Scuola, ecco il sistema «azzurro»

Scuola, ecco il sistema «azzurro» In aula la proposta del ministro che allunga l'obbligo a 15 anni. Critici i Salesiani Scuola, ecco il sistema «azzurro» Fi: libera scelta dopo le medie ROMA. La scuola dell'obbligo fino a 15 anni divide il Parlamento. La proposta del ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer è da ieri all'esame della commissione cultura della Camera, approderà in aula venerdì della prossima settimana. Per il momento si moltiplicano correzioni, critiche e suggerimenti, da destra e sinistra, da laici e cattolici. Il discusso testo, lo ricordiamo, prevede che «in sede di prima applicazione e fino all'approvazione del riordino dei cicli, l'obbligo abbia durata novennale» (fino a 15 anni). Sarà poi un decreto ministeriale a disciplinare, entro il 31 dicembre '98, le modalità dell'ultimo anno. A questa proposta Forza Italia Berlusconi in testa seguito da tutti i 109 deputati azzurri - contrappone il «sistema duale». Ossia con libertà di scegliere dopo la terza media o la prosecuzione degli studi o la formazione professionale di primo livello, «al posto dell'inaccettabile e deludente obbligo scolastico del ministro Berlinguer e della maggioranza - commentano il capogruppo Beppe Pisanu e la responsabile Scuola Valentina Aprea -. Costringere nell'unico contenitore di una scuola prevalentemente teorica anche chi ha vocazioni opposte significa aumentare la dispersione scolastica e la frustrazione dei nostri giovani». L'ambizione di Fi sarebbe quella di «dare vita ad un autentico pluralismo educativo e liquida finalmente l'apparato statale della istruzione professionale». Da parte loro i Verdi chiedono al governo e alla maggioranza che l'anno in più di scuola dell'obbligo sia «utile». Per evitare che l'innalzamento si traduca in «una operazione d'immagine», pericolo prospettato da Nando Dalla Chiesa e da Mauro Paissan, i Verdi propongono che l'anno in più sia conclusivo della formazione di base dello studente, senza che si traduca in una «quarta media». Perciò i Verdi avanzano una proposta di revisione delle materie di studio e, previa l'effettuazione di un piano straordinario di formazione e qualificazione del personale docente, prevedono l'insegnamento di materie di cultura generale, di discipline di cittadinanza e di materie preprofessionali, per non far perdere un anno agli studenti che successivamente si rivolgeranno alla formazione professionale. «Il ministro è informato, è informata la maggioranza» ha detto Paissan, ricordando che i Verdi «lavorano ai fianchi della maggioranza di governo». Intanto i salesiani attaccano il ministro dell'Istruzione. Secondo Don Bruno Bordignon, segretario generale delle scuole salesiane, (che gestiscono 640 corsi di formazione professionale in tutt'Italia), «questa riforma separa colpevolmente la teoria dalla pratica». «Parcheggia i ragazzi sui banchi di scuola - dice in un'intervista al settimanale "Vita" senza offrire loro concrete alternative di crescita. Qui manca del tutto la cultura del lavoro, cosa ancor più grave se si pensa che è stata voluta da rappresentanti di ex partiti operai, come Bertinotti. Non è costringendo a studiare ragazzi già poco motivati che si insegna loro a essere produttivi, caso mai offrendo loro strumenti per trovare un impiego, come si fa nel resto d'Europa». I ragazzi che frequentano ogni anno i centri di formazione professionale in Italia sono circa 130 mila e 12 mila di loro sono iscritti nelle scuole gestite dai salesiani. «Togliere loro la possibilità di esprimere i loro interessi è davvero una sciocchezza dice don Bordignon -. Purtroppo lo Stato perde ancora tempo a discriminare tra scuole laiche e cattoliche e pretende di dire ai giovani tra chi scegliere, invece di rimotivarli alla formazione attraverso un rapporto col mondo del lavoro». A margine, si segnala una polemi¬ ca fra il cicciddì Giovanardi e il pippì Manzini. Il primo l'altra sera sera accusava la maggioranza di tenere «un atteggiamento che irride il Parlamento, quello di imporre il ritorno in Aula del ddl, impermeabile al diluvio di crìtiche». Il responsabile Scuola del ppi, Giovanni Manzini, ieri gli replicava accusandolo di essere «un baro. Considera la politica un gioco d'azzardo. Del resto non avevamo dubbi, dal momento che costantemente il nostro viene scoperto a bluffare su tutti gli argomenti. Giovanardi sostiene di difendere i ragazzi più deboli, ma in effetti è preoccupato solo del mercato. A destra, come sempre». [r. L] Il ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer

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