Violante: «Soluzione politica? Si può fare» di Cesare Martinetti

Violante: «Soluzione politica? Si può fare» Il presidente della Camera: Polo e Ulivo dialoghino, «inquietante connubio» tra procure e stampa Violante: «Soluzione politica? Si può fare» «Ma l'amnistia no: le responsabilità non vanno azzerate» NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Luciano Violante arriva a Napoli poche ore dopo aver arbitrato il match tra Prodi e Berlusconi e subito dice: «Mi preoccupano i muri che si alzano». E tra i due leader, ieri mattina alla Camera, in fatto di muri, sembrava di essere tornati alla Berlino della guerra fredda. «In un sistema democratico - ha aggiunto Violante - sono assolutamente convinto che maggioranza e opposizione devono dialogare. In guerra non ci si parla, in politica sì», Ma per dialogare è necessario «superare le difficoltà di questo momento, gli insulti tutte queste cose inaccettabili ed invece avere la forza, la fiducia e la determinazione di parlare». Alla convention napoletana dei Democratici di sinistra sulla Giustizia, Violante è arrivato con una «scaletta» leggera (tre fogli appena) per un discorso pesante come un macigno e che ha collocato il presidente della Camera sulla stessa linea di Scalfaro e delle sue critiche alle deviazioni di protagonismo dei giudici. Sulla stessa opzione di dialogo con l'opposizione di Massimo D'Alema che proprio ieri aveva denunciato di essere stato lasciato «solo» su questa linea. E insieme sull'apertura riformista della Quercia pronunciata qui, in mattinata, da Pietro Polena anche sull'ipotesi di depenalizzazione del finanziamento illecito alla politica e di falso in bilancio. Sulle deviazioni di protagonismo dei magistrati, Violante è stato persin più duro, attaccando il connubio troppo stretto e «inquietante» tra «procure e informazione» che innesca una deviazione «autoritaria» quando certe notizie sulle inchieste vengono fatte filtrare allo scopo di ottenere consenso popolare: «E' il tentativo di instaurare la giustizia della maggioranza che non ha nulla a che vedere con lo stato di diritto». Il presidente della Camera ha usato toni alti per definire gli «orientamenti della Giustizia per il XXI secolo» che deve rovesciare la sua concezione: dal rispetto della «regola» all'esercizio della «fiducia». Ha detto Violante: «Va superata la componente della sfiducia nell'uomo di una parte della cultura di derivazione marxista e cattolica». Fiducia (dello Stato nei confronti del cittadino) invece di regole, che devono essere ridotte al minimo e che quando sono necessarie devono essere fatte rispettare attraverso una «modernizzazione» che riduca costi e tempi: deve prevalere la coppia fiducia-responsabilità sulla coppia iperregolamentazione-irrespons abilità. Temi cari ai liberali anche se Violante ha precisato non trattarsi di un ritorno al diritto liberale, al laissez faire: «La domanda di impunità è eversiva». Ma nel disegno del presidente della Camera c'è un esplicito riferimento a quella società italiana produttiva e spontaneista che chiede meno regole, meno controlli: «In Italia c'è una società del fare, spesso del fare con le proprie mani e il diritto deve agevolare il fare, non deve impedirlo». Dunque via a un nuovo diritto societario, a un nuovo si¬ stema di sanzione delle violazioni a una certezza della pena. Ecco allora una cauta apertura anche all'ipotesi di depenalizzare il finanzamento illecito alla politica, che riguarda i partiti (maggioranza compresa) ma anche cittadini e imprenditori: «Se non ricordo male il finanziamento ai partiti è stato depenalizzato in tutti gU altri ordinamenti. Può anche darsi che in Italia sia necessario qualcosa di diverso, tocca ai partiti decidere se la sanzione penale deve rimanere o no. In quasi tutti i Paesi il finanziamento illecito è il finanziamento non denunciato. La sanzione però non è mai penale». Un'amnistia per Tangentopoli? «Non è accettabile l'idea di un azzeramento delle responsabilità». Ma una soluzione politica della questione sì: «La prima proposta la fece il pool di Milano, ora tocca ai partiti vedere se e quando ci sono le condizioni». La linea D'Alema raccoglie dunque qui a Napoli qualcosa di più della solidarietà di partito e quella istituzionale del presidente della Camera. Il segretario della Quercia ha denunciato ieri di essere stato lasciato solo e Pietro Polena gli ha dato ragione: «Gli alleati si sono sfilati». E Prodi? «Ha detto cose condivisibili, ma dodici giorni dopo. Sembrava che la questione della commissione su Tangentopoli fosse solo dei democratici di sinistra, forse perché noi siamo dei professionisti nel caricarci sulle spalle i problemi generali». E ora? La proposta dei Ds è per un'assemblea dei parlamentari della maggioranza prima del voto del 23 luglio. La questione torna sempre lì: che maggioranza è quest'Ulivo? Cesare Martinetti «Non siamo in guerra Mi preoccupano questi nuovi muri» e o » Il segretario dei Ds Massimo D'Alema A destra: Pietro Folena con Luciano Violante

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