Di Pietro: Scalfari» bob gradiva il Polo

Di Pietro: Scalfari» bob gradiva il Polo Nuove critiche dall'ex pm Di Pietro: Scalfari» bob gradiva il Polo «Me lo fece capire quando andai a trovarlo al Colle» ROMA. Antonio Di Pietro conferma le critiche al Presidente della Repubblica per il discorso al Csm. E, in una intervista all'«Espresso», aggiunge nuovi particolari sul suo incontro con Scalfaro a proposito dell'invito a comparire spedito dal pool a Berlusconi. «Ricordo benissimo che, quando incontrai Scalfaro su suo invito il 9 dicembre del '94, dopo aver lasciato la toga, lui non si lamentò per tempi e modi della consegna dell'invito a comparire - sostiene Di Pietro -. Ebbi invece l'impressione che volesse capire se avevo intenzione di scendere in politica e, soprattutto, da che parte. All'epoca, Scalfaro mi fece intendere che non gradiva lo schieramento di Berlusconi». Per il resto, l'ex pm conferma di non avere intenzione di candidarsi al Quirinale, almeno nel '99. «Chi lo afferma dice una stupidaggine - taglia corto -. Primo perché non avrò 50 anni al momento dell'elezione e quindi, anche volendo, non potrei competere. Secondo, perché con la legislazione attuale in Parlamento non raccoglierei nemmeno il voto di me stesso. Terzo, perché sfido chiunque a dimostrare che io abbia mai attaccato Scalfaro per primo. Ho solo protestato perché, mentre stavo tranquillamente camminando, mi sono stati pestati i piedi...». Di Pietro ripete che Scalfaro al Csm non avrebbe dovuto mettere sullo stesso piano Berlusconi e il pool di Milano. E ribadisce che l'unica soluzione possibile per Tangentopoli è attendere il completo esito dei processi. L'ipotesi di una amnistia avanzata da Cossiga? «A lui - spiega Di Pietro - va riconosciuta la faccia tosta di avere espresso questa idea pubblicamente, molti sotto sotto ci stanno lavorando: troppo facile e troppo bello per il partito degli impuniti». Quanto all'Ulivo, infine, Di Pietro apre una querelle col Verde Marco Boato. «L'Ulivo deve fare una scelta dice -: se vuole Boato si tiene Boato, se vuole Di Pietro si tiene Di Pietro». L'ex magistrato ammette le tensioni create nell'Ulivo dalla sua «esuberanza» («Ci sono alcuni esponenti dei partiti minori che si lamentano molto della mia attività: li capisco, ma non li giustifico...») e fa nomi e cognomi. Secca la replica di Boato «Temo che Di Pietro sia affetto al tempo stesso da una forma di narcisismo maniacale e di solipsismo psicologico. Non ho nessuna intenzione di seguirlo. Di Pie tra deve ancora decidere cosa farà da grande. Io ho scelto l'Ulivo...». La «reiterazione degli attacchi al Presidente della Repubblica» preoccupa anche il vicesegretario Ppi, Enrico Letta: «Ci lasciano ancora più perplessi circa la sua capacità di interpretare in modo equilibrato e corretto il ruolo politico di appartenente a questa coalizione», [r. int.] !cbìi» non oto'

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