Settore ad alta tensione

Settore ad alta tensione Settore ad alta tensione ALL'INIZIO degli Anni Sessanta era il settore principe della Borsa. Poi venne la nazionalizzazione dell'energia elettrica e i capitali incamerati con l'operazione presero varie (e infauste) vie. Oggi, però, il mercato si risveglia, sull'onda delle novità introdotte dalle direttive dell'Unione Europea sulla liberalizzazione e l'apertura alla concorrenza, da recepire entro il 18/2/99. Certo, la vera sferzata d'energia, pari a quella data a suo tempo dall'arrivo della matricola Eni, non potrà che venire dalla quotazione dell'Enel, il colosso pubblico che potrebbe insidiare i primati di capitalizzazione di Telecom e della stessa Eni. L'appuntamento con l'Enel in Borsa, però, è rinviato all'anno prossimo (ma i pessimisti lo vedono ben più in là). Il mercato, nell'attesa, non sta certo inoperoso. CLIENTI VINCOLATI Perchè gli analisti di tutta Europa sono a caccia di buone opportunità nel settore elettrico? Per limitarci all'Italia, si possono ipotizzare almeno due strade per tentare una spiegazione. Innanzitutto, la riforma, del resto an¬ cora coperta da mille interrogativi, non potrà che prevedere una struttura complessa con la presenza di due mercati, uno per i clienti liberi (grandi utenti industriali), l'altro per i clienti vincolati (utenza domestica e piccola imprenditoria) che saranno riforniti dah'Acquirente Unico. Si creano così spazi di mercato redditizi (naturalmente quello dei grandi clienti) per le società elettriche esistenti, finora condizionate dal colosso Enel. SVILUPPO E, in attesa dell'Aera Milano, la Edison è decisa a giocare le sue carte fino in fondo, magari in combinazione con la più piccina Sondel. Altra novità non da poco: le previsioni parlano di un basso tasso di crescita dell'utilizzo di energia, con l'unica eccezione dell'energia elettrica, che presenta prospettive di sviluppo vivace. Si spiega anche così il sempre maggior interesse che le multinazionali del petrolio dedicano, non solo in Italia, al settore elettrico: Eni, ma anche Shell ed Elf. Da noi l'ultima arrivata è la Erg che sarà presente nella produzione di energia elettrica dal '99, oltre che nella raffina¬ zione e nella vendita di prodotti petroliferi. ALLEANZE Ultima considerazione di scenario: i maggiori consumi italiani, almeno fino al 2.002, non potranno che esser soddisfatti facendo ricorso alle importazioni e ciò non potrà che stimolare alleanze a tutto campo con i cugini francesi, tedeschi o spagnoli. Nel frattempo ci sarà la corsa agli investimenti per rinnovare gli impianti. Logica, perciò, l'attenzione al mercato (e l'interesse degli investitori per le società del settore, soprattutto le più dinamiche). , PREPARATIVI Per anni Edison è stata una delle regine del mercato borsistico, in testa nelle performance. Nel '98 l'andamento del titolo è assai meno vivace. Gioca, al proposito, l'attesa della revisione dei livelli tariffari, in vista della deregulation che potrebbe portare a una lieve flessione dei ricavi da energia. Ma la società milanese non si preoccupa troppo di questa congiuntura: l'ottimo cash flow (797 miliardi, 403 mibardi l'utile netto, dividendo unitario di 220 lire) più la buona capacità di indebitamento, può consentire alla Edison di mettere in cantiere progetti per una forte crescita della capacità produttiva, oltre i 4 mila MW entro il 2.001. DIPENDENZA DALL'ENEL A conforto di queste scelte c'è il boom di reddito del '97 (+43% a 2.523 imbardi il giro d'affari, +55% a 974 mibardi il risultato operativo). Il tallone d'Achille è la dipendenza, prevista per legge, delle vendite di energia all'Enel (il 67% della produzione). Ma questo spinge l'Edison ad accelerare il processo di conquista di fette di mercato e alleanze. E, per il '98, a favore dei conti potrebbe giocare l'effetto Irap, capace di ridurre di circa 4 punti il tax rate. LA «PREDA» Si respira di nuovo aria di battagba attorno al gruppo Falck. La bresciana Tassara ha ripreso gb acquisti sul titolo deUa capogruppo, dove ormai conta una partecipazione del 33%. La maggioranza, con il conforto di Mediobanca, non abbassa la guardia. E dietro le grandi manovre c'è soprattutto la vogba di met¬ ter le mani sul piccolo impero di centrab idroelettriche e di cogenerazione messo assieme dagb ex padroni deU'acciaio di Sesto San Giovanni. Nel '97, la Sondel ha messo a segno un lusinghiero rialzo, +34,2%, dell'utile netto per un totale di 59,9 mibardi su un fatturato di 316 mibardi e un dividendo di 100 lire. CRESCITA E' stato un anno di crescita^ contrassegnato dall'apertura di nuovi impianti a Terni e Boffalora che hanno consentito di accrescere la produzione a 2.419 MW. NeU'esercizio in corso, la Sondel sta proseguendo la politica di nuovi investimenti anche se, a hvello di gruppo, l'indebitamento è peggiorato dopo aver recepito impegni di leasing per 207 miliardi (su un totale di 446 mibardi). Ma in questo settore crescere è la via obbbgata.E, non a caso, Sondel spera di poter vincere la gara per il 43% dell'ambita Aem Torino. Ma qui Sondel dovrà fare i conti con Edison e con Aem Milano oltre che con una nutrita batteria di concorrenti internazionali. Il mercato, insomma, promette scintble... tu.b.]

Persone citate: Tassara

Luoghi citati: Europa, Italia, Milano, Sesto San Giovanni, Torino