Guai a intervistare Bettino

Guai a intervistare Bettino Alla Rai possono parlare anche i criminali, ma non l'ex leader psi Guai a intervistare Bettino CARO direttore, come saprai ho fatto un'intervista a Bettino Craxi su Passioni, un programma di Raidue. Non sai, invece, che l'intervista mi ha coinvolto mio malgrado in un vero affaire di Stato. E non c'è stato solo il fax che il senatore Antonio Di Pietro ha inviato due ore prima della messa in onda per impedire che il «Bokassa italiano» apparisse sul piccolo schermo. I problemi veri sono stati altri e il peggio sono state le reazioni del giorno dopo. Chiunque, come il sottoscritto, si cimenti ancora nell'impresa sarà ingoiato in una serie di eventi surreali. Sulla tv pubblica si possono intervistare liberamente criminali comuni o nazisti, mafiosi pentiti e non, tangentari di ogni risma, ma non l'ex segretario socialista. E' bastato, ad esempio, che il nome di Craxi apparisse nel palinsesto perché subito si mettesse in pista il solito parlamentare in cerca di notorietà, nel caso il verde Stefano Semenzaio, che ha reclamato un diritto di replica non si sa bene a cosa, visto che era ancora ignaro del contenuto dell'intervista. Nel giro di poche ore si è avviata una reazione a cate¬ na. Per le dichiarazioni rilasciate alle agenzie di stampa dal senatore, l'intero consiglio di amministrazione della Rai è entrato in ambasce. Prima l'intervista è andata in forse. Poi dopo una serie di riunioni, contatti, trattative estenuanti, dal cappello del vertice di viale Mazzini è uscita fuori una mediazione di quelle che si possono inventare solo in Rai: insieme all'intervista con il politico di ieri - pardon, meglio usare il termine latitante condannato a 26 anni - è stata messa in programma per il giorno dopo un'altra trasmissione con i politici di oggi. Una specie di Tribuna politica somministrata ai teleutenti per farli riprendere dopo lo choc del faccione di Craxi, dosata a tal punto nelle presenze e negli argomenti da ricordare la fantomatica tv della re* pubblica socialista di Kroda, quella dei fratelli Ruggeri. Ma i guai per l'intervistatore non erano finiti. Ahimè erano solo cominciati. Eh sì, perché tutti hanno il diritto di dire la loro sull'intervista a Craxi. Troppo buona, troppo umana, troppo pietosa. Vittorio Emiliani, membro del cda Rai, ha lamentato domande poco stringenti, quasi che il sottoscritto avesse dimostrato troppo rispetto per quel «delinquente». E pensare che quando il Bokassa era potente a Palazzo Chigi Emiliani, proprio lui, andò a dirigere grazie alla sua benedizione un importante quotidiano romano. Lo lasciò per aver litigato sempre con il segretario sociahsta che, come tutti sanno, era molto volubile nei suoi amori. In quel tempo, invece, il sottoscritto - meno male che esistono le collezioni dei giornali - raccoglieva per il Panorama edizione Carlo De Benedetti barzellette sui socialisti ladri. Correva l'anno '87 e Di Pietro era ancora amico di Pillitteri. Ed è proprio questo che non va nel paragone che un talento come Curzio Maltese ha azzardato su La Repubblica tra la mia intervista e quelle che Giovanni Minoli faceva al presidente del Consiglio Bettino Craxi. Maltese deve essere troppo condizionato dal rancore che l'omino piccolo e nero nutre nei confronti del mondo intero per non capire come, grazie a quelle interviste, il Minoli targato psi si conquistò mezza Rai. Il sottoscritto, invece, sapeva benissimo che nel ri¬ durre a 50 minuti le quattro ore di girato ad Hammamet, privilegiando le scene di vita del personaggio a scapito delle domande da pm a cui il condannato ha risposto con la scontata htania «sono innocente», avrebbe confezionato un buon prodotto giornalistico, interessato più di due milioni di telespettatori, ma avrebbe eccitato la balbuzie di qualche militante. Probabilmente il Minoli edizione '98, per mantenere il posto nel firmamento di questa Rai, avrebbe intervistato Craxi secondo i desideri di Maltese che - per rimanere sul terreno dei paragoni - nel suo nuovo ruolo di guardiano deh'ortodossia deU'Uhvo al governo ricorda tanto l'Ugo Intini degh Anni 80, la biro di Craxi, la penna violenta che colpiva i nemici di Bettino. Ma forse, caro direttore, ha ragione Maltese: di questi tempi, per fare una bella intervista a Craxi non bisogna andargli dietro «mite, sorridente e deambulante», come mi ha rimproverato Norma Rangeri sul manifesto, ma prenderlo a calci per le strade di Hammamet. Augusto Mìnzolini

Luoghi citati: Hammamet