Bilancio in grigio per Roma Star il mediatore canadese

Bilancio in grigio per Roma Star il mediatore canadese Bilancio in grigio per Roma Star il mediatore canadese RETROSCENA UNA BATTAGLIA DI 5 SETTIMANE - LROMA E cinque settimane di battaglia ai Palazzo della Fao si chiudono con un risultato in chiaro-scuro per l'Italia: Palazzo Chigi e Farnesina incassano il prestigio di essere riusciti a dare i natali alla Corte internazionale nei pressi del Circo Massimo ma la palma del negoziatore di ferro va al Canada. L'Italia ha svolto il ruolo di anfitrione impegnando sin dall'inizio la sua delegazione, guidata da Umberto Leanza, in un capillare lavoro di squadra con gli altri paesi «liked-minded» ovvero dei favorevoli di principio alla Corte. L'intervento in aula del ministro degli Esteri, Lamberto Dini, e il lavoro di mediazione «sotto traccia» del presidente del Consiglio, Romano Prodi, hanno dato peso all'azione politica e la soddisfazione finale è legittima. Ma tutto ciò non è bastato all'Italia per guadagnarsi sul campo lo spazio politico che molti si attendevano da questa preziosa occasione. A prescindere dalle singole proposte italiane poi passate nel testo finale, come di fissare a 18 il numero dei giudici della Corte. La dimostrazione è stata che nella sala rossa, i più corteggiati fra i diplomatici erano i canadesi. Lo stesso ministro degli Esteri di Ottawa, Lloyd Axworthy, è arrivato ieri mattina per coordinare in prima persona il rush finale delle sue feluche, artefici di un accordo che sembrava impossibile. L'uomo in più del Canada è stato Philippe Kirsch, un metro e sessanta, cravatta rossa mai in ordine e borsello di pelle a tracolla: questo esperto di affari legali e commercio internazionale è stato il defilato demiurgo dello Statuto. Capace di dialogare con gli americani e trovare convergenze anche con le delegazioni più arroccate, come i siriani. «Le cose per l'Italia sarebbero andate diversamente se alla confe¬ renza fosse rimasto Paolo Fulci» afferma un diplomatico africano facendo riferimento «al ruolo di organizzatore che l'ambasciatore italiano all'Onu si è guadagnato nella battaglia per la riforma del Consiglio di Sicurezza». Kirsch conosceva bene il Palazzo della Fao, dove negli anni Ottanta diresse la conferenza sul Trattato contro il terrorismo marittimo, ed è riuscito a sfruttare al meglio il prestigio canadese, dovuto alla sigla della convenzione di Ottawa contro le mine anti- uomo. «Il momento in cui Kirsch ha preso il comando - racconta un alto rappresentante dei like-minded - è stato alla fine della terza settimana di lavori. In quel weekend Kirsch, presidente del comitato congiunto, si è accorto che solo 11 articoli su 120 erano stati redat¬ ti. Serviva una controffensiva. Così quel sabato convocò i paesi più schierati per la Corte: australiani, italiani, tedeschi, neozelandesi». Da allora l'Italia è stata una fedele alleata dei canadesi, ma ha perso il ruolo di prima donna. Non si contano i delegati pronti a rivelare i retroscena del modesto ma tenace Kirsch, capace di «pulire» il testo dello Statuto dalle ben 1700 parentesi che lo condizionavano. «E' stato lui ad affidare agli inglesi la mediazione con Francia e Stati Uniti per venire a capo del legame fra Corte e Consiglio di Sicurezza» rivela un tedesco. «E' stato lui a capire che bisognava puntare sugli asiatici, giapponesi e sudcoreani, per far avanzare proposte che altrimenti i non allineati non avrebbero accettato» aggiunge un ve¬ terano delle Ong. Poi alla fine è della maratona è arrivato il risolutore «pacchetto Kirsch», a cui ha reso omaggio Emma Bonino, commissario europeo e promotrice della conferenza: «Un testo di compromesso più che accettabile seppur al prezzo di qualche concessione che lascia l'amaro in bocca». Ma anche la Bonino sui meriti di Roma è assai prudente: «L'Italia? Ha lavorato in modo assai diplomatico. Certo è che senza Kirsch, regista magistrale, questo Tribunale non sarebbe nato». [m. mo.] Bonino: compromesso accettabile ma resta un po' d'amaro in bocca Passa la proposta italiana di fissare in 18 il numero dei giudici