QUELL'AUTORE OCCUPA SPAZIO: CANCELLIAMOLO DALLA MEMORIA

QUELL'AUTORE OCCUPA SPAZIO: CANCELLIAMOLO DALLA MEMORIA Parliamone QUELL'AUTORE OCCUPA SPAZIO: CANCELLIAMOLO DALLA MEMORIA SLLARMANTE scoperta, che non si vorrebbe mai fare in tutta la vita: presentando uno scrittore straniero, tradotto da noi con cinque-sei libri, ho chiesto a un suo editore italiano il materiale critico, recensioni, interviste, quel che aveva; la risposta è stata che non conservava più nulla, perché aveva appena svuotato gli archivi. Ogni tanto, diceva l'editore, bisogna pur farlo. Ho saputo che questa prassi è applicata anche da altri editori. E' un problema grave, forse il più grave che minaccia l'attività dello scrivere: così va perduta la memoria storica delle comprensioni e delle incomprensioni che ogni opera ha incontrato, il rapporto tra un autore e il suo tempo. Cavata fuori da questo rapporto, l'opera letteraria è come un albero cavato dalla terra: muore. Chi studia un autore deve aver sott'occhio i giudizi che l'autore ha via via ottenuto: è essenziale per la comprensione dell'autore stesso. Non si può capire Pasolini oggi senza avere un quadro degli scandali che suscitava ieri, non si può capire Zanzotto, Bassani, Volponi, Gadda, Calvino e nessuno dei nostri più giovani contemporanei senza conoscere il «clima» in cui vivono e da cui le loro opere nascono. I giornali muoiono, vedi PaeseSera, vedi Rinascita, vedi La Voce... Le biblioteche sono incomplete: non trovi tutto quel che ha scritto la Ginzburg, da nessuna parte. Perfino gli archivi dei giornali sono monchi, spesso soltanto gli ultimi anni sono riversati in dischetti. Nessun laureando corre su e giù per l'Italia per trovare un articolo. Non lo ha mai fatto, non 10 farà mai. La sede che, per dovere istituzionale, dovrebbe conservare il materiale critico è l'archivio dell'editore. Svuotare questo archivio è come cancellare l'esistenza di un autore, azzerarlo. Si sperava che nell'età del computer 11 materiale critico potesse essere caricato in dischetti con l'aiuto di uno scanner, ma evidentemente questo non avviene, forse perché lo scanner mangia molta memoria. Oramai chi studia un autore ripercorre il solco dei giudizi correnti, più nessuno recupera i giudizi minori o laterali, perché non ne trova più neanche le indicazioni. Bisognerebbe che esistessero almeno i repertori bibliografici. Esemplari quelli compilati dalla Fondazione Luciano Bianciardi di Grosseto e stampati dall'editore Giunti. Ne sono usciti finora due: uno di Velio Abati su Andrea Zanzotto, e uno di Maria Luisa Quarsiti su Natalia Ginzburg. Il maturando e il laureando che porta all'esame uno di questi autori ha davanti a sé il quadro completo (umanamente completo) di ciò che gli autori hanno scritto e che su di loro è stato scritto. (Dico «umanamente» perché di Zanzotto manca la citazione di una intervista molto larga, nel numero 3 della collana-rivista Nord-Est che a suo tempo curavo e che Garzanti distribuiva; colpa mia, non sono riuscito a farla arrivare a chi ne aveva bisogno). Questi repertori bibhografici sono molto più di un esauriente saggio critico: sono «la fonte» di tanti possibili saggi. Che gli autori di cui vengono svuotati gli archivi critici non avranno mai: per loro quella fonte è stata inaridita. Ferdinando Cantori

Luoghi citati: Grosseto, Italia