UNA MESSA PER IL NAZI di Masolino D'amico

UNA MESSA PER IL NAZI UNA MESSA PER IL NAZI J&k ™ ONOSTANTE i numerosi romanzi apnl passionanti che continua a scrivere, B w» Brian Moore non è ancora così famoso I iBl da noi da rendere superfluo ricordare y&Bk qualche suo dato: irlandese di Belfast, «g& è nato nel 1921, si è naturalizzato caW| nadese e ultimamente viveva a Los w Angeles. I ■ Nei due suoi libri che mi è capitato » di recensire su queste pagine, entrambi a sfondo esotico, la chiesa cattolica aveva una parte centrale: il protagonista di Manto nero era uri gesuita secentesco pieno di buone intenzioni ma anche di intransigenze, che non riusciva a stabilire un contatto con i pellerossa, gente dal canto suo altrettanto poco elastica, nonché infantilmente crudele con gli appartenenti ad altri clan; in Questa sola vita un messia nero educato alle missioni tentava brevemente di emancipare una repubblica di banane dal pugno di ferro dei suoi colonnelli. Né nel primo caso né nel secondo i preti di Roma facevano troppo buona figura, anche se ad alcuni di loro erano attribuiti scrupoli di coscienza. Lo stesso avviene nell'odierna Caccia, che in gran parte si svolge dentro priorati e conventi, alla fine degli Anni Ottanta: alcuni religiosi sono in grado di ragionare in modo costruttivo, ma per altri la convinzione di essere dalla parte giusta porta a decisioni e a contegni inaccettabili. Con alcune costanti - storie veloci e ben congegnate, concisione di scrittura con efficace attenzione a particolari come sapori, odori, sensazioni fisiche, che ci fanno sentire sul posto -, Moore è un eclettico, a ciascuna delle cui prove si può trovare un accostamento con un autore famoso. Per Questa sola vita, ad esempio, si fece il nome di Graham Greene; per La caccia un modello potrebbe essere Simenon, non a caso anche citato nel testo. Anche qui abbiamo infatti una Francia minore, di piccoli bar e ristoranti, di commissari a riposo con mogli attente alla cucina, di investigatori benintenzionati anche se non troppo astuti, e di sordidezze nascoste. Il tema, che secondo un'altra consuetudine di Moore si basa su di una situazione verificatasi nella vita vera, è, come dice il titolo italiano, la caccia a un vecchio criminale nazista, un francese biondo e occhiglauco che quarant'anni prima come comandante della milizia di Vichy si rese responsabile di un eccidio di ebrei. A differenza di altri come lui condannati a morte in contumacia, questo Pierre Brossard si è sempre rifiutato di espatriare, continuando a vivere in patria sotto mentite spoglie; nel '71 ottenne anche la grazia, ma subito dopo una nuova inchiesta lo accusò di crimini contro l'umanità, per i quali non c'è prescrizione. Ora il cerchio intorno a lui si sta stringendo, ma non sono solo le autorità, o alcuni esponenti di queste, a braccare il vecchio fuggiasco per presentargli il conto; c'è anche chi ha interesse a eliminarlo, magari attribuendo l'esecuzione a un fantomatico comitato di giustizia di matrice ebraica. Non si vogliono troppe indagini sui vari tipi di protezioni di cui Brossard ha beneficiato negli anni, da quella di alti funzionari governativi che a loro volta hanno spiacevoli cadaveri nell'armadio, a quella di un'ampia rete di ecclesiastici patriottici e nostalgici di papa Pacelli, che secondo loro aveva individuato nel nazismo il male minore, se non addirittura il baluardo contro i veri nemici del cristianesimo, ossia i bolscevichi e i giudei. Naturalmente non è lecito rivelare troppo di una trama che si basa sulla suspense di un inseguimento, dove la preda benché anziana e apparentemente fragile dà continuamente dei punti ai cacciatori. Bisogna però segnalare, nell'economia dell'eccellente risultato di Moore, l'attenzione che lo scrittore dedica alla pericolosa psicologia del criminale, il quale a parte qualche fastidioso incubo notturno che talvolta gli si affaccia, è perfettamente a posto con la coscienza: cattolico praticante, frequenta messe e sacramenti, ha da tempo ricevuto ogni sorta di assoluzione, e si adatta volentieri al regime spartano delle comunità monastiche che lo accolgono regolarmente come un fratello. Ripercorrendo i propri ricordi, rifarebbe tutto quello che fece allora, non senza un pizzico di nostalgia per l'inebriante sensazione di potere provata quando sollevava con la canna della pistola il pene di uomini nudi e tremanti, per controllare se fosse circonciso. Masolino d'Amico LA CACCIA Brian Moore traduzione di Lucia Olivieri Fazi Editore pp. 238 L. 28.000 Moore come Simenon

Luoghi citati: Belfast, Roma