IRRITA ED I di Renato Barilli

IRRITA ED I IRRITA ED I Quel saggio di Boriili si ROBBEGRILLET E IL ROMANZO POST MODERNO Renato Barilii Mursia . pp. 159, L 40.000 A, lettura dei volumi di saggi di Renato Barilli (è appena uscito Robbe-Grillet e il romanzo postmoderno) irrita e incanta. Irrita per quella sua mania (la mania di Barilli) di voler far tornare sempre i conti, inanellando serie deduttive di stringente coerenza, chiudendo le operazioni più complesse senza lasciare resti, imponendo esegesi e quadri di lettura certi di motivazioni e di conclusioni, privi di ombre, insomma limpidi, obbligatoriamente convincenti, forzatamente esaurienti. Incanta per contro (e convince) il fatto che questa sua furia razionalizzante, non tollerando la presenza del più piccolo dubbio, fruga a tutto campo e non raramente porta a disseppellire aspetti e punti di vista che si presentano come intuizioni decisive e illuminanti. E questo è proprio il caso di questa sua (di Barilli) ultima impresa saggistica dove, saltando ancora una volta in groppa dell'amatissimo Rob¬ be-Grillet (per questo suo sfrenato amore mio fratello Giuseppe lo aveva soprannominato René Barillet) elabora un'idea di post-moderno in letteratura (e nelle arti in g nerale) finalmente convincentt e accettabile. Che cosa sia il (che cosa si debba intendere per) post-moderno è oggetto delle varie interpretazioni e fantasie ognuna delle quali, se pur coglie qualche aspetto di verità, si mostra incerta nel circoscriverne e individuarne il contesto e le radici (come accade per una perdita d'acqua di cui non riusciamo a rintracciare l'origine). Questo almeno vale per me (ma solo'per me?). Più volte sono tornato sul tema e sempre scontrandomi con riflessioni insufficienti (o comunque non soddisfacenti). La lettura corrente più diffusa (e forse autorevole), che a me pare troppo lineare e meccanica, sostiene che il post-moderno si manifesti con l'esaurimento del moderno, è cioè nel mo¬ mento in cui l'avanguardia (il moderno), che nasce come distruzione del passato e, poi, «distrutta la figura, l'annulla, arriva all'astratto, all'informale, alla tela bianca, alla tela lacerata, alla tela bruciata, si accorge di non potere andare oltre»: a questo punto avrebbe inizio il postmoderno, che allora consisterebbe nel «riconoscere che il passato, visto che non può essere distrutto, perché la sua distruzione porta al silenzio, deve essere rivisitato con ironia, in modo non innocente». (Il virgolettato è di Umberto Eco). Mi pare una lettura troppo facile e comoda in quanto riferita a un campo (quello della creatività artistica) le cui problematiche sono troppo complesse per essere risolte dalla coppia causa-effetto o, scolasticamente, dalla successione prima-dopo. Barilli, con sveltezza improvvisa, rimescola le carte. Intanto si chiede a che punto della vicenda lettera¬ ria si manifesta il moderno. E si risponde che l'età moderna «è soprattutto questione di due secoli, '600 e '700, e corrisponde alla creazione del concetto di una natura e di una realtà compatte, massicce, provviste di leggi fisiche rigorose, indefettibili». In letteratura, è più specificatamente in narrativa, i primi esempi di moderno sono rappresentati dai romanzi di Richardson e Fielding impegnati a raccontare in grandi affreschi, di vivida oggettività, la società (e il tempo) in cui vivevano. Sono romanzi che nascono in un Paese in cui «le regole della condotta umana sono stabilite con un massimo di costringenza, così da rendere facile il compito a chi ne vuole rendere conto a livello letterario». Ma già con Goethe, alla fine del Settecento, si scopre che la natura è tutt'altro che compatta, che è percorsa da un'energia interna, movimentata da un flusso che la fa altra e si sottrae a una lettura troppo coerentemente esplicita. E il dovere dell'artista è divenuto di raccontarla oltre la sua superficie. Goethe è il primo testimone di questa rottura e con «I dolori del giovane Werther» inaugura il romanzo di coscienza ponendosi di fatto già dopo il moderno. Ma come! Il nodo è già sciolto? E con tanto anticipo? Manzoni, e soprattutto Balzac e Zola, i grandi campioni dell'affresco storico, non vengono dopo Goethe? Non è proprio la Comédie humaine il luogo dove si celebra «l'epopea dell'uomo moderno sottomesso alle leggi della natura (dell'istinto del possesso, della lotta per il successo Neil gr«' Robbi ali; Il s di Ren; sul posi è pub dal ROBBEGRILLET E IL ROMANZO POST MODERNO Renato Barilii Mursia . pp. 159, L 40.000 ■i. Wm i