Verìfica, parie la maratona di Prodi di Antonella Rampino

Verìfica, parie la maratona di Prodi Bertinotti cauto sul discorso del premier, ma la fiducia non dovrebbe essere in discussione Verìfica, parie la maratona di Prodi D'Alema: vinceremo la guerra del lavoro ROMA. Che cosa dirà stamattina Prodi in Parlamento, chiedendo la fiducia per il proprio governo? La risposta la conosce fino in fondo forse solo il presidente della Repubblica, perché ieri sera, dopo una giornata di riunioni e controriunioni, Prodi è salito al Colle, accompagnato dal sottosegretario Enrico Micheli. Ma l'interrogativo non è di secondo piano, poiché il dicastero Prodi, per continuare ad esistere, necessita dei voti di Rifondazione. E Bertinotti in questi giorni, anche ieri, non ha fatto che ripetere «... dipende da cosa dirà il presidente del Consiglio in aula». Sarà un discorso «forte», «alto», «impegnativo e impegnato», hanno ripetuto ieri i leader della maggioranza, da D'Alema a Veltroni, a Marini. Solo Dini ha lanciato una velata osservazione, speriamo che sulla politica economica non si torni indietro, che non si punti a soluzioni assistenziali. Marini per la verità è anche sceso in dettaglio. Il segretario del partito al quale Prodi si richiama ha detto che i Popolari hanno avanzato le loro richieste: «Infrastrutture, riordino degli incentivi, oggi scarsamente coordinati, miglioramento dei servizi della pubblica amministrazione». E ha aggiunto che il progetto per l'agenzia per il Sud «non sarà un carrozzone». D'Alema, interrogato in proposito dal Tg3, ha detto che Botteghe Oscure «vuole che il governo, vinta la battaglia per l'Euro, adesso vinca la battaglia per il lavoro e le riforme, e lo sosteniamo perché vada in questa direzione». Dunque, la positiva conclusione della verifica sembrerebbe scontata, nonostante ancora ieri Bertinotti tuonasse, «senza una sterzata non si termina la legislatura». Parole con- trobilanciate dal cossuttiano Oliviero Diliberto, «non siamo, certo in un clima da thriller, anche se non consentiremo certo di ridurre il tutto ad ima commedia all'italiana». Il che significa che, appunto, tutto dipenderà da quel che dirà Prodi. E se il discorso sarà «alto», «impegnato e impegnativo», certo è pure che il presidente del Consiglio non scenderà nel dettaglio dei provvedimenti: l'accordo, raggiunto nel vertice di maggioranza dello scorso giovedì, è appunto di rimandare i «dettagli» al tempo della Finanziaria. Come dire, i conti si fanno al momento di mettere su carta i numeri. Ma Rifondazione preme perché i «numeri» di quell'accordo vengano rispettati. I provvedimenti per il Sud constano di tre diversi stadi: le misure di sostegno allo sviluppo dell'autoimprenditoriahtà, finanziamenti alle imprese che assumo¬ no nella misura di 18-19 milioni prò capite, e infine 60 mila assunzioni con lavoro interinale attraverso l'agenzia Italia Lavoro. Si raggiungerebbe l'obiettivo di ricollocare i 160 mila attualmente impegnati nei lavori socialmente utili, contratti a termine che stanno andando in scadenza. E, per quel che riguarda Italia Lavoro, trattandosi di lavoro in affitto, nella fase di «disoccupazione» prima di un eventuale reimpiego, è previsto un sussidio: il governo propone 500 mila lire, Rifondazione insiste perché siano 800 mila, e la trattativa si chiuderà probabilmente a mezza strada. E proprio su queste misure ieri c'è stato un piccolo giallo. Perché il ministro del Lavoro Tiziano Treu, dopo che dalla Cgil era filtrata una certa contrarietà a siffatti provvedimenti, aveva dichiarato alle agenzie che «non è alle vista nessuna assunzione, e tantomeno di 100 mila e più persone». Una dichiarazione capace di far saltare la trattativa con Rifondazione, anche perché subito dopo Bertinotti aveva alzato gh scudi, «guardate cosa fa, invece, Tony Blair in Gran Bretagna». Ma, scavando, si scopre che invece, al di là delle posizioni di bandiera, a viale del Policlinico sono abbastanza tranquilli, e considerano l'opinione di Treu «diversa da quella dell'entourage di Prodi». E si capisce il perché: il ministro del Lavoro è il più esposto nei rapporti con i sindacati e la Confindustria. Mentre da Botteghe Oscure, attraverso la «velina rossa» è ieri insolitamente filtrato un sogno: che Prodi arrivasse in Parlamento con in tasca provvedimenti simili a quelli di Blair. Il quale ieri ha messo sul piatto «300 mila miliardi di investimenti nel settore pubblico». Una pura politica di deficit spending, ma attuata dopo i duri anni del risanamento tàteheriano. Davvero un dalemiano sogno di mezz'estate, per l'Italia. Antonella Rampino E dalla Quercia lanciano un sogno «Facciamo come Blair» Accanto il premier Romano Prodi In basso il sen. Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Roma