Prodi all'attacco: no alla commissione di Alberto Rapisarda
Prodi all'attacco: no alla commissione Il premier contro il leader di Forza Italia. Delusi i popolari: scontro più profondo con l'opposizione Prodi all'attacco: no alla commissione E Di Pietro: discorso chiaro, avrà il nostro appoggio ROMA. Prodi in attacco lascia tutti di stucco. Nessuno si aspettava che ieri il presidente del Consiglio prendesse così fermamente posizione contro il capo dell'opposizione, Silvio Berlusconi e il suo «attacco frontale» alle procure della Repubblica. Come nessuno si aspettava quello che ha scandito in aula: un no categorico alla commissione parlamentare di inchiesta sulla corruzione, che pure sta ancora dividendo la maggioranza di governo. E' come se Prodi avesse scelto, • di enfatizzare il problema giustìzia (dopo avere a lungo taciuto e a costo di pestare i piedi quasi a tutti), per tentare di sdrammatizzare, almeno in parte, l'inevitabile confronto con Rifondazione comunista sui temi economici. Affrontando, come ha fatto, il problema giustizia il presidente del Consiglio è parso volere ap¬ profondire il fossato che divide la maggioranza dall'opposizione (contestando, di fattoi D'Alema che ancora ieri ripeteva che «non si può spaccare il Paese in due») e ha tagliato la strada a Marini (segretario del ppi), che la commissione su Tangentopoli ancora la vorrebbe. «Noi, a certe condizioni, difficili da' realizzare, pensiamo che questa commissione sarebbe tuttavia possibile» ha ribattuto a Prodi Pietro Carotti, responsabile giustizia del Ppi. E Ortensio,Secchino, senatore popolare, ha aggiunto che la com! missione deve avere poteri diùtchiesta anche su materie penali. «Vedo nei prodiani la volontà di marcare fortemente il bipolarismo sulla giustizia, acuendo lo scontro». Questo pensano gli uomini di Marini. E l'atteggiamento che Prodi sta tenendo verso Scalfaro fa crescere i timori. Il presidente del Consiglio, infatti, ha continuato a non spendere una parola a difesa o copertura del capo dello Stato, ancora ieri attaccato polemicamente dal senatore Di Pietro. Un prolungato silenzio che Casini, del Ccd, considera «assordante» per rimplicito significato che ha e che viene condannato anche dal repubblicano Giorgio La Malfa. . i II risultato finale è che, da ieri, Prodi ha stabilito un «asse» diretto con l'ex pm Antonio Di Pietro (che.ha ben pochi numeri in Parlamento), mentre ha contrariato tutti gli altri alleati che sostengono il governo, grandi e piccini. «Un discorso importante, forte e chiaro» è stato il soddisfatto commento di Di Pietro. «Nel nostro piccolo, cercheremo di dare tutto il nostro appoggio al governo». Ora gli alleati di Prodi si chiedono perplessi quali siano le reali intenzioni del presidente del Consiglio, visto che non si è lasciato molti spazi di manovra politica. A meno che non giochi a «o la va, o la spacca». Se Rifondazione dovesse negargli la fiducia piena che chiede, si andrebbe (almeno nelle sue intenzioni) alle elezioni. Se la fiducia arrivasse, Prodi sarebbe tanto forte da poter puntare a governare per i cinque anni sperati. Di certo, da questa fase politica Marini esce più che mai irritato e D'Alema indebolito. «Prodi ha messo D'Alema in serie difficoltà. Sta a vedere che ora mi toccherà intervenire in sua difesa» diceva ieri il responsabile giustizia di Forza Italia, Marcello Pera. Pungolato da'Prodi, contestato nel partito, il segretario dei democratici di sinistra ha annunciato (con. una intervista a Re¬ pubblica) ai suoi critici che se non sono d'accordo con la linea della ricerca del dialogo con l'opposizione, si possono scegliere un altro segretario. «Non si può trasformare il problema giustizia in una guerra di religione. Non siamo alle crociate». I ds non voteranno la commissione di inchiesta, ma il Parlamento «dovrebbe arrivare ad una riflessione complessiva, a ricostruire una verità storica della vicenda di Tangentopoli». Questo dice D'Alema, che lamenta come l'Ulivo lo abbia lasciato solo (ovvero, Prodi e Veltroni) a scontrarsi con Berlusconi. «Ho richiamato ad una maggiore solidarietà». «Non giudico né matura, né forte una posizione che esalti la linea dura per la linea dura». Poche ore dopo, in Parlamento, Prodi esaltava proprio la linea dura. Alberto Rapisarda
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