La bella estate di Papa Wojtyla

La bella estate di Papa Wojtyla Sveglia all'alba, colazione con tè e marmellata, poi all'aria aperta fino a sera La bella estate di Papa Wojtyla In Cadore passeggiate, buona cucina e letture REPORTAGE DIARIO DI UNA VACAMI LOBENZAQO PI CADORE DAL NOSTRO INVIATO Questa volta Papa Wojtyla ha lasciato a casa il lavoro: nessun documento in preparazione, nessun «dossier» della Segreteria di Stato da studiare, nessun discorso da imbastire in previsione di viaggi e impegni futuri. Vacanze vere: non più - ahimè - vacanze da atleta, come fino a qualche anno fa, ma vacanze adatte a una persona stanca, malata e non più giovane. Una persona che dovrebbe «tagliare» recisamente impegni, viaggi e stress e invece... Ma questa è un'altra storia. La storia di oggi e quella di Giovanni Paolo n a Lorenzago, e delle sue ferie; ferie «blindate» quant'altre mai per giornalisti e fotografi, ma ancora non abbastanza blindate, secondo i suoi angeli custodi. Si sono lamentati sommessamente, ma con chiarezza, perché i sentieri percorsi non sono abbastanza solitari e spogli di turisti. Eppure il corteo pontificio avrà incontrato finora una cinquantina di «intrusi»; e una sola volta obiettivi, cineprese e giornalisti in caccia della «nota persona» - così viene definita nei messaggi radio della Sicurezza - su per le valli cadorine. La salute va discretamente; «recupera energie», dice Navarro. Ma i disturbi della «fascia extrapiramidale» (una forma di morbo di Parkinson) persistono. Tremore al braccio, fissità dei muscoli facciali, difficoltà nel parlare. Per combatterli si usano sostanze chiamate «dopaminosimih». E probabile che in vacanza la cura venga attenuata, o sospesa. Quan do la Rai ha intercettato il Papa in gita, e gli ha chiesto: «Santità, come vanno le vacanze?» il telecronista ha dovuto sostituire la sua voce a quella di Wojtyla, quando ha mandato in onda il servizio: «Bene, bene, grazie a Dio». La voce del Pontefice non era chiaramente intellegibile, ed è stato il suo segreta rio particolare, mons. Dziwisz, a «tradurre» la risposta. E questo spiega perché quest'anno il Ponte fice sia così «impermeabile» ai cronisti. Qualcosa trapela comunque dal «guscio» in cui lo si vuole racchiudere. Briciole, pietruzze: sufficienti a formare un disegno. La giorna ta montanara di Papa Wojtyla co mincia presto. La villetta che lo ospita non ha nulla di particolare, se non il parco intorno, una foresta di abeti, e il panorama. E' uno cha let a due piani come se ne vedono tanti, con gerani color fucsia e rossi alle finestre. Altrettanto semplice l'arredamento della stanza dell'ospite, al primo piano: un letto a una piazza e mezzo, un armadio, un comodino. Dal letto il Papa vede la finestra, schermata da una tendina bianca a ricamo, e il verde degli abeti. Di fianco il bagno (rifatto di recente, con maniglie e pavimento antiscivolo) e lo studio. I mobili sono in noce: sia la scrivania, su cui troneggia un crocefisso piuttosto largo e piatto, sia la libreria. Il salottino si apre su un balcone con un panorama mozzafiato: il monte Antelao, e le Marmarole, dipinte anche da Tiziano. Nei giorni scorsi stupiti uomini della sicurezza hanno visto apparire Papa Wojtyla sul balcone prima delle sei di mattina. Seduto: guardava le montagne e pregava, preparandosi alla messa che avrebbe celebrato un'ora più tardi nella cappella del primo piano, arredata con moquette rosso scuro, e due inginocchiatoi, uno in velluto e l'altro in skai.. Presenti'mons. Stanislao Dziwisz, suo segretario particolare, Tadeusz Styczen, suo allievo e «erede» della cattedra di etica a Lublino, Angelo Gugel, il suo cameriere, e le suore di casa. Tobiana, una religiosa polacca che da un paio di anni lo segue per prendersi cura del suo guardaroba; Assunta, Immacolata e Margherita, le «Pie Discepole del Vangelo» di Castelfranco Veneto che si occupano del resto. Soprattutto della cucina. La colazione è semplicissima: tè o caffellatte (il Papa preferisce il tè), pane, burro, marmellata. Le tre suoline venete sono spécialiste in arrosti. La cucina si affaccia sul prato dove invitati e giornalisti ascoltano l'Angelus