I TABU' DA INFRANGERE

I TABU' DA INFRANGERE QUALE ENTE LIRICO? I TABU' DA INFRANGERE L, IDEA di Baricco e altri per il Regio ha seminato un po' di panico per l'invito a chi ama titoli e allestimenti di tradizione a cercarseli altrove, o a guardarli in videocassetta. Non toglieteci là Tosca, è stata la reazione. Ma l'idea contiene domande alle quali è responsabilità di ogni, ente lirico trovare risposta, anche se definire una propria identità richiede coraggio e presuppone una autonomia vera, rapporti di lavoro meno appiattiti e leggi che aspettano di arrivare in Parlamento. Tosca o non Tosca la verità preoccupante è che ovunque il pubblico sta invecchiando e non si rinnova. Saranno pur numerose le presenze, ma sono ancora di più quelli che restano fuori perché non trovano stimoli sufficienti per entrarci. L'ultima ondata di crescita si è avuta negli Anni 70, quando è cambiato il repertorio, si sono date opere nuove a cui, anche se oggi può far sorridere, seguiva il dibattito, si è accresciuta l'importanza dei direttori e dei registi rispetto ai cantanti. Si è saputo insomma avvicinare l'opera alla sensibilità di quei contemporanei che oggi invecchiano senza che ai loro figli o nipoti venga offerto un aggiornato corrispettivo. Alla riunione annuale dei teatri americani a Minneapolis, l'economista Stan Davis proclamava «crescete o morirete». Laggiù hanno realizzato 100 prime esecuzioni in 10 anni (ben lontane dalle medie europee). E Davis li ammoniva: «Per crescere dovete farne almeno 500 nei prossimi dieci anni». Le opere nuove possono essere dei grandi successi, se somigliano il meno possibile a quelle esperienze punitive il cui equivalente architettonico il ministro Costa propone giustamente di rottamare. Ma anche se non piacciono a tutti, magari per l'argomento scabroso (come Traviata ai suoi tempi), creano discussione, danno l'impressione che lì succede qualcosa di importante. La questione non è soltanto via il repertorio (quale?), largo alle novità (quali?), ma lavorare su entrambi lasciando indietro stereotipi e nozioni acquisite, comprese quelle così radicate da sembrare tradizione, anche se hanno solo trent'anni. La posta in gioco è il rinnovamento e la diversificazione del pubblico. Oggi sulla modernità si hanno meno certezze che negli Anni 70. Il maestro Muti prova regale fastidio per Pavarotti and friends. Anch'io preferirei che Pavarotti non perdesse l'intonazione e i rockers non perdessero la grinta, ma che cadano le barriere fra i generi è un fatto, e prima o poi bisognerà fare i conti col musical o l'opera rock. E per quanto riguarda il repertorio, se il punto di forza degli Anni 70 era il recupero rigoroso della partitura dopo decenni di tagli scellerati, forse oggi è necessario infrangere il tabù: permettere ad una interpretazione di intervenire nel vivo della drammaturgia musicale. Grazie quindi a Baricco per non aver lasciato sonnecchiare il problema. Rimane da approfondire cosa veramente i moderni considerino moderno. Lorenzo Ferrerò compositore

Persone citate: Baricco, Lorenzo Ferrerò, Pavarotti, Stan Davis

Luoghi citati: Minneapolis