E LUTERO RESE FACILE LA PAROLA DI DIO di Enzo Bianchi
E LUTERO RESE FACILE LA PAROLA DI DIO E LUTERO RESE FACILE LA PAROLA DI DIO I catechismi: la fede non è dogma ma amore A deplorevole, misera situazione, da me recentemente constatata in qualità di visitatore, mi ha costretto e obbligato a redigere questo Catechismo... Buon Dio, quanta miseria ho visto! L'uomo comune non sa nulla della dottrina cristiana... Non conoscono il Padre Nostro, il Credo, né i Dieci Comandamenti. Vivono come il buon bestiame e le scrofe irragionevoli: ma, dove l'Evangelo è giunto, hanno ben imparato ad abusare magistralmente di ogni libertà». Per far fronte a questa «problematica situazione spirituale del popolo» Lutero, reduce da una serie di predicazioni alla fine del 1528, animato da sincero zelo pastorale, redige un Enchiridion o Piccolo catechismo sotto forma di piccole «tavole» da affiggere alle porte delle chiese, raccolte poi, nel maggio 1529, in un opuscolo. Pensato, secondo il frontespizio dell'opera, «per pastori e predicatori semplici» (che cioè conoscevano solo il tedesco e il latino), ha come destinatari finali i «padri di famiglia». Ogni testo essenziale per la fede cristiana - i Dieci Comandamenti, il Credo, il Padre Nostro - viene infatti presentato e commentato frase per frase con questa didascalia introduttiva; «Come un padre di famiglia deve, nel modo più semplice, insegnarlo a quanti vivono nella sua casa». Oltre ai testi «fondanti», il riformatore fornisce una serie di nozioni basilari sul sacramento del battesimo, sulla confessione, sul «sacramento dell'altare» (la celebrazione eucaristica) e sulle preghiere da recitarsi in famiglia al mattino, alla sera e attorno alla mensa. Nel medesimo anno, con i me¬ desimi intenti e affrontando gli stessi testi e argomenti, Lutero redige anche un più ampio e dettagliato Catechismo tedesco che solo successivamente prenderà il nome di Grande catechismo. Entrambi vengono oggi offerti al lettore italiano (e per il Grande catechismo si tratta della prima versione assoluta) a cura di Fulvio Ferrarlo all'interno dell'encomiabile iniziativa dell'Editrice Claudiana che da una decina di anni pubblica la collana «Opere scelte» di Martin Lutero. Un ricco apparato iconografico - tratto in massima parte da stampe e incisioni del XVI secolo, commen¬ tato con acuta intelligenza da Carlo Papini - costituisce autentico arricchimento per il volume: infatti, per penetrare oggi in un'opera come il Catechismo pensata, voluta e scritta avendo ben presenti i destinatari immediati (si pensi al titolo stesso: «Catechismo tedesco») - diventa essenziale poter conoscere alcuni aspetti della vita quotidiana e dell'immaginario figurativo di quel particolare momento storico e di quella regione europea. Conoscenza delle condizioni spirituali dei semplici cristiani e convinzione dell'efficacia dell'Evangelo annunciato e predicato sono alla base non solo di queste due opere, ma dell'intera concezione che Lutero ha del suo movimento di riforma della Chiesa: per lui si tratta - come osserva nell'esauriente introduzione Fulvio Ferrano - «di far circolare la parola di Dio, rendendola accessibile, e il resto verrà da solo; l'alfabetizzazione cristiana delle masse... è il canale da cui egli si attende il rinnovamento radicale della Chiesa, e anche della società». Non a caso Lutero stesso confesserà: «Non c'è nessun mio libro nel quale veramente io mi riconosca, tranne forse quello sul Servo arbitrio e il Catechismo». Rileggere questi testi nella loro profonda semplicità, nella loro rigorosa riduzione all'essenziale della fede, nella loro fedeltà alle peculiari condizioni religiose e sociali dell'epoca, e rileggerli oggi - quando invece da più parti si privilegia la vaghezza di messaggi «universali», buoni per tutte le latitudini, svincolati da qualsiasi riferimento a una «tradizione», a un'appartenenza familiare, comunitaria o sociale può costituire un prezioso antidoto alla standardizzazione dell'offerta del «prodotto religione», un severo richiamo alle esigenze radicali della fede, un rimando al fondamento dell'etica cristiana. Non può non far riflettere in questo senso la formula che nel Piccolo catechismo apre ogni risposta di commento ai singoli comandamenti: «Dobbiamo temere e amare Dio, e dunque...». Per Lutero solo l'amore di Dio può motivare in verità e profondità ogni esigenza etica: è al primo comandamento - «Non avere altri dèi», che Lutero così spiega: «Dobbiamo temere Dio più di ogni altra cosa, amarlo e confidare in lui» - che vanno ricondotti tutti gli altri, non solo i no- ve restanti del Decalogo, ma ogni «norma» che regola la vita quotidiana e sociale. Solo così potrà nascere o rinascere in ogni epoca della storia umana «uno stile di vita che permetta alle istanze evangeliche di farsi largo fin nelle pieghe della vita quotidiana di ogni laico e di ogni laica», solo così potrà essere testimoniato nella compagnia degli uomini, senza arroganza ma con fierezza, «uno stile di vita cristiana basato sul connubio di libertà e disciplina». Allora forse cristiani e non cristiani scopriranno che la verità della fede non consiste in complicati dogmi teologici ma nel fiducioso abbandonarsi di un bambino tra le braccia di chi lo ama. Così con ingenua, affascinante semplicità, il grande teologo Lutero conclude il Piccolo catechismo: «Alla sera, quando vai a letto, devi farti il segno della croce e dire: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Dopodiché, in ginocchio o in piedi, reciterai il Credo e il Padre Nostro... E poi dormi subito, contento». Enzo Bianchi Jj U | PI IL PICCOLO CATECHISMO IL GRANDE CATECHISMO Martin Lutero Claudiana pp. 368. L. 42.000 Scritti dapprima su piccole tavole «tedesche» da appendere alle porte delle chiese
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