Viaggia sui fax il siluro a D'Alema di Augusto Minzolini

Viaggia sui fax il siluro a D'Alema Viaggia sui fax il siluro a D'Alema Sulla giustizia vince sempre la linea dura DALLA A, soprattutto, • c'è stata una spiegazione del capo del governo che non è certo consona al suo ruolo istituzionale: «Le sedi dell'Ulivo sono inondate da messaggi su Internet e da fax di gente che spara contro la Commissione». Ci risiamo. Ma come, la politica del governo condizionata da un migliaio di fax? Ed in fondo è sempre quel popolo senza volto che si identifica peiffax chft fornisce l'alibi pei* fa rivolta'del gruppo dei Senato della sinistra diessina contro la famigerata Commissione: Poi,, ovviamente, dietro a quel simbolo strausato c'è di tutto. C'è, ad esempio, il disappunto di Cesare Salvi che se l'è presa per non essere stato informato del cambio di knea in favore del dialogo sulla Commissione deciso dal segretario la settimana scorsa. Per due giorni il capogruppo dei senatori ha interrotto ogni comunicazione con il Bottegone, poi ha cominciato a lavorare contro. C'è il gruppone giustizialista che a Palazzo Madama è quanto mai numeroso. Ci sono ancora gli ulivisti e gli scontenti che odiano D'Alema. Alla fine ne è venuto fuo; ri .un^i^urcual segretario far- »| -màtoi' màlico a dirlo, ^tlrunanimità e sotto forma di fax. Ecco: quello che colpisce a la^ieit^ff lessi - S^estos dato di continuità nell'ulivo." Oggi, come nel '92, nel '94, nel '96, ogni fatto politico che si consuma all'interno del centro-sinistra o dell'Ulivo deve essere celebrato all'insegna della giustizia, o meglio, della difesa dei giudici. Prodi e Veltroni vogliono ridimensionare D'Alema? Ebbene, per compiere il loro disegno approfittano delle polemiche sulla Commissione su Tangentopoli. Più o meno la stessa ^Cosa hanno fatto quelli chefnell'Ulivo voleva-1 no affossare la Commissione Bicamerale: hanno gridato all'inciucip, allo «scambio riforme^gius^tteia». Ed. è ,sen> pre ' l'argomento giustizia quello a cui Antonio Di Pietro ha affidato il suo tentativo di ..idsa^^^^wsMche^g^jndici di popolarità. E' un dato culturale, quasi l'unico mastice ideologico che tiene insieme una coalizione, uno schieramento che ormai è reattivo solo su questo tema. Ci vuole, ad esempio, un'intervista di Bettino Craxi - che si può certo criticare ma non certo chiedere di non pubblicare - per ridestare il polemista Giorgio Bocca dal suo torpore. Eh già, nell'Ulivo per far fuori un avversario basta dire sei contro i giudici, come nel Polo di questi tempi i falchi fanno fuori le colombe al grido fate il gioco dei giudici. _ Chi s^ilJ mezzo, ,chi cerca di evitare una guerra santa, non ha diritto di cittadinanza, non ha speranza. Sulla verifica D'Alema o Marini possono anche far contare* i loro punti di vista. Sulla giustizia, invece, no. Di questi tempi vincono sempre i duri, quelli che gridano di più. Ed è inuti- le che D'Alema ricordi ai suoi: «Le Commissioni di inchiesta sono uno strumento di controllo a disposizione dell'opposizione, quando eravamo all'opposizione ne abbiamo tenute tante»; oppure, che rimarchi la differenza tra «commissione di inchiesta e commissione di indagine»; o, ancora, che bisogna evitare «guerre di religione» su argomenti delicati come la giustizia. Niente da fare, da ques^ orecchio non le sentono né'Berlusconi, né i suoi. Insomma, chi sta in mezzo rischia di fare ialine, del pa-ciere che le busca da tutte e due le parti. «Berlusconi - si lamenta il segretario - dice che sono io ad usare i giudici contro di lui, parla di un regime comunista. Ebbene, vorrei che i miei oltre alle parole di solidarietà verso i giudici, ne dicessero qualcuna anche per me». Son passati 6 anni dall'inizio di Tangentopoli e siamo al punto di partenza. Il governo Berlusconi fu ferito dallo scontro sul decreto Biondi, la Commissione bicamerale è morta sull'impossibilità di trovare un'intesa sulla giustizia. Rimane la realtà drammatica di un Paese alle prese con una transizione infinita, diviso a metà e governato ancora dal popolo dei fax. Augusto Minzolini