatiche finite malissimo, ma sembra più che altro un piccolo pianeta satellite della terra inglese di cui sente ancora la forza di gravità, ma che si sgancia fuori dalla sua orbita per & richiamo del futuro. Il piccolo pianeta verde e rugiadoso ha i suoi moli affollati da astronavi delle flotte multinazionali che battono le bandiere dell'informatica e della chimica farmaceutica. Sono le flotte che ne determinano in gran parte la ricchezza, ma guidate da ciurme nervose, che come hanno attraccato così potrebbero mollare gli ormeggi e andarsene. Per il momento restano, invogliate da una mano d'o¬ pera fantastica per abilità, cultura, tecnica, e per di più a prezzi accessibili. Le astronavi attraccate all'asteroide Irlanda restano perché godono i frutti di un paradiso fiscale nella zona del porto, all'estuario del Liffey dove si sono installati più di 400 operatori, mentre altrettanti sono in arrivo. Per loro, soltanto beve pressione fiscale del 10 per cento sugli utili d'impresa. Una mecca, una verde mecca. Le aziende che qui hanno gli impianti e producono sono molte di più: cinquecento americane, duecento britanniche, 160 tedesche e alcune italiane. Tutte insieme formano la struttura della ricchezza crescente ed eccellente dell'Irlanda che si affaccia al Duemila. Ma si tratta, com'è evidente, di una struttura tanto brillante quanto precaria, una «tortuga» della ricchezza, perché le multinazionali non guardano in faccia a nessuno e licenziano senza pensarci due volte, come è successo con la Apple Computer che di colpo ha ridotto la mano d'opera. Poi, altrettanto di colpo, è ripartita volando in Borsa. La mano d'opera irlandese usata dalle multinazionali è specializzatissima e di rara qualità : un livello in Italia quasi sconosciuto che in una situazione competitiva ci farebbe, anzi ci farà, a pezzi. In Irlanda, come nell'Inghilterra di Tony Blair, i caposaldi della società sono infatti tre: «Education, Education, Education». Cioè istruzione, scuola, aggiornamento. E' uno strano Paese in cui è difficilissimo dire, per esempio, se un partito è di destra o di sinistra, con quei loro buffi nomi, Fianna Fail (che vuol dire famiglia irlandese) piuttosto che Fine Gael (soldati della frontiera o qualcosa di simile), sono in realtà più o meno tutti di centro, cattolicissimi dalla testa ai piedi, tiepidamente nazionalisti perché ormai la questione dell'Ulster non occupa più tutto lo spazio dell'immaginario collettivo. La frontiera di quell'immaginario oggi non è l'Ulster, ma l'Europa. Il capo del governo cui spetta il titolo gaelico di Taoiseach, che equivale a leader, conducator, duce, Fuhrer, grande timoniere, è il capo della coalizione di centro-destra. Un uomo fin troppo sorridente, perennemente in posa davanti a una macchina fotografica: Bertie Ahern . lavora . dalle dici otto j alle venti ore al giorno, buona parte davanti ai;fót#grafi tagliando nastri e partecipando a piccole mondanità. Chi apre un'edicola di giornali o pubblica un libro, può essere sicuro che alla festa il primo ministro verrà prima o poi a bere un bicchiere: democrazia gaelica. Le ultime foto lo mostrano a una boutique di Dundalk e alla nuova casa dei leoni allo zoo. Si è fatto anche ritrarre con Arnold Schwarzenegger prima di volare a Parigi per la finale della coppa del mondo, invitato da Jospin insieme a sua figlia Georgina. Durante la partita arrivavano dall'Irlanda del Nord notizie di violenze arangìste a Portadown, ma lui aveva altro per la testa: non ha mollato un attimo il povero collega Jospin per ricontrattare prezzi dei cereali e i sussidi per l'allevamento del bestiame e i latticini. E' un uomo pratico, non è che non ami il calcio, anzi è un di screto centravanti. Soltanto la terribile notizia del rogo in cui sono morti i tre poveri fratelli Quinn a Belfast lo ha convinto che^non era il caso di restare a Parigi per la parata del 14 luglio ed è rientrato a Dublino. Ahern è un prodotto tipico della nuova Irlanda: esperto di bilanci, cultore metodico e appassionato di scienza fiscale, non coltiva