Addio al signore degli hamburger

Addio al signore degli hamburger Con il fratello aprì il primo fast-food, con un venditore di frullatori lo esportò nel mondo Addio al signore degli hamburger Dick McDonald, 89 anni NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO In realtà, l'uomo avrebbe voluto darsi al cinema, ma quando Hollywood fece dei suoi sogni polpette, si spostò di un centinaio di chilometri e se li frisse. Poi non è stata colpa sua, se il pianeta intero se li è dovuti ingoiare. Lui ci mise solo il nome e l'idea, un rappresentante di frullatori che passava di lì capì che era, quella sì, una trovata da Oscar e nacque McDonald. E' morto McDonald: Richard McDonald, detto Dick, di anni 89, per cause naturali, in una città del New Hampshire chiamata Manchester. Oggi, hamburger anneriti a lutto nei 23 mila spacci disseminati in. 111 Paesi della Terra. Riposa in pace l'uomo che grigliò il primo hamburger e, senza rendersene conto, cambiò la storia della ristorazione, il concetto della commercializzazione e la vita media di uno stomaco americano. Era partito dal New Hampshire diretto verso Los Angeles insieme con suo fratello Mac. Dick e Mac, bella coppia, ma a Hollywood non seppero che farsene, perché ne avevano già troppe. I due ragazzi si guardarono in faccia, si rimboccarono le maniche e andarono in cucina, a San Bernardi no, California. Era il 1940 quando aprirono il primo ristorante, specializzato in carne alla griglia. Occorreva dargli un nome. Dick, che era il creativo del duo, disse: «Chiamiamolo McDonald, come noi». Poi ci voleva un'insegna. Allora se dette sugli scalini, nell'oscurità, e disse: «Bella luminosa eh, al neon, un arco, anzi due, come una M, M come McDonald». Scelse un arredamento semplice, maioliche bianche e rosse, quindi accese i fornelli, Gli affari andavano bene, ma niente di eccezionale, la reces sione post-bellica lasciava po chi dollari nelle tasche delle fa miglie americane, la gente pensava a viaggiare in fretta sulle strade che crescevano e si moltiplicavano, detestava fermarsi a mangiare e spendere cifre consistenti per farlo. Dick guardava le auto scivolare via oltre i vetri del suo ristorante ed ebbe l'idea: il drive-in dell'alimentazione, un posto dove si potesse ricevere un pasto senza scendere dall'auto. Predispose un menù semplificato ed economico: hamburger (15 cents), cheeseburger (19), patate fritte (10), frullato (12), torta (10). Posate, piatti e bicchieri di carta, che potessero essere lasciati al primo cestino, una cameriera a prendere le ordinazioni alla finestra e una catena di montaggio alle sue spalle, capace di confezionare U pasto base in sessanta secondi. L'idea funzionò. Talmente bene che Dick e Mac la applicarono a tutto il ristorante: via tovaglie, bicchieri di vetro e po sate di metallo. Bancone per le ordinazioni, linea di realizzazione alle spalle, produzione standard, ottimizzazione dei costi e dei tempi. Nel 1954 incassavano 100 mila dollari l'anno. Fu allora che passò di lì il rappresentante di frullatori. Lo avevano incuriosito le ordinazioni: in media un ristorante aveva bisogno di una o due macchine per fare il «milkshake», i McDonald ne chiedevano otto. Trovarli non gli fu difficile: gli archi a forma di M splendevano nella notte autostradale. Raymond Kroc aveva 52 anni, ma continuava a credere che fosse possibile acchiappare al volo quella chimera che chiamavano il sogno americano. Entrò, si appoggiò al muro, osservò la fila dei clienti procedere ordinatamente, consumare e sparire per lasciare posto al ricambio. Fece qualche calcolo, provò a moltipllcare, poi ancora moltiplicare, e ancora, finché c'era spazio sulla Terra e si disse che sì, era possibile: lì era nato qualcosa che poteva essere il futuro. Disse poi: «Mi sentivo come Isacco Newton a cui fosse caduta in testa una patata dell'Idaho». Scoprì infatti la legge di gravità McDonald, quella per cui se una polpetta scende nello stomaco, il suo peso non diminuisce mai. E scoprì, anche, una miniera d'oro. Andò da Dick e Mac e propose loro un affare: aprire McDonald in tutta l'America con il si- stema del franchising. A onore dei fratelli va detto che gli diedero del fesso: «Già provato a Phoenix - dissero - con pessimi risultati». I rappresentanti, è noto, sanno essere insistenti e convincenti. Quando Raymond Kore, la cui vita e opera viene oggi studiata con devozione nelle scuole di amministrazione aziendale, partì da San Bernardino, aveva in tasca un con¬ tratto che lo legittimava a far aprire McDonald dovunque, consegnando ai fratelli l'I,4% dei profitti e trattenendo per sé lo 0,5%. Solo un visionario avrebbe potuto pensare che, con quelle percentuali, sarebbero diventati tutti dei nababbi. Passarono pochi mesi prima che Dick appendesse ai vetri il fatidico cartello con la scritta «Ne abbiamo cucinati milioni». Un anno prima che diventassero «miliardi». La valanga continuò a correre. Negli Anni Sessanta Dick si ritirò nel New Hampshire. Nel 1971 Mac morì. Il loro nome continuò a risplendere nelle notti autostradali e non del mondo. Fu usato come simbolo dell'America e di un procedimento di organizzazione aziendale ben presto emulato in campi diversi. Divenne improbabile terreno di scontro ideologico e di sdegno gastronomico. Fu accusato di sacrilegio e colonialismo. Venne analizzato in ponderosi saggi dove si adombrò l'esistenza di una «McDonaldizzazione» del mondo. Sostenne George Ritzer che anche la morte è «McDonaldizzata» dalle imprese funerarie. E' da escludere che Dick McDonald, sopravvissuto al riparo del proprio cognome e gratificato da una dieta mediterranea, venga sepolto, venerdì prossimo, da una catena di becchini a 36 dollari e 95 per la bara di legno, 24 e 75 per il loculo, doppia orazione inclusa. Gabriele Romagnoli Il primo locale era un ristorante, ma i clienti non avevano tempo da perdere Poi l'idea: cibo già pronto menù ridotto, prezzi bassi, colesterolo alto L'idea fa di un rappresentante di passaggio: aprire una catena con il marchio «M» Il suo sogno era Hollywood, che lo rifiutò; ma lui era destinato a divenire comunque una star Un'immagine di Dick McDonald e di uno dei 23 mila locali che portano il suo nome

Persone citate: Dick Mcdonald, Gabriele Romagnoli, George Ritzer, Isacco Newton, Raymond Kore, Raymond Kroc, Richard Mcdonald