Il «Lucifero» del palato di Edoardo Raspelli

Il «Lucifero» del palato Dalla California la scintilla della banalizzazione del gusto Il «Lucifero» del palato CHISSÀ' se se ne sarà mai accorto; chissà se avrà mai capito, lui ma anche il più giovane fratello, che man mano che la loro idea prendeva piede nel mondo, il mondo cambiava? Chissà se si saranno mai accorti che dietro quell'hamburger, quella patatina frìtta, c'era una enorme svolta, uno sconvolgimento epocale, un cambiamento, io credo, pari ad una rivoluzione in armi? Esagero? Per il mangiare di oggi, per il modo di nutrirci degli Anni Novanta e Duemila, i McDonald hanno avuto la stessa forza, la stessa violenza ojrimente e dirompente dell'assalto alla Bastiglia. In Francia, la decapitazione dei re, dei principi, dei duchi, dei marchesi e dei conti, rendendo uberi e disoccupati stuoli di cuochi di palazzo, ha fatto sì che le barrette bianche aprissero grandi ristoranti per la nuova classe emergente, i ricchi borghesi. Il 1789 ha voluto dire per la Francia (e poi per il mondo) la nascita di un gusto, del buon gusto, della raffinatezza e della classe, della ricercatezza e del sublime a tavola. In Usa, quel primo fast-food di San Bernardino, in California, ha voluto dire stravolgere il modo di alimentarsi e, quindi, di vivere, prima della popolazione cittadina, poi di quella americana e, infine, di quella mondiale. Centinaia di anni di alimentazione «convenzionale», centinaia di anni in cui, con la cultura, il piacere del cibo aveva preso il sopravvento sulla cruda necessità di alimentarsi ed ora, in meno di mezzo secolo, il ritorno capillare al punto di partenza. Già, perché questo c'è dietro i 23 mila ristoranti sparsi in 111 Paesi; tutto questo c'è dietro quegli sgargianti, * accattivanti archi dorati, simbolo del nostro secolo: ritornare indietro, a quando l'uomo non era altro che una macchina che doveva fermarsi il meno possibile e sol- Il cibo da pia rapida ridotto acere necessità tanto per riprendere energie. Il cibo, quindi, solo come necessità primaria di sopravvivenza, un rito da svolgere in fretta, proprio perché non se ne può fare a meno: il minor tempo possibile dedicato al cibo perché poi, leggeri e scattanti, bisogna ritornare al lavoro. Dietro quella grande Emme tondeggiante c'è la Morte della cultura latina e mediterranea. Sapete che cosa vuol dire la parola «mensa»: dal latino indica il «piatto» di farina ed acqua sulla quale gli antichi mettevano il cibo. Nella fuga da Troia in fiamme, Enea ed i suoi compagni sono costretti a mangiare le «mense», visto che non hanno nulla ma metterci sopra. Il cristianesimo ha fatto del cibo (e del vino) un punto nodale: le nozze di Cana, il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, l'ultima Cena... hanno, anche, un valore, si licet, «gastronomico». Questo modo, questa visione del mangiare, anche senza arrivare all'edonismo sfrenato di qualcuno (me compreso) hanno, ai loro antipodi, un mondo fatto di diavoli, di demom, che hanno sconvolto la nostra esistenza, condizionato le nostre scelte gastronomiche, rivoltato completamente le nostre abitudini e, financo, ed è la cosa più grave, i gusti nostri e quelli dei nostri figli. John Pemberton, che nel 1886, ad Atlanta inventò la dolciastra, stucchevole, egualitaria Coca Cola, è stato Lucifero; Maurice McDonald, Belzebù; Richard McDonald, Satana; la Grande Distribuzione Organizzata (che ci omologa gli acquisti), lo Spirito Maligno; la Pubblicità (che ci ha convinto della bontà del tutto), il Berlicche del nostro piacere. Edoardo Raspelli Il cibo ridotto da piacere a rapida necessità

Persone citate: Cana, Cena, John Pemberton, Maurice Mcdonald, Richard Mcdonald, Spirito Maligno

Luoghi citati: Atlanta, California, Francia, Usa