Il ritorno a casa dell'«americano»

Il ritorno a casa dell'«americano» Il ritorno a casa dell'«americano» Dopo 36 anni trascorsi alla General Electric Igrandi amori? Varte, le Dolomiti e l'Alfa coupé TORINO. Per Paolo Fresco «la Fiat rappresenta un ritorno a casa», l'ha detto lui, appena saputo della sua designazione a presidente, ma rappresenta anche, sono sempre parole sue «l'occasione per mettere a frutto, nel mio Paese, 36 anni di lavoro all'estero». Nato a Milano, cresciuto a Genova, vissuto a Londra e negli Stati Uniti Paolo Fresco fa parte dell'Olimpo mondiale dei manager. La sua storia professionale, dopo la laurea in giurisprudenza, comincia a Roma dove fa l'avvocato, ma nel 1962, a 28 anni, riceve un'offerta che gli fa cambiare idea: organizzare l'ufficio legale della filiale italiana di General Electric. Accetta e in poco tempo è a capo del settore legale, da dove passa al marketing, per diventare, nel 1972, amministratore delegato della Ge Italia. Ma ben presto il suo campo d'azione diventa internazionale, prima come responsabile del colosso americano per il Medio Oriente e rAfrica, poi, nei primi Anni Ot¬ tanta, il passo decisivo: la Ge stava attraversando un periodo complesso, era cresciuta troppo e i costi erano fuori controllo, così decise di concentrarsi sulle 13 aree considerate strategiche. Così Paolo Fresco, dal 1985, viene chiamato al vertice della Ge International per guidare, da Londra, il riposizionamento della'multinazionale. Due anni dopo il gruppo, rinvigorito, lanciava l'operazione di rafforzamento del suo core business, in cui Fresco fu protagonista di momenti nodali, come l'acquisto dell'ungherese Tungsram, il più grosso investimento all'Est di una società occidentale. Poi, nel 1992, il grande balzo: vicepresidente esecutivo della General Electric. A fine gennaio di quest'anno, Fresco, già nel consiglio di amministrazione della Fiat in rappresentanza della Ge, viene designato alla presidenza del Gruppo torinese e Giovanni Agnelli, a chi gli chiede i motivi della scelta, risponde: «Perché è bravo». Ma ieri Paolo Fresco, 65 anni appena compiuti, durante la conferenza stampa al Lingotto, ha lasciato intravedere anche quel che c'è sotto il suo gessato grigio da top manager. Una passione per l'Alfa Romeo, ad esempio, che, nella versione coupé, sarà la vettura che guiderà nei suoi spostamenti. Poi l'amore per la montagna (si dice sappia ancora intonare «Stelutis alpinis», imparata da sua madre friulana) coltivato nel modo più puro, quello di chi fa roccia: ai primi di agosto andrà in vacanza a Cortina d'Ampezzo, le Dolomiti sono una sua meta abituale. Ma c'è anche la villa di Fiesole, comprata di recente, che sarà il suo «buen retiro», da dividere con la moglie Marlene, quando gli impegni alla Fiat glielo permetteranno. E c'è il trasporto per la pittura, per i grandi autori, che colleziona. Forse più di tutto, però, per far capire Paolo Fresco c'è il motto ereditato da suo padre: «Le cose debbono sempre essere fatte al meglio». lv. cor.]

Persone citate: Fresco, Giovanni Agnelli, Paolo Fresco