Premio al pigro che se ne va di Luigi Grassia
Premio al pigro che se ne va Alla Ford un piano di «esodo incentivato dei fannulloni» VAI al lavoro, bighelloni un po' (meno combini, meglio è) e se riesci a fare un'impressione abbastanza cattiva, il boss ti gratifica di un licenziamento con sostanziosa buonuscita. Dopodiché ti converrebbe riprovarci da un'altra parte, per intascare un'altra busta col minimo sforzo, ma ti va male perché il gioco funziona solo alla Ford e quella non ti riassume di sicuro. Così andranno le cose nelle fabbriche e negli uffici del gigante di Detroit se verrà messo in atto il piano aziendale di «esodo incentivato dei fannulloni», di cui riferiva ieri un quotidiano locale. L'immagine, certo, potrebbe essere un po' forzata e caricaturale, e ieri una portavoce della Ford ne prendeva in qualche misura le distanze affermando che «su questo progetto si sta sollevando un gran polverone». La Ford Motor Co. è un'impresa ottimamente diretta, che ha chiuso il secondo trimestre '98 con un incremento del 7% dell'utile operativo. Ma avverte anche il peso di una certa quota di scansafatiche interni (quanti, sul totale dei dipendenti, non è stato detto). Per liberarsene, da quest'anno è disposta a pagare. Meglio usare il tocco soft, pensano i vertici aziendali, persuadendo il dipendente pigro a cambiare aria con adeguati incentivi, piuttosto che ricorrere alle maniere forti. Perché un licenziamento in tronco potrebbe essere contestato davanti al giudice, e dimostrare che il soggetto è un lazzarone può Premio al pigro che se ne va non essere facile (c'è anche il rischio di abusi, e le leggi a tutela dei lavoratori sono fatte per questo). Invece, secondo un esperto newyorkese di diritto del lavoro, «questa sarà la formula del futuro: se non ne puoi più dei tuoi lavoratori pigri, te ne liberi pagandoli perché se ne vadano». Ma sarà davvero la panacea? Altri esperti pensano di no. Perché, osservano, in un Paese come l'America, dove il minimo accenno negativo può offendere la suscettibilità di questo e di quello, scatenando lobby, stampa e avvocati, il terreno è minato, e la mera proposta a un dipendente di andarsene in quanto scansafatiche, potrebbe provocargli un trauma, di quelk' da cui si guarisce a suon di cause e di risarcimenti milionari (in dollari). Negli Usa anche la cause civili vengono decise da giurie popolari, che sono meno prevedibili che nelle corti penali e più inclini a emettere sentenze stravaganti. Soprattutto se l'esodo incentivato dei pelandroni è proposto su base collettiva, questi ultimi potrebbero costituirsi in minoranza discriminata e agire di conseguenza a tutela dei loro legittimi interessi lesi. Ancora, in un America notoriamente calvinista quanto a etica del lavoro, c'è già chi mugugna sulla natura «immorale» del premio a chi non lavora; ma i lazzaroni non se ne preoccupano, perché loro, è chiaro, calvinisti non sono. Luigi Grassia
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