«La Cupola uccise Salvo Lima»
«La Cupola uccise Salvo Lima» Condannati Riina, Aglieri e Calò. A Giovanni Brusca diciotto anni di carcere «La Cupola uccise Salvo Lima» Palermo, 18 ergastoli per l'omicidio delpolitico PALERMO. Per l'omicidio dell'eurodeputato De ed ex sindaco di Palermo Salvo Lima il 12 marzo 1992 poco prima delle stragi di Capaci e via D'Amelio, la corte d'assise di Palermo ha inflitto 18 ergastoli e 20 condanne a pene minori. Francesco Paolo Onorato, il killer che sparò da una enduro gialla e che si è pentito da tempo, è stato condannato in tutto a 13 anni di reclusione. Guanto di velluto dei giudici anche per i pentiti Giovanbattista Ferrante (13 anni) e Salvatore Cancemi (18 anni); Giovanni Brusca, tuttora considerato «dichiarante» e dunque non a pieno titolo collaboratore della giustizia, ha avuto 18 anni. Fra i condannati all'ergastolo, in blocco i componenti della «cupola» fra i quali il numero uno Tot ò Riina, Pietro Aglieri, Pippo Calò, Francesco Madonia, Antonino Geraci e Bernardo Brusca indicato come tale anche da suo figlio Giovanni. La corte ha discusso in camera di consiglio per due giorni, valutando le singole posizioni e si ha l'impressione che abbia accolto l'impianto accusatorio prospettato dalla procura della Repubblica diretta da Gian Carlo Caselli. Ma per avere una conferma definitiva occorrerà attendere le motivazioni. Non soltanto nella requisitoria-fiume conclusa con le richieste di condanna, ma in tutti i quattro anni del processo (il collegio giudicante ha dovuto essere modificato per due volte a causa di incompatibilità fra i suoi componenti), la pubblica accusa ha sostenuto che l'uccisione di Lima «fu l'inizio di una strategia di guerra della mafia non soltanto contro esponenti delle istituzioni, ma anche contro soggetti del mondo politico che, dopo aver usato Cosa nostra, l'avevano tradita». E commentando in aula il dispositivo della sentenza letto nel pomeriggio verso le 18 dal presidente Giuseppe Nobile, il pm Gioacchino Natoli, neo eletto al Cam dove sta per trasferirsi lasciando la procura, ha osservato: «Le ipotesi dei pm sono state confermate integralmente dai giudici del dibattimento e la nostra soddisfazione non può mancare». Suffragata da numerosi pentiti, l'accusa ha sostenuto che la mafia, fiduciosa di essere assolta anche per la presenza in Cassazione di Corrado Carnevale, si sentì tradita da Lima e dal suo capo corrente Giulio Andreotti quando la Corte Suprema confermò gli ergastoli nel primo maxi processo a Cosa nostra. Il pentito Cancemi riferì: «Il verdetto della Cassazione arrivò come una mazzata. Riina riunì la commissione e disse: "Questo cornuto di Lima deve morire"». Per la parte civile (ai due figli del politico andrà un risarcimento di 100 milioni), che è stata rappresentata dall'avvocato Alessandro Bonsignore «più che un processo agli assassini di Salvo Lima questo è stato un processo alla vittima che fu uccisa non per avere favorito la mafia, ma per essersi rifiutata di farlo». Antonio Ravfdà T
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