D'Alema, attacco agli ulivisti di Antonella Rampino

D'Alema, attacco agli ulivisti «Trescare con Berlusconi? Ma se a casa non ho nemmeno il decoder di Tele+» D'Alema, attacco agli ulivisti «Se vincono parlano, se perdono è colpa mia» ROMA. Ma tu, Massimo, cosa hai fatto, cosa stai facendo per la sinistra? A porre la domanda non è Moretti, che nel film Aprile gli si rivolgeva con un «Dì qualcosa di sinistra!», ma Giuliano Amato, che di D'Alema è l'eterno deuteragonista e convitato di pietra nel progetto della Cosa 2. E il segretario post-comunista, azionista di riferimento del governo, ha risposto, indirettamente, in un ellittico ragionamento su cos'è la sinistra, cos'è la socialdemocrazia, sull'Ulivo e i rapporti che con esso intrattiene Botteghe Oscure. Possibile, ha chiesto con il consueto garbo l'ex premier, che per la sinistra le ferrovie siano solo licenziamenti ed aumento delle tariffe, e non 150 mila esseri umani? Eppure i ferrovieri della storia del socialismo sono un capitale... «I giornalisti non lo sanno, caro Giuliano, ma io l'assemblea con i ferrovieri l'ho fatta, e la prossima volta, se decidi di impegnarti politicamente, ti porto con me: è stata un'esperienza drammatica» ha risposto D'Alema. E così, apriti cielo: la presentazione del libro La difficile maturità, ovvero la sinistra alla prova del governo, di Umberto Ranieri, che a Botteghe Oscure rappresenta l'ala riformista, si è trasformata in uno sfogo, condizionato anche dalla drammatizzazione politica in atto, con gli ulivisti in rivolta contro l'ipotesi di commissione su Tangentopoli, e la verifica di governo aperta come una ferita. D'Alema, che ha ammesso di essere «un passionale della politica», ha incastonato il proprio autodafé in una polemica con gli ulivisti, con Berlusconi, e anche, senza mai far nomi, con gli alleati di maggioranza, a parte Rifondazione («porta 3 milioni e mezzo di voti, non scordiamocelo»). Furioso il riferimento all'attualità politica: «Abbiamo dovuto risolvere alcuni problemi in questi giorni, con il governo, per la commissione d'inchiesta su Tangentopoli. Ebbene: mi ritrovo accusato da Berlusconi, sui manifesti che ha fatto affiggere per strada, di essere il mandante dei suoi giudici. E, contemporaneamente, sono accusato di trescare con l'opposizione: sia chiaro, io a casa non ho nemmeno il decoder di Tele+». Non va meglio con l'Ulivo: «Sembra una coalizione dei giorni di festa: se il centro-sinistra vince le elezioni, le ha vinte l'Ulivo, se le perde, hanno perso i partiti», ha detto D'Alema che s'era morso i baffi per non rimbeccare subito Amato che gli aveva detto: «Lo scontro tra l'Ulivo e i partiti mi ricorda che la gente che si mette a discutere della forma-partito in genere è gente che non ha niente da fare». La confessione dalemiana è proseguita, puntellando il discorso con il ricordo del sudore e delle lacrime che il governo dell'«anomalia italiana comporta»: «Davvero non vedo grande futuro per questo Paese a parte i progetti che io cerco faticosamente di portare avanti». E, tra questi, di nuovo, l'Ulivo: «Mi urta il sorgere della battaglia ulivista contro la leadership del pds, perché è come se ti si rivoltasse contro una cosa che tu stesso hai creato, e saresti quasi tentato di...». Il discorso, pronun¬ ciato con la consueta freddezza, qui si arena, e D'Alema passa a tratteggiare nell'aria una ghigliottina, un qualsiasi strumento atto a spezzare la rivolta della coalizione infedele. Si capisce la sua rabbia: cosa fosse quell'calleanza tra partiti» è stato teorizzato, spiegato, scritto nel programma dell'Ulivo, un progetto nato «a tavolino». Nato come? Anche dalla caduta del muro di Berlino, che ha decre tato la morte del comunismo, «ma non del socialismo». Ci può stare l'Italia nella socialdemocrazia europea?, gli aveva retoricamente chiesto il suo ex consigliere economico Michele Salvati. Ci deve stare per forza, è la risposta: «Perché, attenzione, ridefinire l'identità della sinistra è difficile. Un partito è una comunità di persone, e se le passioni, i simboli sono tutti collocati nel passato, se niente che emoziona è nel presente e nel futuro, questo è un problema». Un esempio? «Rossanda e Ingrao sono convinti che la sinistra è finita con il fordismo, chissà, forse dovremmo fare cortei per riproporre il fordismo». Forse, questa volta, Moretti la risposta a perché D'Alema «non dice qualcosa di sinistra», l'ha avuta davvero. Antonella Rampino Il segretario dei ds Massimo D'Alema

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