« La sfida si vince con la flessibilità »

« La sfida si vince con la flessibilità » « La sfida si vince con la flessibilità » Bocciate le 35 ore, «ingessano imprese e sviluppo» STRATEGIE I PROGETTI DEL TOP MANAGER ■ ■ NA conferenza stampa a BUS tutto campo. E un Paolo Fresco pronto a precise incursioni anche sul fronte della politica economica, perché «esistono degli argomenti che hanno un'incidenza specifica sulla gestione aziendale e di quelli dobbiamo occuparci»'. Viene allora da sé l'attacco diretto alle «incoerenti» 35 ore, al Fisco tiranno, e alla flessibilità che non c'è. La ricetta del presidente della Fiat è quella del mercato e dell'economia liberalizzata, magari secondo strategie ispirate anche al modello americano che ha creato sviluppo e nuovi posti. Per circa un'ora, il numero uno del Lingotto ha risposto alle domande dei giornalisti italiani e no, in una grande intervista a più voci organizzata per rispondere alle tante richieste ricevute e non far differenza fra «figli e figliocci». Si è spaziato dalle strategie impostate dalla Fiat alle opportunità della globalizzazione. In sintesi, ecco i principali temi affrontanti. La politica. Era un quesito che non poteva mancare. Fresco comincia affermando che la regola chiave deve essere «l'indipendenza dei poteri». E poi aggiunge: «Io non so se ho un'esperienza sufficiente in questo Paese. Posso solo dire che la Fiat ha un tale peso sull'economia che è comprensibile che una sua azione possa avere ripercussioni a livello nazionale. Di questo dobbiamo sempre essere consapevoli, perché è una cosa che ci attribuisce anche una certa responsabiltà». n fisco e l'esempio americano. «In Italia c'è una pressione fiscale troppo alta; bisognerebbe seguire il modello statunitense». L'esperienza fatta negli Usa consiglia a Paolo Fresco di insistere a proporre la strada della flessibilità per garantire lo sviluppo e le possibilità di combattere la disoccupazione. Il lavoro, in particolare, è per il nuovo i.'amero uno del Lingotto «un problema che non si può addossare a questa o a quella azienda» e l'obiettivo principale delle politiche economiche «dovrebbe essere quello di creare maggiore competitività del sistema industriale: così si vende di più e si ha più occupazione diretta e indiretta». «L'esempio più eclatante è quello americano - ha assicurato Fresco -: il presidente di un'azienda sa che è sua responsabilità rendere la sua impresa più competitiva, per vincere la sfida mondiale, per battere coreani e giapponesi. Se per ottenere ciò deve trasferire delle lavorazioni da un posto a un altro lo fa. Il risultato è che negli Stati Uniti non c'è disoccupazione, si è riusciti a creare lavoro perseguendo l'obiettivo dell'efficienza imprenditoriale». Le 35 ore. La bocciatura è incondizionata: «E' un fatto completamente incoerente con quello che il mondo più avanzato sta cercando di fare, cioè introdurre la flessibilità». Per il presidente della Fiat, «tutte le limitazioni legislative sono negative», anche perché la flessibilità nel lavoro «serve per aumentare la competitività dei Paesi più sviluppati e quindi per evitare che vengano travolti quelli in via di sviluppo che hanno un costo del lavoro molto inferiore». . I mercati asiatici e la crisi. Luci e ombre nelle previsioni di Fresco sull'avvenire delle Tigri asiatiche. «Non abbiamo ancora visto l'onda di ritorno della crisi», è il suo giudizio, ma questa ci sarà quando le econo- mie asiatiche sceglieranno la via dell'export per risollevarsi dalla crisi, ci sarà del dumping (vendita sottocosto delle merci, ndr) e i Paesi occidentali ne soffriranno molto. «Un'altra valutazione che si può fare - ha precisato - è che tutto dipende da quello che adesso succede in Giappone». Se Tokyo «trova fiducia e comincia a spendere, il problema non si risolverà rapidamente ma avrà toccato il suo picco minimo». Se invece entrerà in crisi, «la questione diventerà più grave e avrà conseguenze molto maggiori sul resto del mondo». La Bmw? Per le smentite Fiat dei giorni scorsi, una replica al massimo livello. «Non ci sono contatti», garantisce Fresco. Con una promessa: «Quando ci sarà qualcosa da raccontare, sarò il primo farlo, e questo per il bene di tutti gli azionisti». La vendita della Seat. Il nuovo presidente della Fiat concede che sarebbe stato meglio evitarla. «Non possiamo cambiare il passato, purtroppo - ha sostenuto -. Tante cose sono successe, alcune positive, altre, col senno di poi, negative. E questa è una di quelle che, viste a posteriori, sono negative». L'editoria. E' questa una parte delle attività del gruppo, confessa Fresco, che sinora non è stata esaminata. Tuttavia, è ancora l'esperienza alla General Electric a venirgli in aiuto. La multinazionale americana «ha un investimento nella Nbc, il più grande network televisivo degli Stati Uniti ed uno dei più grandi del mondo, e non vedo incompatibilità con il mondo industriale». La soluzione, spiega, è quella di «tenere seperati i diritti dei giornalisti dalla gestione economica del business», in modo che entrambi gli attori siano soddisfatti. Il vero giudizio, è la morale, «va dato sulla opportunità economica». Giovanni Alberto Agnelli. «Lo conoscevo abbastanza bene, lo trovavo formidabile e pieno di nuove idee. Perderlo è stato una tragedia». Il patto di sindacato. Una domanda spigolosa arriva sull'intesa che lega i principali azionisti della Fiat che, secondo alcuni, non garantirebbe abbastanza la trasparenza. Fresco sostiene che non è questo il caso anche se, ammette, «sul patto di sindacato Fiat non ne so abbastanza, so che è stato disdettato». Più in generale, intervenendo sul tema del capitalismo familiare spesso oggetto di infuocati dibattiti, il manager «americano» invita a non badare alle generalizzazioni che sono un rischio. «Il mio mandato - ha detto convinto - non sarebbe stato differente se la Fiat fosse una public company». [m. zat.ì «La fine degli incentivi non sarà un dramma Dobbiamo aspettarci l'onda di ritorno della crisi asiatica» «La pressione fiscale in Italia troppo alta Per creare lavoro bisogna seguire il modello americano»

Persone citate: Fresco, Giovanni Alberto Agnelli, Paolo Fresco

Luoghi citati: Giappone, Italia, Stati Uniti, Tokyo, Usa