la Corte internazionale parte a rilento
la Corte internazionale parte a rilento L'America non cede e chiede una adesione flessibile con una moratoria di dieci anni la Corte internazionale parte a rilento Si profila un compromesso ROMA. Tira aria di compromesso sul nascituro Tribunale penale internazionale. Fra i delegati dei 162 Paesi presenti alla conferenza di Roma si sta infatti affermando l'idea di affidarsi ad un espediente giuridico per consentire l'istituzione del Tpi nonostante i persistenti disaccordi su ruolo del Consiglio di sicurezza dell'Onu, giurisdizione della corte e poteri del procuratore. L'espediente è quello della clausola dell'«opting-in» e «optingout» che consente ad ogni Stato di aderire o no a singole parti dello statuto. Non si tratta certo di un debutto: applicando la stessa regola in sede di Unione Europea è stato possibile varare la moneta unica nonostante la volontà di Gran Bretagna e Danimarca di restarne fuori. I primi a proporre l'«optingout» sulla giurisdizione automatica della corte sui elimini di guerra e contro l'umanità sono stati gli americani che, al termine di una tesa riunione notturna, sono riusciti grazie al sostegno francese ad ottenere il via libera degli altri tre membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Orni (Russia, Cina e Gran Bretagna). La proposta di far durare ben dieci anni il periodo di moratoria è stata quindi affidata ai buoni uffici del Giappone ma ha incontrato la dura opposizione del gruppo di circa settanta Paesi (fra cui Italia, Germania e Cana da) decisi sostenitori di un Tpi «forte, efficace ed indipendente». «Gli americani vorrebbero ima moratoria lunga ben dieci anni - riassume una fonte della delegazione italiana alla conferenza -, i tedeschi hanno replica to a nome degli europei proponendo solo tre anni. Probabil mente la soluzione si troverà come sempre a metà strada». «Ci stiamo avviando - aggiunge mi delegato europeo - alla nascita di un tribunale à la carte dove i singoli Paesi pottannp .ricorrjere. o no alla moratoria per l'applicazionè automatica della sua giurisdizione sul loro territorio per crimini di guerra o contro l'umanità». «Non sono affatto pessimi sta, la cosa importante in questo momento - commenta Umberto Leanza, capo della delegazione italiana - è far nascere il Tribunale, avere uno statuto. Perché quello è il punto di non ritorno. Poi, dopo, si continuerà a negoziare ed a perfezionare i testi. Occorrerà tempo, molto tempo. D'altra parte per avere il testo finale sulla Convenzione del Mare abbiamo avuto bisogno di dieci anni». Il realismo dei delegati italiani è la cartina di tornasole dei «momenti drammatici del negoziato» di cui ieri ha parlato il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, durante la riunione del Consiglio dei ministri. Il rischio di una spaccatura della conferenza fra i membri permanenti del Consiglio di sicurezza (sostenuti da un crescente numero di Paesi non allineati e del Terzo Mondo) e il gruppo europeo - con Francia e Gran Bretagna in difficile bilico ha fatto temere durante tutta la giornata di ieri il fallimento dei lavori. Non a caso le prime parti del testo finale, redatto dal comitato congiunto presieduto dal canadese Philippe Kirsh, sono state rese pubbliche solo in tarda serata. «Il nostro vero avversario è il tempo - ammette la fonte italiana - perché una volta pubblicato l'intero pacchetto ogni Paese avrà bisogno delle regolamentari 24 ore prima di poter esprimere il voto». Per evitare l'impasse questa sera a mezzanotte gli orologi della conclusiva sessione plenaria veranno ufficialmente «fermati», consentendo agli Stati di votare anche più tardi. Il pericolo di un fallimento non è scongiurato perché anche in caso di compromesso sull'«opting out» sulla giurisdizione del Tpi restano ancora da sciogliere i nodi su poteri del procuratore e ruolo del Consiglio di sicurezza. E' verosimile che assisteremo anche oggi ad un'estenutante giornata di negoziati dietro, le.quinte, con il rischio che l'imprevisto dell'ultima ora possa vanificare il lavoro di 5 settimane. Maurizio IMolinari Ma Italia, Germania e Canada insistono per un periodo di adeguamento di soli tre anni alla giurisdizione dei crimini di guerra L'assemblea plenaria dei 162 Paesi al palazzo della Fao a Roma
Persone citate: Cana, Lamberto Dini, Maurizio Imolinari, Philippe Kirsh, Umberto Leanza
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