IL GRANDE AZZARDO di Edmondo Berselli
IL GRANDE AZZARDO DALLA PRIMA PAGINA IL GRANDE AZZARDO non annovera nel proprio passato ispirazioni particolarmente garantiste, e che è stato uno dei più colossali beneficiari dell'opera della Procura di Milano, proprio la posizione di An rivela che la linea di Berlusconi ha avuto fortuna. In sostanza, il Cavaliere è riuscito nell'impresa di trasformare la propria posizione personale nella questione cruciale della politica italiana. Talmente cruciale che in questo momento, di fronte al dilemma della commissione parlamentare (di inchiesta o di indagine, come si discute adesso), tutto il resto sfuma tristemente sullo efondo. Ormai, ciò che conta è il conflitto terribilmente reale, ma anche terribilmente mediatico, giocato nei tribunali ma anche nell'immaginario, cioè ad un tempo concreto e astratto, fra Berlusconi e la magistratura. La magistratura nel suo insieme: non è possibile infatti distinguere la procura di Milano o di Palermo dal resto dell'ordine giudiziario. La scommessa di Ber¬ lusconi implica necessariamente che il regolamento dei conti avvenga con tutta la magistratura, in quanto istituzione complessiva. Il calcolo non è affatto illogico. Il leader di Forza Italia mette nel conto che il clima è cambiato vistosamente dai tempi di Tangentopoli. Oggi settori consistenti dell'establishment vedono nelle disgrazie giudiziarie berlusconiane qualcosa che li colpisce per interposta persona, e quindi tendono a solidarizzare; e nell'opinione pubblica sembra diffondersi insofferenza per d'accanimento» del pool di Milano. Ma la razionalità di questo calcolo e della scommessa conseguente forse trascura un particolare. Certo, è probabile che la scorta di indignazione sia esaurita. Tuttavia le velleità di ritorno al passato stanno assumendo una tonalità francamente eccessiva. Cossiga che chiede l'amnistia, i molti che fanno atto di contrizione rispetto al destino di Craxi, il coro dei complici, se non altro, del grande intreccio politico-affaristico chiamato Tangentopoli, che rivendica un ruolo e un avvenire politico. C'è qualcosa di troppo. Certo, è possibile che la storia del sistema italiano sia ancora in gran parte da scrivere, da analizzare con equilibrio e senza demonizzazioni. Ma la consueta genialità strategica di Berlusconi, la capacità di convincere l'opinione pubblica di essere una vittima, l'abilità strepitosa nel vellicare l'anticomunismo del proprio elettorato anche in assenza dei comunisti, si portano dietro anche il fardello di una parata di revenant da fare impressione, insieme a una ventata di restaurazione che lascia disarmati. Per lo spirito provocatorio di Cossiga, gli «straccioni» dell'Udr, il plotone di semi-leader e mezze figure recentemente riemerse nelle sale romane, costituiscono una rivendicazione della politica nella sua essenza. Per il Cavaliere, questa specie di esercito della Santa Fede, di Lazzari che vogliono tornare, potrebbe essere al contrario una delle peggiori compagnie auspicabili. Perché la scommessa di convincere la «gente» di essere condannato ingiustamente può avere successo, malgrado la sua carica anti-istituzionale. Ma se in questo modo si legittima il ritorno del passato - di quel passato, così ben noto - anche nella strategia di Berlusconi potrebbe aprirsi una crepa. Edmondo Berselli
Persone citate: Berlusconi, Cossiga, Craxi, Lazzari, Santa Fede
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