Sexygate Sconfitta per Clinton

Sexygate Sconfitta per Clinton Corte Suprema Sexygate Sconfitta per Clinton WASHINGTON. Il presidente Clinton ha perso la battaglia giudiziaria con il procuratore speciale Kenneth Starr sulla legittimità delle deposizioni del Secret Service, nell'ambito del Sexygate. Il capo della Corte Suprema William Rehnquist ha respinto il ricorso del ministero della Giustizia teso a bloccare la sentenza con cui la corte d'appello aveva autorizzato le udienze. Il colpo incassato dalla Casa Bianca è grave. I collaboratori di Clinton hanno cercato di impedire a Starr di interrogare i componenti del Servizio segreto, servendosi di un argomento che fa leva sul carattere particolare del rapporto fra il presidente e le guardie del corpo, che vegliano sulla sua sicurezza 24 ore su 24. Nella sostanza hanno fatto notare che se venisse meno il rapporto di fiducia, il capo dell'esecutivo potrebbe essere portato a allontanare le guardie per tutelare la sua riservatezza, e ciò potrebbe mettere a repentaglio la sua stessa vita. Tutto inutile. La magistratura ha stabilito che la copertura del «privilegio dell'esecutivo», che tutela il diritto alla riservatezza degli alti esponenti dell'amministrazione, non può essere applicato al loro caso. Nel mirino è finito anche un membro conservatore della corte d'appello, Laurence Silberman, che ha scritto con sarcasmo: «Può un Presidente degli Stati Uniti dichiarare guerra agli Stati Uniti?». Clinton ha replicato: «Bisogna tenere conto dell'artefice dell'affermazione». [Agi]

Persone citate: Clinton, Clinton Washington, Kenneth Starr, Laurence Silberman, Secret, Starr, William Rehnquist

Luoghi citati: Stati Uniti