hobbies, va alla messa la domenica pomeriggio e, a parte la civetteria di farsi ritrarre fra chitarristi messicani, non gli si conoscono vizi. Rappresenta un Paese più dinamico della Spagna, ma meno fanatico. Un Paese che gode del doppio beneficio di essere un'interfaccia dell'Inghilterra, e dell'Europa continentale, con un fortissimo sostegno negli Stati Uniti: a Dublino la visita di Clinton è ricordata come un evento storico. L'Irlanda che già vola nel futuro è capace di coalizzare in inglese tutti gli umori antiinglesi. Ha più valenze del carbonio. La nascita stessa degli Stati Uniti determinò anche la nascita della sua forza. Per combattere i ribelli americani Londra fu costretta a sguarnire l'Irlanda concedendo riforme semplre-negatercomplrBlo il diritto ad arruolare una guardia civica che l'Inghilterra non riuscì più a disarmare. Il governo è considerato di centro-destra, avendo sconfitto una coalizione di centro-sinistra. Ma si tratta di un governo in continuo colloquio con i sindacati, i quali svolgono un forte ruolo di controparte nelle scelte di governo. In questi giorni governo e sindacati sono impegnati in una serrata discussione per stabilire le diverse quote di responsabilità per il terri bile sciopero che mise in ginocchio, nel marzo scorso, l'aeroporto di Dublino, creando,-fatto inaudito e scandaloso, gravissimi disagi ai passeggeri, con sensibili danni economici e d'immagine. Ieri i giornali titolavano: «Mai più scio peri a gatto selvaggio», basta con tutto ciò che può ledere la funzio milita dell'Irlanda. La produttività dell'Irlanda è stata calcolata da Horst Siebert, uno dei cinque saggi consiglieri economici del governo tedesco, pari al 69,5 per cento di quella tedesca. La produttività inglese è di poco superiore: 71,7 rispetto al 100 dei tedeschi. La Francia sarebbe al 90 e l'Italia insieme all'Olanda e alla Finlandia, sopra gli 80, anche se si sa che l'Italia del Nord ha una produttività superiore a 90 e in qualche caso superiore a 100. In genere il costo del lavoro segue più o meno l'andamento della produttività, con questa correzione: che nei Paesi più ricchi il lavoro costa un po' meno del loro alto tasso di produzione. Accade invece il contrario in quelli più poveri dove il costo del lavoro è un po' più su della produttività. L'Irlanda si considera ancora un Paese povero e il suo lavoro costa infatti il 71,8 rispetto al 100 tedesco, benché Siebert calcoli la sua produttività al 69,5 di quella tedesca. Viceversa, il costo del lavoro nella vicina Inghilterra è a più buon mercato, fatte le proporzioni, perché sta sul 68 per cento benché la capacità di produrre Sieberg la calcoli al 71,7. Sarebbero dati di grandissima solidità, se tuttavia non fossero tutt'altro che solidi:. U .tasso di re,^uzione.,del lavoratore irlandese è infatti falsato dalla massiccia ma non stabile né ^garantita presenza delle multinaziojjali, che-bam^u^^difiamento precario. , Comunque, lo scenario che si accredita di più a Dublino è quello di uqa Inghilterra che prima o poi si decide ad entrare nella moneta unica, pagando una perdita sul valore odierno della sterlina. Risultato? Il giorno in cui Londra entrasse nella moneta unica, il costo del lavoratore inglese sarebbe parecchio più basso di quello irlandese e più competitivo. Ma si tratta di scenari molto dubitabili perché intanto 1 Inghilterra vola a vele spiegate e conquista nuovi traguardi nel mercato del lavoro con una crescita costante di posti, progresso che coinvolge l'Irlanda legata da un suo cordone ombelicale alla vecchia e amata-odiata madrepatria. Paolo frizzanti Ili due ore di treno si passa dal Muro che divide i due ghetti religiosi di Belfast allappitele dove sono sbarcate cinquecento multinazionali americane Le tasse più basse d'Europa (solo il 10% sugli utili) cominciano ad attrarre anche aziende italiane. E il premier Ahern copia Blair e investe nell'istruzione / In alto a destra, Un'immagine di Dublino, capitale di un Paese in pieno boom economico. A lato una serata in un pub irlandese al suono dei violini