Tangentopoli, affonda la commissione di Alberto Rapisarda
Tangentopoli, affonda la commissione Quasi atì'unanimità i senatori'^ per il no. La vorrebbero solo diniani e socialisti Tangentopoli, affonda la commissione Letta: «Sì, ci stadioincartati» ROMA. Non riesce a nascere la commissione di inchiesta parlamentare «su Tangentopoli» (titolo troppo vago), tanto desiderata da Berlusconi. £ si scopre che sono in pochi a rammaricarsene veramente. Non la vogliono i senatori democratici di sinistra che lo hanno detto ieri a D'Alema quasi all'unanimità, provocando un comprensibile scompiglio nelle file del partito. Tentennano i popolari, che pure speravano nella commissione per riabilitare politicamente la De. Berlusconi la considera ormai «definitivamente affondata», pur addossandone la responsabilità alla maggioranza. Fini si affretta a «prendere atto» della situazione, con malcelato sollievo, perché anche per lui è difficile accettare una commissione sospettata di voler processare i magistrati che hanno scoperto i corrotti di Tangentopoli. Insistono i diniani e i socialisti di Boselli a volere questa commissione di inchiesta che sembra già morta. Anche i «verdi» si sono tirati indietro e invitano la maggioranza a rinviare il problema a settembre. Insomma, avanti con Prodi alla guida di un tacito «governo balneare», con l'impegno di fare i conti alla ripresa autunnale. Quando tutto il groviglio di problemi accumulato in questo periodo dovrà pur essere affrontato, visto che Bertinotti chiederà allora la «vera» verifica. «Ci siamo incartati» ammette il vicesegretario dei popolari, Enrico Letta. «Un Paese normale non può tollerare che la | politica si riduca al bipolari' smo tra due "schizzati": Berlu sconi e Di Pietro» sì lamenta il «verde» Pieroni. Romano Prodi, «dacci-,ima mano-per uscire dal pantano», esorta. 1 1 * ' Prodi, nei giorni scorsi, si guardato bene dal prendere posizione: sìa nello-scontro tra Di Pietro e Scali aro, sia in questo sulla poco chiara commissione di inchiesta sulla corruzione Solo ieri si è fatto avanti in modo esplicito un^ixprodiano», !il popolare Giahclaudio Bressa, per dare una sberla (politica) a Massimo D'Alema, accusato di essère un «improvvisatore» causa delle attuali difficoltà della maggioranza. Sulla commissione non bisognava cedere. D'Alema, a questo punto, si sente come un giocatore lascia to in fuorigioco da tutti gli altri che si sono rapidamente tirati indietro. Così ora i popolari, dopo aver trattato con Berlusconi per far nascere la commissione, dicono che o ci si li mita ad una «indagine politicostorica» o non se ne fa nulla. Parlando al Tg3 il segretario dei Ds ribatte ai suoi dissen zienti e agli altri che «alle urla non si risponde con le urla» e che «al fanatismo» di Berlusconi lui risponde con lo spirito di dialogo. Comunque, la commissione come la chiedeva il Polo «nessuno di noi la voleva». «Il Polo vuole una commissióne per colpire la magistratura e noi». A quanto si capisce, si stanno affrontando sul campo politico, malgrado le rutilanti dichiarazioni contrarie, due opposte impotenze. La maggioranza è chiaramente divisa sull'opportunità di varare una inchiesta sulla fase di Tangentopoli, visto che non si capisce dove debba andare a parare e a cosa possa servire. L'opposizione è anche lei divisa, perché Gianfranco Fini e anche Casini non se la sentono di mettere anche la lo- to firma sotto il documento preparato da Berlusconi per motivare l'indagine parlamentare. Casini, comunque, dice che è «falso» parlar di dissensi. Quello che nessuno degli oltre mille parlamentari eletti dai cittadini spiega, è perché mai si accapigliano sii questa storia della commissione (vicenda come sempre incomprensibile per gli elettori) e non approvano, invece, le leggi necessarie per impedire che dipendènti pubblici e' pubblici amministratori continuino a chiedere troppo spesso tangenti. Le proposte di legge sono insabbiate in Senato senza che nessuno senta il bisogno di spiegare di chi è la responsabilità. Alberto Rapisarda Il ministro degli Esteri Lamberto Dini, a centro pagina D'Alema e Veltroni
Luoghi citati: Roma
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