«No alla commissione dimezzata» di Enrico Singer
«No alla commissione dimezzata» LO SFOGO ALLA STAMPA «No alla commissione dimezzata» 77 Cavaliere: se mi arrestassero, non fuggirei SROMA ILVIO Berlusconi torna dopo cinque anni in quello che definì «un covo di comunisti» ben deciso a dare battaglia. Ai giornalisti stranieri, accalcati nella stretta e soffocante sala dell'Associazione della stampa estera, ricorda subito che quella del «covo» fu soltanto una battuta. «Mi avevate trattato così male... E allora dissi che mi ero sentito peggio che in un covo comunista». Ma questa volta è il leader di Forza Italia a passare all'attacco: «Non mi sento una vittima, non ne ho nemmeno il physique du róìe. Sono un combattente». E l'attacco è a tutto campo. Sull'amnistia, che non vuole «perché prima si deve indagare anche sugli altri». Sulla commissione su Tangentopoli, «che deve essere di vera inchiesta». Sulle condanne, «che sono per reati che la grande maggioranza della gente non considera tali». Tanto che «se arrivassero a togliermi la libertà personale, non andrei all'estero, mi farei trovare. Ma questo sarebbe il loro ultimo errore, perché la mia parte politica sarebbe largamente vincente nel Paese». E per quasi due ore, Berlusconi spiega perché, «nonostante tutte queste accuse e queste condanne», si sente sicuro. «So che i sondaggi non sono una scienza esatta, ma i numeri sono così rilevanti che, anche dopo avere fatto la tara, posso dire che la fiducia e il consenso li abbiamo noi». Anzi, a chi gli chiede quale strumento propone per fermare la marcia di quello che definisce «regime», risponde: «H voto degli italiani». Con questa maggioranza, dice Berlusconi, non sono possibili cambiamenti. Non è possibile riprendere il cammino della riforme - «prima di mettersi al tavolo dovrebbero fare un bagno di umiltà» - e non è praticabile nemmeno l'ipotesi del governo di «larghe intese». «Se ci fosse buon senso nella nostra classe politica, questo governo si sarebbe già realizzato. Ma il buon senso non ha cittadinanza da noi». E poi Berlusconi rimane paladino del bipolarismo, quindi, dell'alternanza. Semmai il problema è che «il nostro bipolarismo non è ancora realizzato». Anticipando punti del documento sulla «regime autoritario in Italia», che sarà discusso oggi in un vertice del Polo, Berlusconi dipinge un quadro fosco della situazione. Afferma che «non è tollerabile che siano i procuratori a decidere quale deve essere il quadro politico». Precisa che il Polo non è «contro la atra grande magg1'"^""1 dei giudici che fanno con serietà il loro lavoro». Ma non accetta l'azione giudiziaria «come azione politica unidirezionale». «Non credo che sia possibile un provvedimento di pacificazione, né sono tra coloro che lo vogliono perché pacificare significherebbe non accertare la verità». Tantomeno se il provvedimento fosse un'amnistia: «Sono contrario, finché non viene chiarito il ruolo di tutti». No all'amnistia e sì alla commissione d'inchiesta parlamentare. Ma che sia «vera» dice Berlusconi. Che risponde pronunciando tre volte la parola «no» all'ultima ipotesi sostenuta dall'Ulivo nella trattativa alla Camera: fare una commissione d'indagine e non d'inchiesta. «Per noi deve avere gli stessi poteri delle altre commissioni fatte in passato», ripete Berlusconi. Per lui le verità che sarebbero «disvelate» dalla commissione sono molto più importanti delle accuse e delle sentenze contro di lui. Anche perché «la gente non considera reato quello per cui sono stato condannato». E' qui che cita il suo sondaggio: «Il 53,4% degli italiani reputa il reato poco grave, il 35 per nulla grave» come dire che per l'88,4% della gente la sentenza AH Iberian non sarebbe giusta. «E' come fare delle operazioni finanziarie all'estero per comprare un calciatore, o come possedere più del 25% di una tv. Ma che reati sono questi? Soltanto da noi è così. Ma non nella coscienza dei cittadini». Berlusconi cita anche Joseph Fouché, ministro di polizia dopo la Rivoluzione francese: «Datemi una sola riga scritta da quell'uomo e lo farò impiccare, diceva Fouché; adesso certi giudici dicono datemi un bilancio che ci troverò un falso». E a una domanda sull'atteggiamento di altri imprenditori nei confronti delle inchieste, risponde polemico: ((Fiat e De Benedetti hanno scelto strade diverse. Basta leggere i loro giornali, mi riferisco in particolare a "La Repubblica", che sono delle gazzette dei giudici giustizialisti». Le manifestazioni contro le sentenze? ((La piazza non è soltanto di sinistra. Quando Occhetto temeva di essere inquisito disse: "Se mi mandano un avviso di garanzia siamo di fronte a un colpo di Stato e sono convinto che i nostri scenderebbero in piazza". Perché tanto scandalo adesso?». Ambizioni? «Non ho mai avuto l'ambizione di andare al Quirinale. Non ho alcuna pulsione a tornare a Palazzo Chigi, ma c'è ima fortissima pressione per farmi cambiare idea sulla candidatura a primo ministro. Si vedrà. L'importante è che questa opposizione diventi maggioranza e possa tornare al governo». Enrico Singer Qui accanto Elena Paciotti segretario dell'Anni A destra il leader del Polo Silvio Berlusconi
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