la domenica; ci è capitato di percepire al tempo stesso le parole del Papa e i profu¬ mi profani deU'imminente desinare pontificio. Giovanni Paolo n ama il goulasch, il pesce (bollito) e il formaggio di malga, oltre ai porcini. Nei giorni scorsi deve essere stato contento: sono arrivati in regalo branzini e orate da Venezia, e quanto a funghi, causa pioggia, non c'è chi non gliene abbia portati: una vera dieta. Menù di domenica scorsa: pomodorini e prosciutto su grissini, pasta al forno con besciamella, lesso magro e pollo, patate, funghi e insalata. Dessert, torta di frutta. «Il Papa mangiava di gusto, non spiluccava - ha confidato il cardinale Salvatore Pappalardo, suo ospite -. E ha be¬ vuto un bicchiere di vino rosso, ma niente spumante». Riprendiamo il filo della giornata papale. Prima di partire in gita (quest'anno non ne ha mancata una, nemmeno la pioggia fitta lo ha fermato) Papa Wojtyla legge, passeggia un poco nel giardino, chiacchiera con il suo amico di Lublino. Tadeusz Styczen racconta che «il Papa è molto contento quando viene in Cadore»; le Tre Cime di Lavarcelo gli si sono stampate nell'animo. «Qui ci sentiamo in famiglia» ha confessato mons. Stanislao Dziwisz a Nizzardo Tremoliti, sindaco di questa affascinante cittadina. Poco prima delle undici il corteo si mette in moto e attraversa il paese, per il piacere e l'emozione dei villeggianti. Lo apre una moto rossa, sempre un po' infangata; a cavallo due agenti in borghese. Poi un fuoristrada bianco, a bordo il capo della sicurezza, il trevigiano Camillo Cibin. Segue un altro 4x4 carico: la tenda, le sdraio, le provviste e così via. Poi un fuoristrada della sicurezza, precede la «monovolume» del Papa, scura, con vetri scuri. Wojtyla è seduto di fianco al guidatore, con il finestrino abbassato; sui sedili posteriori Dziwisz e Styczen. A ruota, un altro 4x4 della «Sicurezza», ancora un fuori- strada della forestale e un paio di auto «civetta». Il Papa sta fuori sette-otto ore. Si sceglie un pianoro, una zona il più possibile isolata, e si monta la tenda, con un paio di sdraio da campo, a schienale reclinabile, su cui Giovanni PaolòUfa la sua pennichella pomeridiana, avvolto in una coperta. L'anca operata con esito infelice lo fa soffrire. Spesso devono aiutarlo, prendendolo quasi di peso, a scendere dall'auto. Se il tempo è bello passeggia un po', aiutandosi con due bastoncini simili a quelli da sci, che stanno sostituendo il bastone tradizionale nell'uso di molti alpinisti. Una volta lo si poteva incontrare in pantaloni, giacca a vento e cappello «a cencio», magari mangiando di gusto una scatola di sardine. Ora non abbandona più la ((talare» bianca, e il corredo di viaggio si è arricchito di un porta vivande e di un riscaldapietanze, un'attenzione per l'anziano villeggiante. Per gli altri, pranzo al sacco. Il ritorno è verso le venti. Dopo cena si va nel salottino - arredo: quadri a olio dei monti locali, fra cui il Cridola, un lampadario in ottone con paralumi di vetro simili a campanelle, un piccolo televisore a sedici ponici, su cui il Papa ha visto la finale dei Mondiali -; il Papa discute con Tadeusz Styczen, in polacco naturalmente, di temi elevati. Poi va nel suo appartamento. Legge, come d'altronde anche in gita. I titoli sono un segreto geloso, non si fa pubblicità a nessuno. I temi sono noti: pensiero classico e contemporaneo, filosofia. Ieri leggeva un filosofo contemporaneo, non italiano, vivente. Stranamente quest'anno non ci sono libri di poesia, nello zaino di Papa Wojtyla. La luce al primo piano di villa Mirabello si spegne verso le ventitré. Marco Tosati! Funghi porcini e formaggio di malga: ecco i piatti preferiti del pontefice «Sta bene, recupera energie» Ma la sospensione delle cure gli crea difficoltà nel parlare t t y§jj f * f FINESTRA STUDIO Sopra: la piantina della casa che ospita Giovanni Paolo II sulle montagne del Cadore. A destra: il Pontefice fotografato durante un'escursione Sopra: la piantina della casa che ospita Giovanni Paolo II sulle montagne del Cadore. A destra: il Pontefice fotografato durante un'escursione

Luoghi citati: Cadore, Castelfranco Veneto, Lublino, Venezia