«Salari flessibili per creare lavoro»

«Salari flessibili per creare lavoro» «Altrimenti una parte consistente del Paese rischia di restare fuori dal sistema economico-legale» «Salari flessibili per creare lavoro» Richiamo di Fazio da Tokyo ROMA. Solo una parte del salario deve essere fissa; l'altra deve variare secondo la produttività dell'impresa. E' a otto fusi orari di distanza Antonio Fazio, a occuparsi con gli altri banchieri centrali della crisi del Giappone, ma parla di Italia, forse ancor più di Mezzogiorno. Se non si vuole che una parte consistente della popolazione resti fuori dal sistema economico legale, «con il lavoro nero o la disoccupazione», occorre flessibilità delle paghe, ha detto in un discorso alla Camera di commercio di Tokyo. Proprio i dati della Svimez, appena diffusi a Roma, mostrano che il divario di produttività del lavoro nel Sud rispetto al Nord (23,7%) non è sufficientemente compensato dalle minori retribuzioni di fatto (circa 20%). In passato, il governatore aveva proposto salari più bassi al Sud; ora volge il discorso in una forma diversa, di più ampio respiro. «Non voglio dire che debbano essere reintrodotte le gabbie salariali - ha precisato - perché quello che conta è la produttività aziendale, sia in Calabria sia nel Veneto»; ha riconosciuto ai sindacati italiani di essersi «avviati» in questa direzione, però li esorta a «muoversi con più rapidità». Un meccanismo rigido di salari uguali, tra l'altro «penalizza i lavoratori che lavorano in aree dove il costo del lavoro è più alto», (cioè il Nord). Il massimo della flessibilità, rileva Fazio, «è negli Stati Uniti dove non esistono contratti collettivi di lavoro. E' vero che il rischio è quello di poter perdere il po- sto dopo due giorni, ma è anche molto più facile trovarne un altro». Tuttavia questo estremo «non si addice alla mentalità europea né a quella di altre parti del mondo, come il Giappone». I Paesi troppo rigidi dovranno diventare più flessibili o perderanno di competitività. Per lo stesso motivo bisogna ridurre i costi dei sistemi di sicurezza sociale: «Riformarli per preservarli». E' l'allungamento della durata media della vita a mutare i termini del problema: «Una assicurazione sulle navi può funzionare a dovere quando qualche vascello viene attaccato dai pirati. Ma se tutti vengono attaccati, la situazione cambia». Ovvero, il meccanismo delle pensioni non può essere lo stesso quando a ottant'anni ci arriva un gran numero di cittadini, invece di pochi fortunati. Negli Stati Uniti, per l'appunto, «si sta discutendo una proposta di innalzamento dell'età lavorativa fino a 70 anni». Il monito di Fazio, pronunciato in un Paese dove l'invecchiamento della popolazione è problema grave quanto da noi (Italia e Giappone condividono il record di minore natalità nel mondo) è anche connesso ai suoi timori sull'unione monetaria europea. Le economie continentali paiono al governatore, con le loro rigidità contrattuali e sociali, a forte rischio nella competizione globale. Le parole pronunciate ieri a Tokyo avranno un peso sul riesame, che comincerà a giorni, degli accordi tra sindacati e imprese sul costo del lavoro; danno fiato a chi, per mantenere i due livelli di contrattazione (nazionale e aziendale) vuole ridurre il ruolo di quello nazionale. Gli industriali si sentono in piena sintonia con Fazio. «Ha ragione» commenta semplicemente uno dei vicepresidenti della Confindustria, Guidalberto Guidi. L'economista Giampaolo Galli, che in Confindustria dirige il Centro studi, sostiene che «a seconda di come si risolverà la verifica degli accordi di luglio ci potranno essere strade molto diverse per la crescita e l'occupazione in Italia, soprattutto nel Mezzogiorno». Le confederazioni sindacali sembrano procedere in ordine sparso. Sergio Cofferati della Cgil rifiuta di commentare; mentre il suo vice, Guglielmo Epifani, sottolinea che Fazio ha tributato un riconoscimento ai sindacati italiani. Il leader della Cisl Sergio D'Antoni, che in questi tempi è impegnato a distinguere fortemente le sue posizioni, tenta di ritorcere: «Noi siamo d'accordo con Fazio. E' invece la Confindustria a non voler estendere i contratti aziendali». [r. r.] «Una parte della retribuzione deve essere fìssa, l'altra va legata alla produttività» CENTRO MEZZOGIORNO ITALIA 1 1996 1997 1 1996 1997 y 1996 1997 1 1996 1997 VAtORIASSOUm FAMIGLIE P0VERE 371 407 | 222 227 1 1485 1611 1 2079 2245 FAMIGLIE RESIDENT! 9549 9566 I 3891 3897 ( 6648 6657 20.088 20.120 PERS0NE P0VERE 935 1004 | 672 578 j 4945 5325 § 6552 6908 PER50NE RESIDENTI § 25.089 25.222 | 10.871 10.862 | 20.562 20.484 | 56322 56.568 IWIOEMAOttUPOVERTA FAMIGLIE 3,9 4,3 1 5,7 5,8 1 22,3 24,2 [10,3 11,2 PERS0NE 3,7 4,0 | 6,2 5,3 j 24,1 26,0 ! 11,6 12,2 INTENSITY OaiAPQVERTA' 1 FAMIGLIE § 19,9 16,2 1 17,9 21,3 | 21,8 22,6 | 21,0 21,5 : DIS V!ii BUil ON E PEilCHNT I! AlE \ L FAMIGLIE P0VERE | 17,8 18,1 | 10,7 10,1 f 71,4 71,8 f 100,0 100,0 FAMIGLIE RESIDENTI 47,5 47,5 | 19/4 19/4 J 33,1 33,1 f 100,0 100,0 PERSONE POVERE | 14,3 14,5 | 10,2 8/4 f 75,5 77,1 f 100,0 100,0, PERS0NE RESIDENTI f 44,4 44,6 j 19,2 19,2 f 36/4 36,2 f 100,0 100,©/',

Persone citate: Antonio Fazio, Giampaolo Galli, Guglielmo Epifani, Guidalberto Guidi, Sergio Cofferati, Sergio D'antoni