TRE GIGANTI E I CINICI MUSICOFILI

TRE GIGANTI E I CINICI MUSICOFILI LATIN CROSSINGS TRE GIGANTI E I CINICI MUSICOFILI DICIAMOCI la verità, noi musicofUi; siamo ingrati, cinici, faziosi. Gente che passa la vita a immaginarsi suoni felici e orizzonti di fantasia e, quando li ha a portata di mano, storce il naso e dice che be', no, non è proprio quel che voleva. Prendiamo il caso della band di Stevie Winwood, Tito Puente e Arturo Sandoval. I suoi protagonisti sono stelle di valore assoluto, personaggi da Guinness della Musica. Stevie Winwood era un «baby genius» già a 15 anni, quando da cantante/organista dello Spencer Davis Group trattava da pari a pari con Lennon, McCartney, Mick Jagger. A vent'anni abbandonò il beat e si gettò nella nuova musica progressiva; e fondò i Traffic, scusate se è poco, inserendo elementi di folk e di psichedelia nella sua cultura di base fondamentalmente nera. Oggi ha 50 anni ma non vive di ricordi. Negli Stati Uniti soprattutto è ancora un mito, con un pop soul adulto, levigato, maturo, in cui spicca la sua inconfondibile voce fumé. Tito Puente non è così famoso e da classifica, ma è una leggenda anche lui. E' il «salsa man» per antonomasia, ha fatto ballare milioni di persone con il suo dinamico e caliente mix di Latino America e pop Usa; e se pensate che abbia frequentato solo i night, be', fate conto che «Oye Como Va», il tormentone di Santana, l'ha scritto lui. Ultimo Arturo Sandoval, che sarà anche il meno celebre, con il suo curriculum che comprende soprattutto una collaborazione con Gillespie, ma occupa una postazione strategica: è «il nostro uomo all'Avana», terra musicale assai «in» nella stagione di Compay Segundo e di Ry Cooder al Buena Vista Social Club. Bene, sommate queste storie individuah e anche le geografie; mondo anglosassone e Caraibi, Anni 60 e 90, Europa e America. Prendete una parolina magica che non invecchia mai: «world music». Prendetene anche un'altra, non siate timidi: «crossover». Mescolate il tutto e ragionate: non ha tutta l'aria questo di essere un grandissimo concerto, uno show in cui possono avverarsi alcune delle più brillanti e desiderate aspettative dei nostri tempi? Invece no. Chiedete a un esperto di musica se si senta eccitato da questa opportunità, interrogate i critici rock e jazz su questa Santa Alleanza. Vi risponderanno evasivi, faranno spallucce, vi diranno che sì, forse, magari, è come una grande squadra di calcio ma over 50, ha mestiere, culture e trucchi ma poca voglia di affrontare il veramente nuovo, di sporcarsi le mani con il lato ruvido e opaco del luccicante mondo world. Insomma, pure stavolta non si va in Paradiso. Anche se poi qualcuno, alla faccia degli esperti, uscirà dal concerto carico di buone vibrazioni per una musica che nel suo Dna ha l'eleganza del jazz, l'energia del rock, il sentimento del pop, i colori del salsa. Difficile immaginare qualcosa di più, in teoria, ma cosa vi dicevo all'inizio? Ingrati siamo, noi musicofili, cinici, faziosi; e l'erba di «un'altra musica» è sempre più verde. Riccardo Bertoncelli

Luoghi citati: America, Avana, Como, Europa, Stati Uniti