MARIO CALVINO: QUEL PADRE DI CUI ITALO NON PARLAVA MAI
MARIO CALVINO: QUEL PADRE DI CUI ITALO NON PARLAVA MAI MARIO CALVINO: QUEL PADRE DI CUI ITALO NON PARLAVA MAI PREMIO HANBURY Un libro su Mario Calvino, padre di Italo, ed un convegno organizzato dal Grinzane Cavour A parte del protagonista l'ha fatta Mario Calvino, l'agronomo di Sanremo, studioso di piante tropicali, che ha girato il mondo e si è sposato a Cuba, dove è nato Italo, il figlio che ha preferito «buttare via il grembiule e le forbici da giardiniere» per trasferirsi a Torino e diventare scrittore. E' accaduto al Premio Hanbury, il parco di acclimatazione di piante esotiche adagiato sul promontorio della Mortola, dove la Liguria si confonde con la Francia. Il Grinzane Cavour e la Regione Liguria hanno promosso il convegno «Mario Calvino sulla strada di S. Giovanni», proprio quella strada descritta da Italo in uno dei suoi ultimi racconti. «Italo non parlava mai del padre quando lavoravamo insieme in caga editrice», ha detto Giulio Einaudi. Si vede che ha trattenuto tutte le parole per raccoglierle, poi, in quel testo scrit¬ to nel 1962, intitolato, appunto, La strada di San Giovanni: una dichiarazione d'amore pei i luoghi dell'infanzia, completamente stravolti dalla speculazione edilizia e dallo sfruttamento intensivo della floricoltura. Una dichiarazione d'amore soprattutto per il padre Mario che, le mattine d'estate, obbligava i figli ad accompagnarlo nella campagna di San Giovanni per por¬ tare poi a casa, a Villa Meridiana, le ceste ricolme di frutta e di verdura. Il giovane scrittore avrebbe preferito vagabondare per la città, attratto da «quelle vie, da quelle luci notturne che non erano solo le vie e le luci della nostra piccola città appartata, ma la città, uno spiraglio di tutte le città possibili», Due strade che divergono - una che porta verso la campagna, l'altra che porta in città -, inconciliabili per Italo Calvino adolescente. Da adulto, però, si accorge che quelle mulattiere, quelle piantagioni di palme, quella «sorgente nascosta tra rocce verdi di capelvenere» sono sempre presenti nella sua memoria e cerca di salvare, almeno sulla pagina, quel paesaggio mediterraneo scomparso che stava tanto a cuore al padre. Se si ripercorre oggi la strada di San Giovanni, a fatica si riconoscono i luoghi cari a Mario Calvino, cancellati da quel «sovrapporsi geometrico di parallelepipedi e poliedri, spigoli e lati di case», come si legge ne La speculazione edilizia. Se Italo Calvino con i suoi testi, Il barone rampante primo fra tutti, ha salvato, attraverso la scrittura, la memoria storica del paesaggio sanremese, Libereso Guglielmi, giardiniere di casa Calvino, è il vero erede di Mario, il figlio «adottivo» che ha raccolto gli insegnamenti dell'agronomo mentre lavorava presso il Campo Sperimentale di Villa Meridiana, inaugurato nel 1934. «A Floriano e Italo non interessava il lavoro dei genitori - la madre Eva Mameli era un'esperta botanica, la prima donna laureata in questa disciplina in Italia - e io facevo quello che Mario avrebbe voluto facessero i figli», ha detto Libereso. Infatti non c'è filo d'erba di cui Libereso non conosca la storia e, mentre passeggia per il Parco di Villa Hanbury, non resiste alla tentazione di toccare ramoscelli, cespugli, fiori. Porta alla bocca ogni cosa e la assaggia: «Come mi ha insegnato Calvino», per Libereso, Calvino è sempre e solo Mario, «non c'è pianta in Riviera che non sia commestibile». Quando incomincia a parlare del suo maestro diventa irrefrenabile: «Se gli avessero dato retta, il paesaggio della Riviera sarebbe ancora uno dei più belli del mondo». Non si poteva scegliere luogo più adatto, dunque, per ricordare Mario Calvino, sul quale è uscita in questi giorni una monografia di Tito Schiva: Calvino, un rivoluzionario tra le piante (Data & Fiorio). Quel Parco di Villa Hanbury, voluto nell'800 da Sir Thomas, che ogni Capodanno brindava, con i suoi quarantacinque giardinieri, alle nuove specie di piante ambientate; un giardino che rappresentava l'attenzione che gli inglesi hanno dimostrato per la Riviera. Infatti, la giuria del Premio Giardini Botanici Hanbury ha premiato proprio l'inglese Simon Schama per Paesaggio e Memoria (Mondadori), oltre agli studiosi Domenico Luciani e Luigi Latini per Scandinavia. (Fondazione Benetton) e al botanico Gian Lupo Osti per fl libro delle peonie (AUemandi). Laura Guglielmi PREMIO HANBURY Un libro su Mario Calvino, padre di Italo, ed un convegno organizzato dal Grinzane Cavour L'agronomo di Sanremo, studioso di piante tropicali, che ha girato il mondo e si è sposato a Cuba Eva e Mario Calvino con Italo bambino a Cuba nel 1924
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