Tangentopoli, frenata sull'inchiesta di Alberto Rapisarda

Tangentopoli, frenata sull'inchiesta Le dichiarazioni dell'ex leader Psi rinfocolano i dubbi. Di Pietro minaccia la linea dura Tangentopoli, frenata sull'inchiesta L'Ulivo: solo un 'indagine conoscitiva. Berlusconi: non ci sto ROMA. Ci si è messo anche Bettino Craxi, con l'intervista a La Stampa, a fare crescere i sospetti del centrosinistra sulle intenzioni vere del Polo a proposito dell'inchiesta parlamentare su Tangentopoli. Vedete? Vogliono veramente l'inchiesta per processare i magistrati che hanno inquisito sulla corruzione dal 1992 in avanti, sostenevano i «dipietristi» ieri mattina. «Se fanno davvero la commissione, dovremo prendere delle decisioni conseguenti...» è la minaccia (vaga) lanciata dall'ex magistrato Di Pietro a beneficio dell'Ulivo. Aggiungendo nuovo allarme a quello che era già esploso la sera prima nelle riunioni dei gruppi della sinistra democratica e dei popolari. Dove si sono levate voci apertamente critiche verso l'inchiesta considerata un'arma data al Polo per colpire i magistrati. Il risultato di tanta agitazione è stato che ieri mattina il relatore della maggioranza, Soda dei Ds, ha proposto alla controparte «polista» di dar vita non ad una commissione di inchiesta, ma ad un'indagine conoscitiva sul fenomeno della corruzione. L'argomento è stato: visto che noi poniamo rigidi paletti perché l'indagine non finisca con l'interferire con l'attività della magistratura e visto che voi li accettate, tanto vale che si passi ad una meno impegnativa indagine. La maggioranza si è, infatti, accorta (in ritardo) che la commissione di inchiesta viene istituita con i poteri concessi dall'art. 82 della Costituzione (stessi poteri dell'autorità giudiziaria) e che nessun «paletto» potrebbe limitare quei poteri. «Se il Polo entrerà in un diverso ordine di idee - ha spiegato Massimo D'Alema - accettando un organismo che non sia rivolto contro la magistratura, probabilmente sarà possibile trovare un'intesa». Altrimenti, ha aggiunto Fabio Mussi, non se ne farà niente. I plenipotenziari del Polo hanno detto no all'indagine. «0 commissione di inchiesta o niente», ha dichiarato Silvio Berlusconi. Ora le parti si stanno misurando a distanza con l'impegno di rivedersi martedì prossimo, il giorno in cui il Senato voterà la fiducia al governo. Intanto, la divergenza tra maggioranza e opposizione vien complicata dalle crepe interne al centro-sinistra. Una quarantina di parlamentari del partito popolare hanno criticato la decisione del segretario Marini di dar vita alla commissione di inchiesta. Tra questi c'erano anche i «prodiani» e gli uomini di Maccanico. Invano i dirigenti del Ppi hanno cercato di ridimensionare il dissenso. Stesso copione nel partito di D'Alema, dove il capogruppo Mussi si è prodigato a spiegare che il partito non ha potuto opporsi perché erano favorevoli alla commissione non solo i socialisti di Boselli e i dimani, ma anche i popolari. E poiché il governo è debole, non era il caso di dare alla maggioranza uno scossone. «Cossiga è il cervello di questa operazione», ha detto Mussi ai suoi deputati. I quali lo avevano capito da soli, accusando i dirigenti di «subire l'iniziativa di altri». Cossiga, il picconatore, incombe veramente su questa fase politica come il regista della rinascita del centrismo. E cominciano a cogliersi screzi crescenti nei rapporti tra popolari e diessini. I senatori diessini, per esempio, ieri criticavano il presidente popolare della commissione giustizia, Ortensio Zecchino, accusandolo di essere troppo spesso d'accordo col Polo. Se il dissenso nei maggiori partiti dell'Ulivo rimarrà, difficilmente potrà nascere la commissione di inchiesta che il Polo chiede. Potrebbe passare alla Camera, con i voti dei socialisti di Boselli, ma al Senato affonderebbe. L'opportunità di un'inchiesta su Tangentopoli (voluta dal Polo) non scuote solo il centrosinistra. Anche nel Polo c'è agitazione. Una ventina di parlamentari di An, secondo Alessandra Mussolini, non sono d'accordo ad indagare sui magistrati di Milano che hanno spazzato via la vecchia classe dirigente, legittimando così An. «Vogliamo delegittimare chi ci ha legittimato?», chiede la Mussolini a Firn. Fuori dagli schieramenti, Mario Segni giudica «una decisione scellerata» dar vita alla commissione di inchiesta su Tangentopoli. Alberto Rapisarda I dissenzienti della Quercia «E' un'operazione inventata da Cossiga per rilanciare il Centro» I

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