Sole amico e nemico per la pelle

Sole amico e nemico per la pelle CAUTELA SULLE SPIAGGE Sole amico e nemico per la pelle L'abbronzatura può ridurre le nostre difese immunitarie LE radiazioni ultraviolette (indicate in genere con la sigla UV) determinano nelle strutture biologiche che le assorbono molteplici reazioni fotochimiche: benefiche, oppure nocive quando superino certi limiti, variabili da individuo a individuo. La natura di queste reazioni è nota soltanto in parte. Si distinguono tre bande di radiazione ultravioletta: A, B e C, in ordine crescente di energia, e quindi anche di pericolosità. Sappiamo che i fotoni (le particelle elementari dell'energia elettromagnetica) trasferiscono la loro energia nelle reazioni chimiche alle quali partecipano, e da tale energia dipende la profondità, e quindi l'effetto, della penetrazione degli UV nel nostro organismo. Prima di arrivare a noi i raggi solari subiscono assorbimenti, dalla più elevata stratosfera alla nostra bassa atmosfera, per cui si comprende come la natura stessa degli UV possa variare secondo l'inclinazione del punto di ricezione in rapporto alla sorgente dei fotoni, perciò secondo le ore della giornata, le stagioni, l'altitudine, la latitudine. Fortunatamente gli ultravioletti C, i più dannosi, vengono in gran parte assorbiti dall'ozono stratosferico. Allo stato attuale delle nostre conoscenze uno dei principali effetti benefici degli UV è la sintesi della forma attiva della vitamina D da parte della pelle. Questo effetto anti-rachitico è noto da decenni, ma oggi si è in grado di attribuire altri ruoli importanti ai vari metaboliti della vitamina D. Ci riferiamo per esempio alla vitamina D3, avente proprietà ben diverse dalle antirachitiche: agisce sulla moltiplicazione e sulla differenziazione cellulare, e pertanto non è da escludere che prossimamente si mettano a punto farmaci basati su essa, utili per certe malattie. Sempre più si considera la vitamina D come un ormone piuttosto che una vitamina. Ancora a proposito di effetti benefici, è usuale sottolineare l'allegria della «gente del Sud» in confronto a una certa tetraggine dei nordici. Istintivamente ci sentiamo meglio, nel senso più ampio del termine, in un ambiente luminoso. Ma riferiamoci alla psichiatria: la cosiddetta «depressione stagionale» si manifesta verso la fine dell'autunno e nell'inverno, con sintomi propriamente depressivi (stanchezza, ansietà, variabilità dell'umore) e altri quali l'ipersonnia e l'aumento dell'appetito e conseguentemente del peso. Tale sindrome sarebbe originata dalla riduzione della luminosità ambientale. Si osserva in questi soggetti un'alterazione della secrezione di melatonina, un ormone regolatore dei normali ritmi giornalieri (temperatura corporea, ritmo cardiaco, pressione del sangue ecc.): la secrezione è modulata dalla quantità di luce, e nei depressi è inferiore alla norma. In sostanza esiste un rapporto, sempre più studiato, fra la luminosità, i ritmi giornalieri e la psiche. Passando alla nocività delle radiazioni UV, è superfluo rammentare, perché ben noti, gli effetti dermatologici: l'eritema attinico, la cancerogenesi sotto . forma di epiteliomi e di melanomi. Citeremo invece, perché di recente conoscenza, la riduzione delle difese immunitarie della cute nelle ore seguenti un'esposizione eccessiva al sole, riduzione £he perdura per più settimane, lasciando il campo libero a virus, batteri, miceti (eruzioni erpetiche, infezioni erisipeloidi eccetera). Si è visto che ciò dipende dalla libe- razione di citochine dalle cellule cutanee irradiate, da modificazioni delle membrane cellulari e da altri elementi. Vi è poi la questione delle radiazioni UV assorbite direttamente dal Dna. Ne derivano lesioni le quali, benché riparabili da naturali meccanismi cellulari, fanno apparire sequenze anormali nelle basi dei geni. Il Dna può anche.ess,ere alterato indirettamente dà sostanze prodotte dagli UV nelle membrane dèlie cellule; Irièommay possibilità di deterioramenti in tutto il patrimonio genetico. D'altra parte, proprio la sensibilità agli UV è un fattore genetico: l'inegùàglianza degli individui di fronte aiTaggressione dei raggi solari è di comune osservazione. La determinante essenziale di tale differenza è la qualità della melanina presente nell'epidermide, qualità strettamente legata all'equilibrio tra feomelanina (fotosensibilizzante) ed eumelanina (fotoprotettrice). Questo rapporto è sotto la dipendenza del patrimonio genetico. La fotoprotezione naturale varia da un minimo nei soggetti con pelle lattea e capelli rossicci ad un massimo nei soggetti con pelle scura e capelli neri. Ognuno di noi può dunque giudicare a priori quale sia la propria capacità di protezione di fronte all'aggressione degli UV, e comportarsi in maniera appropriata. Ulrico di Aichelburg

Persone citate: Ulrico Di Aichelburg