Pluriomicida in fuga, inseguito dai sospetti
Pluriomicida in fuga, inseguito dai sospetti Giallo a Catania, l'uomo era agli arresti domiciliari. La donna massacrata di notte a colpi di pistola Pluriomicida in fuga, inseguito dai sospetti Avrebbe ammazzato la moglie e rapito i figli CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il cadavere di una donna di 30 anni riverso sull'uscio di casa; il marito pluriomicida e malato che sembra scomparso nel nulla così come i due figli della coppia, di 3 e 7 anni; l'ombra della vendetta mafiosa; le accuse dell'anziana madre di lui contro la nuora ormai morta. Gli investigatori dall'altra notte sono alle prese con un rompicapo, con l'angoscia di non sapere che fine abbiano fatto i due bambini che, da quasi quattro mesi, vivevano col padre, in fuga da una condanna in appello a 24 anni per strage. Antonia Delfino è stata uccisa lunedì sera, poco prima delle 22, all'ingresso di un piccolo appartamento della periferia di Mascalucia, nell'hinterland catenese. Quindici colpi di una pistola semiautomatica. I carabinieri, avvertiti da una vicina di casa, hanno trovato la donna con addosso il pigiama, in cucina le cotolette ancora nella padella sul fuoco; segnali che dicono come la donna sia andata ad aprire la porta di casa senza timori nonostante l'ora tarda e che, probabilmente, conosceva l'assassino. La donna viveva in quell'appartamento da poche settimane, dopo aver lasciato per contrasti il marito, Virgilio Cosentino, 27 anni, autore tre anni e mezzo fa di un triplice omicidio nella piazza principale del vicino paese di Gravina. Il loro era stato un matrimonio felice, dal quale subito era nato un bambino, che oggi ha 7 anni. Quando il 10 marzo del '95, quattro giorni dopo la strage di Gravina, la polizia lo arrestò in una piazza centrale di Catania, Cosentino era in compagnia della moglie, incinta dell'altro figlio, che ora ha 3 anni. L'uomo aveva ucciso con 16 colpi di pistola Massimo D'Urso, titolare di un'agenzia di sbrigo pratiche, che aveva ritardato il passaggio di proprietà della sua auto; con lui, finirono sul selciato della piazza anche due mafiosi del clan Malpassotu, Natale Lombardo e Carmelo Morales, che D'Urso aveva portato con sé per convincere Cosentino a lasciar perdere. Condannato a 26 anni in primo grado, Cosentino era uscito pochi mesi dopo dal carcere e posto agli arresti domiciliari, contro il parere del pm Sebastiano Ardita, perché ammalato, era diventato anoressico, perdendo una trentina di chili di peso, e poi aveva una grave forma di epatite. Il 2 giugno scorso, però, è arrivata la sentenza di appello che gli ha ridotto di due anni la condanna ma che gli avrebbe riaperto le porte del carcere. Poche ore prima di quella sentenza Cosentino, personalità difficile, un fratello ucciso dalla polizia in un conflitto a fuoco a Bologna, uno zio pentito di mafia, è sparito portando con sé i due figli. Da quel momento nessuno ha più saputo nulla di lui; non i genitori, non la moglie, non il suo difensore, l'avvocato Enzo Guarnera che ora vorrebbe entrare in contatto con lui: «Spero che mi chiami al più presto, anche nel caso, che ritengo probabile, che sia innocente». Il sostituto procuratore Flavia Panzano, titolare dell'inchiesta sul delitto di Antonia Delfino, lascia aperta ogni ipotesi e avverte di «non fare processi sommari. Certo, potrebbe essere stato il marito - dice - ma non escludiamo la vendetta trasversale per la strage di tre anni fa». In serata si è appreso che l'uomo è formalmente indagato per l'omicidio della moglie. La notte del delitto della donna, i carabinieri di Messina hanno inseguito una Bmw rossa targata Roma, come quella vista davanti casa di Antonia Delfino la sera del delitto, che tentava di salire su un traghetto che attraversa lo Stretto. L'auto è stata inseguita fin sulla tangenziale: chi la guidava ad un certo punto ha frenato di colpo, facendosi tamponare dall'auto dei militari che è andata fuori uso. Poi la Bmw ha fatto inversione e ha percorso contro mano alcuni chilometri in direzione Catania, prima di uscire dall'autostrada e far perdere ogni traccia. Gli investigatori, comunque, sono convinti che i due bambini non siano con il padre, che li avrebbe consegnati a qualcuno di quei familiari o amici che in questo mese e mezzo lo avrebbero coperto: «Quell'uomo adora i suoi bambini - dice Guarnera -, non farebbe mai loro del male». E i carabimeri, che non sono ancora sicuri che sia lui ad avere ucciso la moglie sebbene lo definiscano «un violento», ipotizzano: «Difficilmente avrebbe portato con sé i bimbi». Fabio Albanese Sarebbe anche sfuggito a un posto di blocco I bimbi potrebbero esserestati lasciati da un amico A sinistra la casa del delitto. A destra Virgilio Cosentino. Sotto la moglie
Luoghi citati: Bologna, Catania, Mascalucia, Messina, Roma
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